Juan Antonio Llorente: differenze tra le versioni
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Quando l'[[Grande Armata|esercito francese napoleonico]] invade la Spagna nel [[1808]] Llorente si schiera con il re francese [[Giuseppe Bonaparte]] <ref>Gerald Dufour, ''Juan Antonio Llorente, de servidor a crítico de la Inquisición'' </ref> e manda a [[Napoleone]] un suo progetto di "riforma della Chiesa spagnola" dove propone una distribuzione del clero secolare nell'ambito delle divisioni amministrative e l'abolizione degli [[ordini monastici]].
Questa sua iniziativa gli fa da trampolino di lancio per la sua carriera politica. Giuseppe Bonaparte lo chiama al Consiglio nazionale dove si distingue fra gli [[afrancesado]]s schierati con Bonaparte. Nominato Consigliere di Stato per gli affari ecclesiastici è promosso Cavaliere Commendatore dell'Ordine reale di Spagna, Llorente difende il nuovo regime nelle sue opere ''Raccolta di documenti sulle dispense matrimoniali e altri punti della disciplina ecclesiastica'' ([[1809]]) e ''Tesi sul potere che hanno avuto fino al XII secolo i re spagnoli sulla ripartizione delle diocesi e altri punti tratti dalla disciplina ecclesiastica'' ([[1810]]). Assume le funzioni di gestore dei beni nazionali e confisca i beni della giunta insurrezionale di [[Cadice]]. S'impegna per l'abolizione dell'Inquisizione che verrà soppressa nel [[1808]] e presenta un progetto per la divisione della Spagna in prefetture e sottoprefetture ricalcata sul modello rivoluzionario francese che rimarrà inattuato per lo scoppio della [[Guerra d'indipendenza spagnola|guerra civile spagnola]].
Nel 1809 Llorente ha in sorte di accedere agli archivi del Consiglio supremo dove trova importanti documenti relativi alla creazione del Sant'Ufficio in Spagna e copie di tutti i decreti pontifici. Usando parte di questa straordinaria documentazione
=== Esilio in Francia ===
Con il ritorno al potere di [[Ferdinando VII]] viene [[Restaurazione|restaurato]] l'[[assolutismo]] nel [[1814]] e ristabilita l'Inquisizione. Con la sconfitta francese nella battaglia di Vitoria Llorente fugge in Francia <ref>Gérard Dufour, ''Juan Antonio Llorente en France, 1813-1822: contribution à l'étude du libéralisme chrétien en France et en Espagne au début du XIXème siècle'', Librairie Droz, 1979</ref> portando con sé i documenti sull'Inquisizione che egli ritiene essere una sua personale proprietà <ref>Alcuni di questi documenti saranno venduti nel 1821 alla Biblioteca Reale di Parigi per una somma considerevole</ref>
Nel frattempo ilre restaurato condanna Llorente al bando del Regno e confisca i suoi beni. Llorente si è rifugiato prima a [[Lectoure]] successivamente a [[Bordeaux]] e sul finire dell'Impero nel 1814 a Parigi. Tenta inutilmente di ottenere il perdono di Ferdinando VII.
Il 17 febbraio 1817, l'[[ultrarealisti|ultrarealista]] Clausel de Coussergues dichiara alla Camera che l'Inquisizione in Spagna era «il più moderato dei tribunali, a malapena un tribunale di censura, che nei secoli aveva fatto meno vittime del furore rivoluzionario in Francia durante il Terrore». Si trattava di un episodio marginale condannato all'unanimità dalla Camera ma il clamore che suscita questa dichiarazione sia presso i rifugiati spagnoli che sulla stampa liberale indica a Llorente i vantaggi che può trarne con un'opera su questo argomento. Pubblica infatti la ''Histoire critique de l'inquisition d'Espagne'' in quattro volumi che sarà tradotta in inglese, in tedesco, in olandese e in italiano e che gli procurerà critiche, ostilità e infine la sospensione "a divinis".
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