Gatta di Sant'Andrea: differenze tra le versioni

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==Storia==
Gli abitanti della contrada di Sant'Andrea si distinsero nelle battaglie di Padova contro [[Aldobrandino I d'Este]] e riuscirono a portare in città come bottino di guerra un leone di pietra<ref name=Vicario/><ref name=Selvatico>{{Cita| Selvatico |pp. 1}}, 1869.</ref> a beffa del marchese d'Este ''essendo fatto ribello de Padoa insieme col Sig. Azzoto, perché loro persero la Rocca di Este''<ref name=Rossetti>{{Cita| Rossetti |pp. 16}}, 1780.</ref>. Il [[podestà di Padova]], Jacopo de Viallardi da [[Vercelli]], concesse quindi di innalzarlo su una colonna di epoca romana nei pressi della [[Chiesa di Sant'Andrea (Padova)|chiesa di Sant'Andrea]], nel punto tradizionalmente considerato il più elevato della città, a memoria della vittoria<ref>{{citawebCita web|url=http://www.padovando.com/monumenti/santandrea/|titolo=Sant’Andrea|accesso=21 giugno 2014|data=11 aprile 2013|sito =padovando.com }}</ref><ref>{{citaCita web|url=http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=9263|titolo=Chiesa di S. Andrea|accesso=21 giugno 2014|sito = padovanet.it}}</ref><ref name=DeMarchi>{{Cita| De Marchi |pp. 83}}, 1855.</ref>. Nel 1212, con la riconciliazione tra il Comune padovanodi Padova e Rinaldo d'Este, fu riconsegnato il leone che venne sostituito da una statua simile ma ''piùdi grande''maggiori dimensioni, lavoro di "magister Daniel"<ref name=Selvatico/>.
 
Perché il leone venisse chiamato "gatta" non è ben chiaro: De Marchi riportava già nel 1855 che "''quel leone è conosciuto col nome di Gatta di Sant'Andrea" (''Nuova<ref guidaname=DeMarchi/>. di Padova e dei suoi dintorni'').{{Citazione necessaria|Probabile che il nomignolo popolare fosse nato già nel medioevo a sprezzo degli originali detentori}}.
 
==Descrizione==
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==Danneggiamenti==
La statua fu distrutta il 2 maggio [[1797]] perché scambiata per [[Leone di San Marco|leone marciano]]; il fatto scatenò lo scontento dei ''parrocchiani di Sant'Andrea'' che chiesero "''fosse castigata la persona la quale arbitrariamente e dopo essere stata avvertita ha voluto con forza demolire il detto monumento onorifico per la Città tutta e per loro principalmente, istando perché fosse ripristinato nell'antica sua forma" (''<ref>{{cita libro | titolo=Annali della libertà padovana'', vol.| II,volume=2º pagine| pagine=233-5 234| 235)anno=1797 }}</ref>. Fu incaricato il nobile Girolamo de' Dottori a sovraintendere alla ricostruzione affidata allo scultorie [[Felice Chiereghin]]<ref name=Selvatico/><ref name=DeMarchi/>. L'originale venne precedentemente riportato nelle tavole de ''Histoire de l'art par les monuments'' di [[Jean Baptiste Louis Georges Seroux d'Agincourt]].
 
Il rifacimento -, che riprendeva le originali forme -, non fu considerato all'altezza del precedente<ref name=DeMarchi/>. Lo storico e critico d'arte [[Pietro Selvatico]], descrivendo la nuova scultura, affermò che<ref name=Selvatico/>:
 
{{citazione|...vi fu surrogato l'attuale, debole opera del debolissimo scultore Felice Chiereghin.|[[Pietro Selvatico]], ''Guida di Padova e dei principali suoi contorni'', 1869}}