Attentato di via Rasella: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Eccidio delle Fosse Ardeatine}}
 
La ricostruzione della reazione tedesca nelle prime ore dopo ldell''attentato, e in particolare l'iter'' decisionale che condusse all'eccidio delle Fosse Ardeatine, presenta rilevanti margini d'incertezza, in quanto si basa principalmente sulle deposizioni autodifensive rese dagli uomini dell'esercito tedesco nei processi che ebbero luogo nel dopoguerra<ref name="Portelli209">Alessandro Portelli, ''L'ordine è già stato eseguito'' cit., Milano 2012, pag. 209.</ref>. Sembra, comunque, che il colonnello Beelitz (facente parte dello stato maggiore di Kesselring) abbia dapprima ricevuto, dal comando supremo in Germania, l'ordine proveniente dallo stesso [[Hitler]] di evacuare l'intero quartiere ove si trova via Rasella, farlo saltare in aria e fucilare cinquanta civili per ogni soldato tedesco morto nell'attentato, ma che tale disposizione di Hitler non sia stata presa in seria considerazione dallo stesso Beelitz, in quanto da lui valutata come "uno sfogo d'ira del momento"; successivamente altri ordini di Hitler, pervenuti la sera del 23 marzo, avrebbero imposto di fucilare dieci italiani per ogni tedesco morto, e di eseguire tale rappresaglia entro ventiquattr'ore<ref name="Portelli209"/>. Di tali presunti ordini di Hitler non esistono peraltro né tracce scritte, né testimonianze dirette<ref>Alessandro Portelli, ''L'ordine è già stato eseguito'' cit., Milano 2012, pag. 210.</ref>.
 
La Giunta militare del CLN si riunì il 26 marzo, quando la ritorsione tedesca si era già consumata; durante la riunione l'esponente della Democrazia Cristiana [[Giuseppe Spataro]] disapprovò (a causa delle sue conseguenze) l'attentato di via Rasella, e propose l'emissione di un comunicato con il quale i gruppi combattenti fossero richiamati a chiedere sempre, prima di ogni loro azione, l'approvazione della Giunta. La proposta di Spataro venne respinta, in quanto essa, di fatto, avrebbe comportato la fine delle azioni di resistenza armata e sarebbe suonata inoltre come una sconfessione dell'attentato da parte del CLN; comunque il disaccordo sulla valutazione dell'attentato, all'interno del CLN, è testimoniato anche dal fatto che la rivendicazione dell'azione fu espressa dal solo PCI<ref>Gabriele Ranzato, ''Roma'' cit., pp. 420-1.</ref>, tramite un articolo dal titolo ''Colonna di carnefici tedeschi attaccata in via Rasella'', pubblicato in prima pagina su ''[[l'Unità]]'' clandestina del 30 marzo, contenente all'interno un comunicato dei GAP scritto da [[Mario Alicata]]: