Il leone a sette teste: differenze tra le versioni

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== Trama ==
Esule in Europa in seguito alla dura repressione scatenata in Brasile contro il dissenso intellettuale dal regime repressivo del presidente in divisa Emilio G. Medici, Glauber Rocha dedica una delle sue opere più discusse al tema del colonialismo bianco in Africa. Sono gli anni in cui l'agonizzante dittatura portoghese martirizza l'Angola e il Mozambico, ormai alle soglie dell'indipendenza, mentre in Congo gli scherani del despota Mobutu catturano e smembrano da vivo il leader guerrigliero Pierre Mulele. Allegoria e simbolismo sono dominanti nel film, già fortemente emblematico nel titolo composto da parole in cinque lingue diverse. Nella sequenza d'apertura, il mercenario Gabriele Tinti e la "belva bionda" Rada Rassimov intrecciano i loro corpi seminudi in un amplesso simbolico del connubio fra violenza e potere coloniale. Nell'epilogo, ancora Rada Rassimov viene esibita in un selvaggio nudo integrale, trascinata fuori da una gabbia da un prete terzomondista impersonato dall'attore godardiano Jean-Pierre Leaud e sadicamente crocifissa, a voler simboleggiare la ribellione contro il giogo coloniale bianco. Film velleitario, e non sempre convincente, non possiede certo il fascino dei grandi capolavori di Rocha come "Il dio nero e il diavolo biondo", "Antonio das Mortes" e "Cabezas cortadas". Amato da chi apprezza il cinema ideologico e antispettacolare, spesso si adagia in formalismi estenuanti. Splendida la fotografia, calcinata di riverberi solari, di Guido Cosulich.
 
== Collegamenti esterni ==