Letteratura greca alto imperiale: differenze tra le versioni

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Merita una menzione particolare l'autore anonimo del ''[[Trattato del Sublime]]'' (databile agli inizi del [[I secolo]]), una delle più importanti opere della critica retorico-letteraria. Rappresenta una lunga disamina sul [[sublime]], lo stile [[Retorica|retorico]] cosiddetto elevato, che ha lo scopo di ammaliare il pubblico toccando le corde del [[sentimento]] e delle [[Emozione|emozioni]] (''[[pathos]]'').<ref name="Montanari608">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 608.</ref> L'anonimo scrive per un [[nobile (aristocrazia)|nobile]] romano appassionato di [[letteratura greca]], tale Postumio Floro Terenziano.<ref>''Del Sublime'' cap. 1.</ref> Il suo intento è di esaminare cosa sia lo stile [[sublime]], ovvero ciò che «induce a sentimenti e riflessioni più alte di quanto in esso è stato detto» e che quindi produce su tutti i lettori, e non solo su alcuni, un'impressione durevole. L'opera è polivalente, poiché oltre alla retorica e alla critica letteraria abbraccia temi [[Etica|etici]] ed estetici, ricorrendo a uno stile brillante, ben diverso da quello pedante della manualistica tradizionale. Si può quindi dire che il ''Sublime'' si pone come un'opera a sé stante, inquadrato in una dimensione artistica autonoma sottolineata dallo stile epistolare dell'opera stessa.<ref name="Guidorizzi533">G. Guidorizzi, ''Il mondo letterario greco'', p. 533.</ref> Inoltre, non va dimenticato l'intento squisitamente [[Educazione|pedagogico]] del Trattato, ovvero far attingere, insegnandolo loro, lo stile sublime alle future generazioni di "uomini politici", nel senso che al termine dava Aristotele. Il Trattato è infine un ''unicum'' anche per la lingua utilizzata, che mescola forme della ''[[koinè]]'' ellenistica con stilemi elevati, espressioni tecniche, [[Metafora|metafore]], forme classiche e ricercate che producono un ''[[pastiche]]'' letterario al limite della sperimentazione linguistica.<ref name="Guidorizzi533"/>
 
[[File:Plutarch delphi 1.jpg|thumb|upright=0.7|Busto di [[Plutarco]], oggi conservato al museo archeologico di [[Delfi]].]]
 
Sempre a questo periodo appartengono retori come [[Apollodoro di Pergamo]] (104 - 22 a.C.), caposcuola della setta degli «[[Apollodorei]]», [[Teodoro di Gadara]] (I secolo a.C.), caposcuola dei «[[Teodorei]]»; [[Elio Teone]] (I-II secolo) di cui si conservano una collezione di esercizi preparatori (in greco antico Προγυμνάσματα, traslitterato in Progymnàsmata) pensati per la formazione degli oratori;<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 606.</ref> [[Alessandro figlio di Numenio]] (II secolo), autore di un breve trattato di retorica ''Sulle figure di pensiero e di parola'' ({{polytonic|Περὶ τῶν τῆς διανοίας καὶ τῆς λέξεως σχημάτων}}), che fu la fonte dell'opera ''De figuris sententiarum et elocutionis'' di [[Aquila Romano]], come già notava [[Giulio Rufiniano]];<ref>{{cita|Rufiniano|p. 159}}.</ref> [[Apsine]] di [[Gadara]] (III secolo), studiò a [[Smirne]] ed insegnò ad [[Atene]] diventando uno tra i personaggi più eloquenti del periodo e potendo accedere, grazie all'imperatore [[Massimino Trace]], al [[console (storia romana)|consolato]]; [[Cassio Longino (retore)|Cassio Longino]] (213 - 273), ebbe come allievo [[Porfirio]], tenne lezioni di filosofia, [[critica letteraria]], ma anche retorica e [[grammatica]],<ref>''Historia Augusta'', Aureliano 30; ''Suda'', Longino.</ref> e la sua conoscenza divenne così vasta che [[Eunapio]] lo chiamò «biblioteca vivente» o «museo che cammina».<ref name="Montanari607">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 607.</ref>