Abdel Fattah al-Sisi: differenze tra le versioni
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A seguito del [[Golpe egiziano del 2013|colpo di Stato]] del 3 luglio 2013, per settimane, i sostenitori del presidente deposto Morsi della [[Fratelli musulmani|Fratellanza musulmana]] e occuparono due piazze - Rabaa al-Adawiya a Nasr, al [[Cairo]] e al-Nahda a [[Giza]] - per protestare contro la sua estromissione, giurando di rimanere fino a che Morsi non fosse stato reintegrato. Secondo i militari, i sit-in erano punti di ispirazione per episodi di violenza e scontri sanguinosi tra pro-Morsi, i manifestanti anti-Morsi e forze di sicurezza. Gli accampamenti diventarono presto un simbolo potente di impasse dell'Egitto, e le Autorità vedevano i campi come destabilizzanti e distruttivi e rappresentanti di "una minaccia per la sicurezza nazionale egiziana e un inaccettabile modo di terrorizzare i cittadini". Il governo aveva minacciato un raid contro i campi di protesta in diverse occasioni. Presumibilmente, un ultimatum è stato rilasciato prima del 14 agosto, anche se Al-Azhar , l'autorità ufficiale islamica dell'Egitto, ha negato che un tale avvertimento era stato dato. I [[fondamentalismo islamico|fondamentalisti religiosi]] ritrassero ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī come un "nemico di [[Allah]]", un "[[ateismo|ateo]]". Ben presto l'opposizione sotterranea diventò violenta, arrivando al livello d'insurrezione e aspre rappresaglie militari presto realizzarono un'''escalation'' violenta. La [[Fratelli musulmani|Fratellanza musulmana]] organizzò una serie di attacchi dinamitardi contro il governo e i suoi rappresentanti, inclusi due attentati quasi riusciti per assassinare al-Sīsī il 4 e il 18 luglio [[2013]], nel corso della cerimonia di insediamento del Presidente ''ad interim'' [[Adli Mansur]]. Miracolosamente sfuggito agli attentati, la vendetta di al-Sīsī fu rapida e spietata: a cavallo tra il 14 e il 15 agosto varie centinaia di integralisti furono stretti d'assedio e uccisi in un massacro condotto dalle forze di polizia durante lo sgombero forzato del sit-in di Rabaa al-Adawiya, la cui moschea, che era diventata rifugio di centinaia di islamisti, fu rasa al suolo. Il bilancio finale contò più di 600 morti e 2000 feriti <ref>http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-nel-caos-centinaia-di-morti-Stato-di-emergenza-per-un-mese_32492089057.html/</ref>, in quello che [[Human Rights Watch]] ha descritto come il peggiore omicidio di massa della storia moderna dell'Egitto<ref>http://www.adnkronos.com/aki-it/sicurezza/2014/07/09/proclamato-egitto-rabaa-day-agosto-sara-commemorato-massacro-dei-sostenitori-morsi-cairo_Wl7DR7uXE8LwxgFSMhEDgI.html/</ref>.
Agli occhi di al-Sīsī, quella condotta dai Fratelli Musulmani era una guerra totale contro la sopravvivenza stessa dello Stato. L'esercito fu mobilitato, e il 20 agosto al-Sīsī mandò gli agenti dei [[Mukhabarat|Mukhabarāt]] ad arrestare la guida spirituale della Fratellanza [[Mohammed Badi'|Muḥammad Badīʿ]]. Dopo la strage di Rabaa al-Adawiya, il movimento fondamentalista fu spezzato,
== Vita personale ==
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