Processo traduttivo: differenze tra le versioni
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==Le implicazioni del linguaggio interno==
Negli anni Trenta [[Lev Semënovič Vygotskij|Vygotskij]] ha spiegato che il [[linguaggio interno]] che usiamo per pensare e per formulare il
Benché lo studio di [[Charles Sanders Peirce|Peirce]] non sia molto in auge presso la [[scuola di Tartu-Mosca]], e sebbene la semiotica locale tenda a basarsi più su [[Charles William Morris|Morris]] e sulle derivazioni [[Juri Lotman|lotmaniane]] ([[Semiotica|semiotica della cultura]]), se si prende in considerazione il concetto di “[[interpretante]]” – quell’idea che serve da tramite fra il segno percepito e l’oggetto a cui rimanda la semiosi, il processo di significazione – ci si accorge che è fatto di quello stesso materiale non verbale del linguaggio interno. In base a questa ipotesi, alla triade segno-interpretante-oggetto possiamo affiancare la triade prototesto-traducente-metatesto, dove con “traducente” si rende il peirceiano ''translatant''; traducente inteso quindi non come “parola del metatesto con la quale si traduce una parola del prototesto”, bensì come idea che si forma nella mente del traduttore e che funziona da tramite tra l’originale e il testo tradotto.
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