Paul Natorp: differenze tra le versioni
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Figlio del predicatore [[Protestantesimo|protestante]] Adelbert Natorp ed Emilie Keller, dal [[1871]] studiò [[musica]], [[storia]], [[filologia]] classica e [[filosofia]] a [[Berlino]], [[Bonn]] e [[Strasburgo]]. Nel [[1876]] conseguì il dottorato in [[storiografia]] a [[Strasburgo]] con una dissertazione in [[lingua latina|latino]] con il [[Positivismo|positivista]] [[Ernst Laas]]. Dopo quattro anni come tutore privato divenne assistente bibliotecario a Marburgo, dove nel [[1881]] ottenne l'abilitazione con [[Hermann Cohen]]. Nel [[1885]] divenne professore straordinario e nel [[1893]] ottenne la cattedra di filosofia e pedagogia, che mantenne fino alla sua pensione nel [[1922]].
Nel semestre invernale del [[1923]]/[[1924
== Pensiero ==
La posizione [[epistemologia|epistemologica]] di Natorp fu quella di un idealismo metodologico, come Cohen. Le due radici kantiane della conoscenza, intuizione e ragione (''Anschauung'' e ''Verstand''), con lui divennero materia e forma della conoscenza. Questa non è soggettiva, ma viene oggettivata nelle leggi determinanti dei fenomeni. L'unità sintetica è la legge fondamentale della conoscenza, che viene determinata dalle funzioni fondamentali delle categorie (qualità, quantità, relazione e modalità). Riguardo alle idee regolative di Kant, Natorp formulò la legge del dovere ("''Gesetz des Sollens''") nel compito del tendere verso la conoscenza dell'infinito. Da ciò derivò i livelli della tensione come pulsione, volontà e volere intellettuale, che collegò all'etica dei valori.
Ciò che è veramente concreto non fu per Natorp l'individuo, ma la comunità. In pratica Natorp si ingaggiò per una politica dell'educazione socialista, ai tempi abbastanza controversa, in particolare per un'istruzione pubblica gratuita e pari opportunità per tutti. La fonte della [[religione]] per Natorp era il sentimento (''Gefühl''), la conoscenza immediata di sé stessi. Il fondamento della verità religiosa diventa allora la soggettività. L'infinità del sentimento porta alla trascendenza. Il pensiero fondamentale di Natorp si potrebbe riassumere in una singola frase, come: Pensare non vuol solo dire "mettere in relazione" ([[Rudolf Hermann Lotze|Lotze]]), ma pensare vuol dire essere in relazione (rapporto). <!--Denken heißt nicht nur „Beziehen“ (Lotze), sondern Denken heißt in Beziehungen (Verhältnissen) stehen.-->
In questo modo Natorp si collega al programma di una "fondazione concettuale" che parte da [[Gottlob Frege]] – sotto influenza di Lotze – e che tramite [[Bertrand Russell]] e [[Ludwig Wittgenstein]] portò allo sviluppo della [[filosofia analitica]] e che con il concetto di "regione espressiva" di [[Robert Brandom]] è di nuovo attuale. Mentre nella tradizione di carattere analitico e linguistico-strutturale, che si rifà a Wittgenstein, le relazioni sono considerate come "oggetti" o, appellandosi al "common sense" come "mere" relazioni, cosicché con una applicazione massimale del concetto di relazione – da "struttura" via "sintassi", "semantica", "prammatica" fino alla "competenza" e la "performance" – si ha d'altro canto un minimo di riflessione sul concetto di relazione stesso, Natorp pone "molto chiaramente e apertamente la relazione al centro di tutte le considerazioni logiche" e la rende così il "concetto del concetto".
Questo pensiero fondamentale del suo "correlativismo monistico", che conoscenza come relazione tra pensiero e oggetto allo stesso tempo significa la sua assunzione correlativa nel medio del pensiero, è stato posto da Natorp sin dall'inizio al servizio di una concezione onnicomprensiva delle discipline e aree tematiche più disparate come natura e cultura, logica e politica, e soprattutto pedagogia. Tutte le discipline, dalla [[matematica]] alle scienze linguistiche e storiche, dovrebbero contribuire all'educazione del popolo intero e ritrovare in questo modo la via verso la vita e la prassi. Perciò l'opera di Natorp ha ancor oggi un profondo significato per la filosofia e pedagogia.
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