Giuseppe Solaro: differenze tra le versioni
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Il concentramento fu deciso presso la [[Palazzo Campana (Torino)|casa Littoria]]. La sera del 26 avvenne ancora un incontro con monsignor Garneri e Solaro che fu tentato tramite lo stesso federale Pavia ma non sortì alcun effetto<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 353-354}}</ref>. A Solaro fu inoltre contestato dall'avvocato Salza, presente all'incontro, che il prelievo forzoso della mattinata aveva sfavorevolmente colpito il CLN a che Solaro rispose: "''L'ho fatto io e ne assumo tutte le responsabilità... non potevo lasciare tutta questa gente alla mercè dell'uragano''"<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 353-354}}</ref>.
La ormai irrevocabile decisione dei vertici militare di lasciare Torino vanificò i progetti di Solaro di difendere la città<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 354}}</ref>, pertanto la mattina del 27 Solaro decise la smobilitazione dei reparti delle Brigate Nere<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 364}}</ref> ai cui furono consegnati tutti i soldi prelevati la mattina precedente come premio di smobilitazione<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 364}}</ref>.
Tutti i militi presenti a [[Palazzo Campana (Torino)|casa Littoria]] si diressero quindi alla caserma Podgora ancora tenuta dalla GNR<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 364-365}}</ref> ma non si recò nella piazza in cui si stava organizzando la colonna per uscire da Torino. Nemmeno tutti famigliari furono a conoscenza della sua decisione, mentre il fratello Adriano che si era unito alla colonna fascista lo aspettò inutilmente fino all'ultimo<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 282}}</ref>, l'altro fratello Ferdinando, a conoscenza delle sue intenzioni, recatosi in federazione lo aveva scongiurato di unirsi alla colonna<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 282}}</ref>.Costituito un nucleo di quattro persone, persistette nella decisione di non lasciare Torino con la colonna in partenza<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 282}}</ref> e si trasferì nelle cantine del consorzio agrario di via [[Mario Gioda]] 22 poco distanti sia da casa Littoria che dalla caserma Podgora<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 366}}</ref>. Il mattino seguente, dopo una segnalazione, i quattro furono presi prigionieri da una squadra partigiana e portati alla caserma Bergia<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 368}}</ref>.
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