Austin Metro: differenze tra le versioni

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Il [[cruscotto]], realizzato in [[plastica]], localizzava i comandi per fari, indicatori di direzione, clacson, tergicristalli e lavavetro anteriori in due levette ai lati del volante, mentre gli interruttori per frecce di emergenza, fari fendinebbia, [[lunotto termico]], [[tergilunotto]] e lavavetro posteriore si trovavano sulla plancia, sul lato della portiera; l'impianto di ventilazione comprendeva un ventilatore a due velocità e due bocchette centrali, più le fessure per lo sbrinamento del parabrezza e dei finestrini anteriori; il [[quadro strumenti]] prevedeva su tutte le versioni [[tachimetro]], [[contachilometri]] totale e parziale, indicatore del livello della benzina e della temperatura del liquido di raffreddamento e, tra le altre, una spia che si accendeva se la cintura di sicurezza del guidatore non veniva allacciata<ref name="Brochure 3466" />, mentre sulle versioni più complete comprendeva anche un [[contagiri]] e un [[orologio]] digitale. Oltre alle tasche sulle portiere anteriori e al cassetto portaoggetti, ulteriori spazi per depositare piccoli oggetti erano offerti dalla mensola sul cruscotto e dalle cavità ai lati del divanetto posteriore<!-- in tutte le versioni? -->. Il portacenere era presente sia davanti, integrato nel cruscotto, che nei sedili posteriori. Un punto di forza della Metro era che il divanetto posteriore fosse ribaltabile non in un unico pezzo ma in due pezzi di larghezza diseguale (60/40), permettendo in questo modo di far spazio ai bagagli ribaltando anche solo una delle due parti, così da lasciare comunque uno o due posti per i passeggeri.
 
 
=== Allestimenti ===
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[[File:Mini and Austin Metro.jpg|thumb|left|La Metro con la [[Mini (1959)|Mini]], che inizialmente avrebbe dovuto sostituire]]
 
Lo spot televisivo diffuso in Gran Bretagna all'epoca del lancio, realizzato dall'agenzia pubblicitaria [[Leo Burnett]]<ref>{{Cita libro|lingua=en|autore=A cura di Simon Broadbent|titolo=The Leo Burnett Book of Advertising|editore=Random House Business Books|anno=dicembre 1984|mese=dicembre|isbn=978-0091559809}}</ref> e della durata di 60 secondi, faceva leva su un patriottismo quasi [[Nazionalismo|nazionalistico]] e presentava la Metro come l'automobile con cui l'industria automobilistica inglese sarebbe riemersa dalla crisi in cui era caduta da diversi anni. In esso il Regno Unito veniva descritto come «invaso» da italiani, tedeschi, giapponesi e francesi (rappresentati rispettivamente da [[Fiat 127]], [[Volkswagen Polo]], [[Datsun Cherry]] e [[Renault 5]], che approdavano sulle spiagge inglesi sbarcando dalla stiva di mezzi militari anfibi), e la Metro era presentata come «un mezzo per rispondere al fuoco» («a means to fight back»). Mentre la voce narrante elenca le sue principali qualità, un gruppo di Metro sfila per strade e città, accolto da folle di persone entusiaste che sventolano bandiere inglesi come se sfilasse l'esercito; arrivate sulle [[scogliere di Dover]], le Metro si fermano ad osservare la ritirata degli "invasori" (episodio che in qualche modo ricorda il trionfo inglese sull'[[Invincibile Armata]] spagnola), mentre sulle note dell'inno ''[[Rule, Britannia!]]'' viene enunciata la [[tagline]] «una macchina inglese per battere il mondo» («a british car to beat the world»)<ref>{{Cita|Documentario Heritage Motor Centre|parte 1, all'inizio}}</ref>.
 
A partire dalla metà degli anni Ottanta, nel Regno Unito vennero realizzati degli spot pubblicitari in cui comparivano un logo (in cui la parola "Metro" era scritta verticalmente tra le tre luci di un [[semaforo]] stilizzato) e lo slogan «la Metro ti mette in movimento» («Metro gets you going»), che enfatizza la versatilità e praticità della Metro nell'uso quotidiano.