Tomba di Pietro: differenze tra le versioni

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Fu merito di Margherita Guarducci se quella cassetta non andò perduta. Durante le sue ricerche su quello che era rimasto dopo gli scavi, riuscì a rintracciare il capo degli operai e a farsi consegnare i resti umani contenuti nella cassetta.<ref>Franca Giansoldati, ''op.cit.''.</ref>
 
Le ipotizzate ossa di Pietro furono studiate dall'[[Antropologia|antropologo]] [[Venerando Correnti]] e risultarono appartenenti a un uomo di corporatura robusta, sul metro e sessantacinque, di età tra i 60 e 70 anni. Nella [[nicchia]] erano state ritrovate ossa di ogni parte del [[scheletro (anatomia umana)|sistema scheletrico]]; erano assenti solo quelle relative ai [[piede (anatomia)|piedi]]. Sulle ossa erano presenti frammenti di fili d'[[oro]] e di tessuto di [[porpora]] (appartenenti forse a un panno), fatto inusuale per una sepoltura popolare.
 
Margherita Guarducci svolse i suoi studi dal [[1957]] al [[1969]]. Sul muro eretto ai tempi di Costantino, l'epigrafista trovò centinaia di graffiti con invocazioni a [[Cristo]] e a Pietro. Nel [[1965]] confermò l'identificazione della tomba e delle ossa