Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio: differenze tra le versioni

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L<nowiki>'</nowiki>'''''Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio''''' (in [[Lingua tedesca|tedesco]]: ''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'') è un'opera del [[filosofo]] tedesco [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]. Definita come «la più compiuta formulazione del sistema di Hegel»<ref>{{cita libro | autore = [[Nicola Abbagnano]]; [[Giovanni Fornero]]| titolo= Il nuovo Protagonisti e testi della filosofia | anno = 2007 | editore = Paravia | città= |pagine = 861 |volume = vol. 2B | ISBN = ISBN 978-88-395-1012-9|}}</ref>, conobbe una prima pubblicazione nel [[1817]], una seconda nel [[1827]] e una terza nel [[1830]] (nelle ultime due edizioni l'autore effettuò numerosi ampliamenti).
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L<nowiki>'</nowiki>'''''Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio''''' (in [[Lingua tedesca|tedesco]]: ''Enzyclopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse'') è un'opera del [[filosofo]] tedesco [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]. Definita come «la più compiuta formulazione del sistema di Hegel»<ref>{{cita libro | autore = [[Nicola Abbagnano]]; [[Giovanni Fornero]]| titolo= Il nuovo Protagonisti e testi della filosofia | anno = 2007 | editore = Paravia | città= |pagine = 861 |volume = vol. 2B | ISBN = ISBN 978-88-395-1012-9|}}</ref>, conobbe una prima pubblicazione nel [[1817]], una seconda nel [[1827]] e una terza nel [[1830]] (nelle ultime due edizioni l'autore effettuò numerosi ampliamenti). L'opera è fondamentale per comprendere la filosofia di Hegel, ed è il seguito delle trattazioni svolte dal filosofo nell'opera ''[[Fenomenologia dello spirito]]''.
 
== Introduzione ==
L'opera funge come trattazione di ciò che era stato fornito da [[Hegel]] come "introduzione" per comprendere cosa sia l'[[idea]] pura o ''in sé e per sé''. Infatti nel fondamentale trattato precedente della ''[[Fenomenologia dello spirito]]'', Hegel nelle sue due parti tratta del termine d'idea, ossia dell'Assoluto ([[Dio]]), passando attraverso tre fasi filosofiche: "tesi", "antitesi" e "sintesi" (rispettivamente: '''''coscienza''''', '''''autocoscienza''''' e '''''ragione'''''); e in secondo luogo dello [[Spirito]], in maniera però sintetizzata. Infatti Hegel nella seconda parte della ''Fenomenologia'' parla dello spirito intesi nelle te forme dell' '''''eticità''''', '''''cultura sociale''''' e '''''moralità''''' (sempre ''tesi'', ''antitesi'' e ''sintesi'').
 
In pratica nella '''"prima fase"''' (tesi) lo Spirito riguardava l'eticità classica dell'[[Antica Grecia]] e del sistema democratico e perfetto delle [[poleis]].
 
Nella '''"seconda fase"''' (antitesi) lo Spirito diventava un dissidio tra io e società, un momento insomma di alienazione e confusione appartenente al mondo moderno e contemporaneo ad Hegel, in cui cadono le certezze della prima fase e i tenta un ristabilimento dell'ordine generale mediante la corrente intelletual-filosofica dell'[[Illuminismo]] che critica il mondo attuale, intendendo fondare una nuova ragione e un nuovo metodo di pensiero. Tuttavia ciò si trasforma in anarchia e violenza incontrollata con i moti rivoluzionari della [[Rivoluzione francese]], scoppiata durante l'Illuminismo, in cui il popolo dà inizio ad una nuova società, fondata nel Terrore e nel sospetto, senza leggi, finendo poi per ghigliottinarsi a vicenda senza ristabilire alcuna pace.
 
Nella '''"terza fase"''' dello Spirito, esso riconquista finalmente la stabilità etica (sintesi) grazie alla corrente del [[Romanticismo]], che riprende il modello di vita classico greco.
 
== La Scienza della Logica ==
{{Citazione|La Logica è l'esposizione di Dio, come egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito infinito|Hegel}}
 
Tuttavia Hegel deve ancora analizzare da un altro punto di vista l'Assoluto, ossia lo Spirito che si riconosce come tale, e quindi nell'[[uomo]]. Per trattare ciò, nell' ''Enciclopedia'', Hegel parla della ''Logica'', la scienza dei concetti e delle categorie, e successivamente nella seconda parte dell'opera analizza le tre parti dello Spirito nel quale l'idea si è pienamente riconosciuta.
 
=== ''Logica dell'essere'' ===
==== ''Essere indeterminato e nulla'' ====
Il pensiero comincia analizzando l'[[essere]] più puro, privo di ogni caratteristica che possa esistere che si può chiamare: l'''Essere immediato e indeterminato'' (Hegel si rifà all'essere parmenideo). Accettare questa equivale a pensare il [[Nulla]] in quanto non si indica niente né di determinato né di particolare. A sua volta però il Nulla, che deriva dalla totale assenza di particolarità dell'Essere, non è un nulla assoluto perché deriva da quell'Essere indeterminato che è comunque qualcosa.
[[File:Hegel portrait by Schlesinger 1831.jpg|thumb|right|"40px|Ritratto di Hegel nel [[1831]]]]
==== ''Divenire'' ====
[[Divenire]], inteso come passaggio dall'essere al non-essere e viceversa. Infatti non possiamo pensare i primi due elementi separatamente perché l'uno rimanda sempre all'altro.<ref>La prima [[categoria (filosofia)|categoria]] della logica: il ''Divenire'' è la giusta rappresentazione della visione idealistica della incessante attività del pensiero.</ref>
 
==== ''Essere determinato'' ====
Se esiste il Divenire deve esserci qualcosa che diviene ossia l'Essere Determinato (o Qualcosa). Questo Qualcosa, per essere tale, deve avere determinate [[qualità]]:
* esso ha determinate qualità che lo rendono "unico" (passaggio dalla categoria Qualità a ''[[Quantità (filosofia)|Quantità]]'')
* ma esso è quello che è perché ha un tot di caratteristiche (passaggio dalla Quantità alla ''Qualità'')
Questo continuo passaggio tra queste due categorie crea la categoria della ''Misura''
 
=== ''Logica dell'essenza'' ===
Le categorie dell'Essere (ossia quantità, qualità e misura) lo analizzano solo nell'aspetto superficiale ma non possiamo pensarlo solo da questo punto di vista, ma anche in profondità. Ciò che dà senso alle caratteristiche superficiali è l'''[[essenza (filosofia)|Essenza]]''. Ogni categoria infatti non avrebbe senso se non la riferissimo a un essere nella sua essenza fondamentale. Dire che "è grande, è bello ecc." (categorie di quantità, qualità) non avrebbe senso se non lo riferissimo a quell'essere che nella sua essenza è "un uomo bello, grande ecc."
 
=== ''Logica del concetto'' ===
* ''soggettività''
* ''oggettività''
* ''idea''
Il supremo risultato della attività logica è il concetto che non va inteso, com'era in [[Kant]], una semplice attività formale dell'intelletto (soggettività) e neppure, come nel [[realismo (filosofia)|realismo]] qualcosa che la nostra mente ricavava dalla realtà (oggettività). La sintesi di queste due visioni contrapposte è l'''[[idea]]'' che dall'idealismo in poi si considera come la trasfusione della realtà nell'attività di pensiero ("''ogni fatto rimanda all'atto che lo pone''").
 
== La filosofia della natura ==
Hegel non condivide l'ammirazione della natura tipica dei [[Romanticismo|Romantici]], perché egli la vede solo come un momento incompleto, di passaggio. La natura è l'''idea fuori di sé'', e pertanto la sua caratteristica è l'esteriorità. Ma se la natura è esteriorità, la natura non possiede alcuna [[libertà]], ed è pertanto il momento più lontano dalla razionalità. La natura è il regno di necessità e [[Accidente (filosofia)|accidentalità]], e pur essendo regolata da leggi, non si può elevare ad un momento superiore, proprio perché la natura non è consapevole di quelle leggi e i [[fenomeno|fenomeni]] si susseguono [[meccanismo|meccanicamente]] sempre uguali. Qualsiasi azione dell'uomo, anche la più perversa, è superiore alla natura, proprio perché l'uomo, nel bene come nel male, è consapevole delle proprie azioni. <br /> La filosofia della natura viene divisa da Hegel in [[Meccanica (fisica)|meccanica]], [[fisica]] e [[organismo|fisica organica]].
 
* Meccanica: che riguarda la natura come materia priva di forma, come esteriorità spazio-temporale;
 
* Fisica: che riguarda la natura come materia determinatasi in forme naturali, come i corpi fisici (peso specifico, suono, calore);
 
* Fisica Organica: che riguarda la natura come vita, dove ogni individualità non possiede solo forma ma tendenza interna, così da poterla considerare come organismo.
 
== La filosofia dello spirito ==
Nel [[sistema]] hegeliano, è lo spirito a produrre le più alte realizzazioni umane, dalle [[istituzione|istituzioni]] alla [[filosofia]]. Come ogni altro momento della filosofia hegeliana, lo spirito si dialettizza in tre momenti: ''spirito soggettivo, spirito oggettivo, spirito assoluto''.
 
=== Spirito soggettivo ===
È il momento di transizione in cui lo Spirito emerge dalla Natura e attraverso essa passa nell'uomo cosciente e infine nella sua attività di pensiero e azione.
* L'''antropologia'' si occupa dello studio dell'[[anima]], la quale non è altro che quel legame tra spirito e natura inteso da Hegel come ''[[carattere (psicologia)|carattere]]''.
* La ''fenomenologia'' studia lo spirito come
** "coscienza",
** "autocoscienza",
** "ragione".
* La ''[[psicologia]]'' studia lo spirito nelle sue manifestazioni ossia: Conoscere teoretico, attività pratica e volere libero.
** Il conoscere teoretico è quel processo tramite cui la ragione trova se stessa dentro di sé.
** L'attività pratica è quell'unità di manifestazioni tramite cui lo spirito giunge in possesso di sé stesso dall'esterno.
** Il volere libero non è altro che la sintesi dei primi due momenti in quanto lo spirito, dopo aver trovato se stesso sia interiormente che esteriormente, si rende conto di essere libero.
L'individuo in cui si è incarnato lo Spirito soggettivo ha raggiunto la sua completezza e quindi riprende quel compito di una ricerca del vero e del bene universali andata delusa nelle fasi precedenti. A questo punto il soggetto individuale si rende conto di dover affrontare un compito infinito con forze finite. Lo soccorrerà lo spirito oggettivo che incarnandosi in forme e istituzioni superindividuali potenzierà le sue forze finite. Questo avverrà in un primo grado nella Legge esteriore che indicherà il vero e il bene a tutti coloro che la riconosceranno come tale.
 
=== Spirito oggettivo ===
[[File:Fenomenologia.svg|upright=1.4|right|thumb|Schema della filosofia di Hegel trattata nella ''Fenomenologia'' e nell' ''Enciclopedia'']]
Se lo spirito soggettivo è lo spirito individuale, la sua [[antitesi]] non può essere che lo spirito collettivo, vale a dire quello spirito che si oggettiva, si manifesta nelle istituzioni [[società (sociologia)|sociali]] e [[politica|politiche]] che regolano la vita dell'uomo. Al termine della formazione dell'individuo, nell'individualità in sé e per sé, ultimo grado della Ragione, l'individuo tentava di dare completezza alla sua raggiunta maturità razionale cercando di realizzare un vero e un bene che potessero essere condivisi da tutti; ma il suo tentativo falliva perché si scontrava con i progetti di altri individui che cercavano di realizzare anch'essi il loro ideale di vero e di bene (problema della libertà) e perché l'individuo si rendeva conto che le sue forze finite erano inadeguate a realizzare un compito infinito come quello del vero e del bene universali. Adesso sarà lo Spirito oggettivo a risolvere le difficoltà. Sarà la legge ad indicare coattivamente il vero e il bene universali e nel contempo lo stesso diritto risolverà il problema della libertà riconoscendo a ciascuno tanta libertà quanta questi è disposto a riconoscerne agli altri.
 
==== Diritto ====
* ''[[Legge]]'': il [[diritto]] è l'insieme delle [[norma (diritto)|norme]] che regolano la vita esteriore di ogni individuo. La legge esteriore indica quale deve essere il vero e il bene a cui devono adeguare la loro vita regolando nel contempo le singole libertà limitandole ma anche garantendole. La libertà si esprime attraverso la [[proprietà (diritto)|proprietà]] assicurata dalla legge a condizione che ci sia il riconoscimento reciproco dei diritti e il rispetto fra gli uomini tramite il [[contratto]]. La caratteristica fondamentale della legge è quella della universalità: essa deve valere allo stesso modo per tutti quelli che la riconoscono come tale.
 
* ''[[Delitto]]'': la violazione della legge, la negazione, l'[[antitesi]] del diritto verificata dalla realtà dei [[reato|reati]]. Ma come sappiamo l'antitesi nega ma anche invera il momento precedente per cui il delitto dà senso e realtà alla legge. Una legge senza delitti è inutile ed inesistente e così delitti non previsti dalla legge non sono più tali. Il delitto inoltre deve conservare il carattere di universalità che caratterizza la legge: nel senso che il delitto non è mai qualcosa che riguarda la singola vittima del reato, ma la violazione della legge deve essere sentita come qualcosa che ha offeso tutta la collettività regolata da quella legge.
 
* ''[[Pena]]'': la [[Analisi e sintesi|sintesi]] il momento che nega il delitto e lo invera (''Aufheben'' o ''Aufhebung''), poiché se non vi è condanna è come se il delitto non fosse stato commesso e quindi come se la legge non fosse mai esistita. La pena inoltre restaura il diritto violato e nello stesso tempo fa sì che la legge, proprio attraverso la gradazione delle pene a seconda delle mutate sensibilità della società, possa, come nuova tesi, progredire ed evolversi. La pena inoltre esprime ancora l'universalità, nel senso che deve essere sentita come giusta ed adeguata non solo da colui che ha subito il delitto ma da tutta la società. Per Hegel quindi ad esempio la pena di morte può essere considerata giusta se la società che la pretende la ritiene conforme al delitto commesso. Come le leggi così anche le pene rappresentano le società che le esprimono.
 
==== Moralità ====
La volontà impersonale che si concretizza nella legge può entrare in contrasto con la volontà individuale che ha trovato una sua norma di condotta. Il diritto infatti non è garanzia di vita morale. La contraddizione verrà superata dalla ''moralità'' o ''legge interiore'' in cui la coscienza individuale riconosce l'universalità di una ''legge del [[dovere]]'' che impone un bene sentito come obbligatorio, che impone di fare ''il dovere per il dovere''. Ritorna qui l'insegnamento della morale [[kant]]iana (cfr. [[Critica della ragion pratica]]) che però Hegel giudica sterile nel suo aspetto formale poiché lascia all'arbitrio e alla fantasia individuale stabilire il bene concreto che ciascuno deve operare. Il bene concreto che ciascuno deve realizzare sarà quello indicato dagli organismi sociali o da quelle [[comunità]] spirituali i cui interessi e i cui fini saranno per gli individui, che gli attribuiscono la loro rappresentanza, la legge a cui devono obbedire e il bene che devono realizzare. Insomma è pur vero che la legge esteriore m'impone di non uccidere ma appunto mi costringe a non farlo mentre la morale di una comunità spirituale, come ad esempio quella cristiana, mi indicherà lo stesso comportamento ma in base alla mia intima convinzione di non uccidere. Rimane sempre acclarato che per Hegel il valore dell'individuo è nullo al di fuori della collettività di diritto o morale in cui esso vive.
 
==== Eticità ====
L'[[ethos]] o costume rappresenta per Hegel la moralità sociale, lo spirito di un popolo dove convivono spontaneamente il dover essere, l'ideale, e l'essere, la realtà vivente, in cui c'è perfetta identità tra essere e dover essere.
 
In particolare l'ethos è la sintesi della legge esteriore e della legge interiore, della necessità e della libertà per cui l'individuo è veramente libero ed insieme "necessitato". Nel costume di un popolo, nelle sue abitudini di comportamento, vi è una legge non scritta che ha le stesse caratteristiche della legge scritta, vale a dire viene sentita come impositiva da tutti ma allo stesso tempo risponde all'intima persuasione di tutti. L'eticità si presenta come sintesi di diritto e moralità: infatti se il diritto è esteriorità e la moralità è interiorità, l'eticità riassume in sé entrambi questi valori, in quanto il soggetto non segue più dei valori interiori, bensì dei valori interiorizzati. L'eticità, dunque, concilia il diritto e la moralità, supera la spaccatura tra l'interiorità propria della morale e l'esteriorità del diritto, in quanto il bene non è più un ideale, un dover essere, ma trova un contenuto concreto nei compiti etici che attendono ciascun individuo e che sono determinati dal proprio [[ruolo (sociologia)|ruolo]] [[famiglia|familiare]], [[società umana|sociale]] e [[politica|politico]]. D'altra parte il singolo non avverte il dovere (la legge) come un qualcosa di estraneo, un obbligo imposto dall'esterno, bensì come partecipazione intima e consapevole di quella condizione in cui ciascuno è posto.<ref>Valga come esempio banale di ethos considerare come nelle società civili certi comportamenti, come per esempio l'aspettare il proprio turno per eseguire una certa operazione, non siano regolati con la forza della legge da tutori dell'ordine ma tutti liberamente li mettono in atto perché sentono, in modo spontaneo, la necessità di comportarsi in quel modo.</ref> Le istituzioni in cui si realizza l'ethos sono:
===== Famiglia =====
La [[famiglia]] è caratterizzata da legami non solo [[biologia|biologici]], ma anche da sentimenti di fiducia, cioè da un'unità spirituale. Si articola anch'essa in tre momenti:
* [[matrimonio]], la costituzione della famiglia, momento fondato sul consenso libero e spirituale delle persone;
* [[patrimonio]], i beni materiali appartenenti alla famiglia, che devono assicurarle stabilità e ai figli mantenimento ed educazione;
* [[educazione]] dei figli, il momento più importante della famiglia, secondo Hegel, poiché è con l'educazione che si realizza la famiglia. La [[procreazione]] fisica dei figli è in un certo senso ininfluente: i figli sono veramente tali quando sono oggetto delle cure materiali e spirituali dei genitori.
 
===== Società civile =====
Con l'educazione e l'allontanamento progressivo, le famiglie originarie si sciolgono. I figli abbandonano la famiglia per andare a formarne delle nuove. Queste nuove famiglie non sono più legate da un legame spirituale, e perciò giungono ad un momento in cui sussiste una perenne conflittualità. La società civile è il sistema dei bisogni e la cura degli interessi, come Hegel la definisce. La funzione è dunque simile a quella della famiglia, ma questa volta l'intervento avviene a livello giuridico, in cui bisogni e interessi vengono difesi dagli apparati [[stato|statali]], quali la polizia, la giustizia e le [[corporazione|corporazioni]]. Nella società civile l'uomo diviene un uomo, poiché può soddisfare i propri bisogni, attraverso il [[lavoro]], e vede i propri diritti e doveri riconosciuti attraverso la legge.<br />
Uno dei compiti fondamentali della società civile è l'educazione dei giovani. Essa deve distaccarli dall'educazione familiare, nell'intento di creare una famiglia universale di tutti gli individui. Un altro compito è dato dal controllo degli egoismi privati, in cui la società deve intervenire su coloro che concentrano nelle mani troppa [[ricchezza]] a scapito degli altri. Al fine di tutelare tutti gli individui, la società deve promuovere la formazione di [[sindacato|organizzazioni sindacali]] e di corporazioni professionali.<br />
Hegel suddivide la società civile in tre classi:
* agricoltori, coloro, cioè, che dispongono del patrimonio naturale che viene loro fornito dalla terra in cui lavorano;
* lavoratori dell'[[industria]] e del [[commercio]], cioè chi elabora il prodotto naturale per trasformarlo, vivendo quindi soltanto del proprio lavoro;
* funzionari pubblici, che curano gli apparati statali e sono pertanto di fondamentale importanza ed esentati da ogni altro tipo di lavoro.
Da ciò scaturisce la necessità di un [[diritto pubblico]], vale a dire un diritto valido per tutti e noto a tutti, diritto che deve essere fatto rispettare dalla [[magistratura (diritto)|magistratura]] e dalla polizia. In questo senso, grande importanza hanno le corporazioni, le quali sono abilitate alla costituzione di una propria polizia, sul modello delle corporazioni [[medioevo|medioevali]], al fine di proteggere i propri iscritti. Per questo motivo la corporazione si risolve come una seconda famiglia, che si prende cura dei propri iscritti in base al loro lavoro.
 
===== Stato =====
Lo Stato rappresenta la sintesi di famiglia e società civile, ed il momento più alto dell'eticità. Lo stato si colloca [[cronologia|cronologicamente]] alla fine dell'ethos ma in realtà è presente [[logica]]mente fin dall'inizio nel senso che è già presente idealmente nella formazione della famiglie e della società civile che perderebbero di significato e di realtà se non mirassero sin dal principio alla formazione dello stato.
 
Hegel definisce lo Stato ''la realtà dell'idea etica'', la prima manifestazione dell'assoluto, in quanto in esso si realizza l'intera eticità.
Lo stato etico non è una somma di volontà individuali, è ''Spirito vivente'', è la Ragione che con un'opera millenaria si è incarnata in un'[[istituzione]] al di sopra dei singoli.
 
«''Lo Stato è l'ingresso di Dio nel mondo, certo esso sta nel mondo ed è quindi soggetto a svisamenti e ad errori . Ma come l'uomo più odioso, un delinquente, uno storpio, un ammalato sono pur sempre uomini, così è dello Stato. Il positivo, la vita esiste malgrado il difetto ed è questo positivo che importa''»
 
Lo stato nasce non da un [[contratto]] stipulato fra gli individui, poiché non sono gli individui a formare lo Stato, bensì è lo Stato a formare gli individui.
 
* ''Lo stato né liberale né democratico''
È infatti impossibile, per Hegel, pensare uno stato di modello [[liberalismo|liberale]], che altrimenti finirebbe per perdere ogni sua funzione nel semplice compito di tutelare gli interessi delle parti, ma anche di stampo [[democrazia|democratico]], in quanto la [[sovranità]] non può appartenere al [[popolo]], perché il popolo senza lo Stato altro non è che una [[massa (filosofia)|massa]] informe.
 
D'altra parte lo Stato è un'idea che non può esistere senza una materia reale, che è il popolo. Lo Stato è tutt'uno con il popolo. Per questo Hegel rigetta sia il [[Contratto sociale|contrattualismo]], che il [[giusnaturalismo]], in quanto per Hegel è inaccettabile che esista un diritto prima e oltre lo Stato. Tuttavia, lo Stato hegeliano non è da vedersi come [[dispotismo|dispotico]], in quanto esiste pur sempre un [[sistema]] di leggi attraverso cui è lo stato a governare, non il popolo.
 
Lo Stato si costituisce autonomamente e nel modo migliore sviluppando una [[triade|triadica]] divisione dei poteri: il [[potere legislativo]], suddiviso in due [[Camera (politica)|Camere]], l'una conservatrice, l'altra progressista, il [[potere esecutivo]], che comprende [[magistratura (diritto)|magistratura]] e polizia, e il potere [[sovrano]], che si identifica con il [[re]], che è contemporaneamente individualità (in quanto il re è unico) e universalità (in quanto il re rappresenta l'intero Stato e quindi l'intero popolo). Il re, tuttavia, non ha un potere assoluto e per quanto possa operare liberamente dovrà sempre attenersi alla situazione legislativa vigente, che viene approvata ed emanata dagli altri due poteri.
 
Essendo lo Stato la più alta manifestazione dell'eticità, ed essendo lo Stato formato da un solo popolo, per Hegel appare impossibile e inaccettabile che possa esistere qualcosa che sia superiore allo stato, nemmeno un organismo di coordinamento sovranazionale. Pertanto il [[diritto internazionale]] non viene affatto contemplato da Hegel, che vede solo nei trattati fra gli Stati un semplice momento di [[comunicazione]] fra di loro. Trattati che gli stati possono, nella loro piena sovranità, sottoscrivere ed infrangere.
* ''La guerra''
Conseguenza di ciò, è che la [[guerra]] viene vista come un atto necessario per determinare i rapporti di forza, e stabilire le misure dei diritti dell'uno sull'altro. Pertanto, la guerra, questa è l'"astuzia della ragione" (''List der Vernunft''), gli uomini credono sia semplicemente motivata da interessi materiali, in realtà ogni guerra è una guerra di [[idea|idee]] in cui saranno sempre le migliori a prevalere.
 
===== La [[filosofia della storia]] =====
La storia, prima di Hegel, veniva sempre vista come un susseguirsi caotico di eventi, suddivisibili in epoche dominate dalla [[ragione]] ed in epoche oscure: tale era la concezione propria dell'[[illuminismo]], che aveva giudicato, per esempio, l'età di [[Pericle]] un'era illuminata e il [[Medioevo]] un'epoca buia, senza però considerare mai i rapporti che potevano sussistere fra due evi, anche se distanti fra loro. Hegel, invece, rigetta l'idea della [[casualità]] a favore della [[causalità]]. Se l'Assoluto è ragione, allora essa dominerà anche la [[Storia]]: ma dire che la storia è razionale, significa che essa non è un succedersi casuale di eventi, bensì è basata su un rapporto di causa-effetto, in base al quale la distinzione fra ''essere'' e ''dover essere'' svanisce. La storia, in pratica è già come dovrebbe essere, e non potrebbe essere altrimenti.
 
La storia è un succedersi di popoli, divisi in coloro che dominano il mondo e coloro che vengono dominati, allo stesso modo che fra gli individui, suddivisi in dominatori e dominati (in base al rapporto ''schiavo-padrone''). E come gli individui, anche i popoli nascono, crescono e muoiono, per lasciare spazio a nuovi individui e nuovi popoli che continueranno a perseguire quell'obiettivo che è l'autocoscienza dello Spirito.
 
Il fine della storia è la [[libertà]] dello spirito, che per Hegel si manifesta nello Stato. I mezzi per conseguire questo fine sono gli individui e le loro [[passione (filosofia)|passioni]]: queste spingono ogni individuo ad imprimere al mondo, alla realtà e alla storia, questa o quella direzione, in modo sempre necessario e in progressione. I grandi uomini della storia sono la più alta manifestazione di questa idea: con una sorta di ''astuzia'', la Ragione spinge i grandi ''[[eroe|eroi]]'' della storia (come [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] o [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]) a seguire e realizzare le proprie passioni e ambizioni. Ma se prima o poi essi sono destinati a perire o a soccombere, non è così per la Storia universale, che invece continua il suo progresso grazie alla caduta di questi grandi uomini. Dunque, per Hegel, gli uomini non agiscono, ma sono mossi da una forza più grande di loro.
 
I momenti in cui si realizza la storia universale sono tre:
* [[storia]] [[Asia|orientale]]: in cui a essere libero è uno solo, il re, mentre gli altri dipendono dal suo arbitrio;
* [[storia]] [[Grecia|greco]]-[[roma]]na: in cui sono alcuni ad essere liberi;
* [[storia]] [[cristianesimo|cristiano]]-[[Germania|germanica]]: in cui, attraverso la [[Riforma protestante]] e la [[rivoluzione francese]], tutti gli uomini diventano liberi.
 
Hegel vede infatti nello [[Prussia|Stato prussiano]], e nella sua abolizione dei [[privilegio|privilegi]] [[nobiltà|nobiliari]], la migliore realizzazione dello Stato. Infatti solo l'[[uguaglianza sociale|uguaglianza]] fra tutti i [[cittadino|cittadini]] fa sì che il singolo individuo possa sentirsi parte del tutto.
 
=== Spirito assoluto ===
Lo spirito assoluto rappresenta il momento in cui l'idea giunge alla coscienza di sé stessa, della propria infinità e assolutezza, ovvero del fatto che tutto è Spirito, e che il finito è la stessa vita dell'Assoluto.
L'individuo ha a questo punto la possibilità di cogliere l'Assoluto e può farlo in tre diversi modi.
==== Arte ====
Con l'arte si ha l'''[[intuizione]]'' dell'[[infinito (filosofia)|infinito]] nel finito (il [[bello]]). Hegel suddivide l'arte in tre momenti:
* ''[[simbolo|simbolica]]'': ovvero quando contenuto e forma convivono in modo squilibrato, vale a dire, il messaggio spirituale non viene espresso in forme adeguate alla sua altezza, ma attraverso il simbolo;
* ''[[classicismo (arte)|classica]]'': contenuto e forma sono in uno stretto equilibrio, che raggiunge il suo apice nella rappresentazione della figura umana, vista come la più armonica.
* ''[[romanticismo|romantica]]'': in cui si rompe nuovamente l'equilibrio tra contenuto e forma, in quanto nessuna forma può più esprimere la compiutezza dell'Assoluto, che cerca altre strade per esprimersi al meglio.
 
Nonostante l'arte greca sia il momento antitetico del processo triadico dell'arte, è ritenuta da Hegel la forma più completa, dal momento che c'è un connubio perfetto fra contenuto e forma.
Perché allora è l'antitesi di questa triade? Perché Hegel, nello sviluppo dell'Assoluto (e quindi, come in questo caso, della sua manifestazione o fenomenologia) considera elemento decisivo quello del progresso, dell'evoluzione. L'arte greca quindi non può essere la sintesi, il momento conclusivo della storia dell'arte, perché quell'equilibrio tra forma e contenuto che caratterizzava l'arte greca si è ormai rotto ed è superato dall'arte romantica che si presenta come negazione della negazione ossia sintesi.
 
==== Religione ====
Con la [[religione]] si raggiunge l'unità dell'infinito con il finito, l'unione dell'[[anima]] con il [[Dio|divino]]. Questa unità si coglie però nella forma della ''rappresentazione'' o del ''[[sentimento]]''. La forma [[immaginazione|immaginativa]] della vita [[religione|religiosa]] fa sì che questa unione dell'infinito col finito sia attribuita ad un Essere [[trascendenza|trascendente]], mentre l'Assoluto è [[immanenza|immanente]] alle coscienze, posto al di là del mondo e dell'uomo e nello stesso tempo è un Assoluto che si rivela all'uomo mentre esso è nell'uomo. Quel processo di unione del finito coll'infinito è [[eternità|eterno]], è interiore mentre viene rappresentato dalla religione come compiutosi nel tempo e in un fatto e per virtù di un personaggio storico.
 
Hegel identifica nella storia dell'umanità quattro tipi di religione:
* ''religione [[natura]]le'', come l'[[induismo]], dominate da [[stregoneria]] e [[feticismo]], in cui Dio è potenza assoluta dei fenomeni;
* ''religione di [[libertà]]'', come quella [[persia]]na, in cui Dio è uno spirito libero, ma ancora troppo legato alla natura;
* ''religione dell'[[individuo|individualità]] assoluta'', come il [[giudaismo]], in cui Dio è in sembianze spirituali o [[antropomorfismo|antropomorfe]];
* ''religione [[assoluto|assoluta]]'', come il [[Cristianesimo]], visto come la più alta manifestazione religiosa dell'assoluto, in quanto in [[Cristo]], l'uomo-Dio, si rivela l'identità del tutto, e nella [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] si rivela la triplice partizione di Idea, Natura, Spirito.
 
Anche il cristianesimo, come tutte le religioni, presenta però dei limiti, poiché si basano tutte sulla rappresentazione e non sulla comprensione del concetto, come invece accade con l'ultimo stadio dello spirito assoluto, ovvero, la filosofia.
 
==== Filosofia ====
La [[Filosofia]] è l'ultimo momento dello spirito assoluto. Anch'essa è frutto di un processo storico [[dialettica|dialettico]] che vede ogni filosofia negare e conservare la precedente. La filosofia è [[storia della filosofia]]. Questo processo che va dalla filosofia greca a quelle di [[Fichte]] e [[Friedrich Schelling|Schelling]] si conclude con l'[[idealismo]] la cui definitiva conclusione è la filosofia hegeliana.<ref>A questo proposito nell'ambito della ''Scuola hegeliana'', che si costituì dopo la morte del maestro, si disputò tra una ''Destra'' e una ''Sinistra'' se la filosofia hegeliana e se lo Stato prussiano fossero da considerare le ultime e supreme manifestazioni dello Spirito assoluto o se, in base alla stessa infinita dialettica hegeliana, fossero destinate ad essere superate.</ref> Le filosofie precedenti non devono quindi essere viste negativamente ma piuttosto come un insieme di tappe necessarie che man mano negano quelle precedenti e vengono negate da quelle successive in un processo che termina con l'ultima filosofia: quella di Hegel. La filosofia giunge sempre troppo tardi perché arriva quando la realtà si è già compiuta («È come la nottola di [[Minerva]] che si alza in volo sul far della sera»).
 
Così come nella Religione, anche nella Filosofia è presente lo stesso contenuto, il rapporto tra finito ed infinito. Nella Religione questo rapporto è già dettato, e deve essere solo appreso per fede, mentre nella Filosofia la comprensione di questo rapporto è data tramite un processo di mediazione razionale, una serie di passaggi, fino alla comprensione dell'assoluto. La Filosofia, infine, riesce ad esprimere il [[Pensiero]] in modo adeguato, essendo puro concetto, così come il Pensiero stesso.<ref>''L'assoluto come risultato'': Hegel scrisse una prefazione alla sua Fenomenologia solo dopo aver concluso l'opera. In essa scrive che «''Il vero è l'intero. Ma l'intero è soltanto l'essenza completata mediante il suo sviluppo. Si deve dire dell'Assoluto che esso è essenzialmente un "risultato" e solo "alla fine" esso è ciò che è veramente; e la sua natura consiste nell'essere effettualità, essere soggetto o divenire se stesso.''» Hegel spiega perché l'Assoluto debba essere considerato un risultato e non un ''cominciamento'' con un esempio. «''Se io dico "tutti gli animali", queste parole non varranno mai una "[[zoologia]]", allo stesso modo, "divino", "assoluto", "eterno", ecc. non esprimono quel che vi è contenuto; quelle parole esprimono solo l'intuizione, l'immediato. Quel che è di più in quelle [[parola|parole]]...contiene un "divenir altro" che deve essere ripreso, contiene una "mediazione". Ma della mediazione si ha un sacro orrore come se si rinunziasse alla conoscenza...''» Insomma: se parlo solo di "tutti gli animali" senza parlare dei singoli animali che, presi ciascuno in sé, non sono "la zoologia", non comprenderò mai la zoologia; se non do concretezza all'astratta determinazione, se non percorro un processo che comprende i momenti parziali, ciascuno come momento costitutivo dell'Assoluto, procedendo per mediazioni, non arriverò mai a conoscere l'Assoluto che tuttavia è già presente fin dall'inizio del processo. Per giungere al "sapere propriamente detto", per produrre il puro concetto «''il sapere deve affaticarsi in un lungo itinerario. Tale divenire...sarà ben altro di quell'entusiasmo che, come un colpo di [[pistola]], comincia immediatamente dal sapere assoluto e si trae dall'impiccio di posizioni diverse, dichiarando di non volerne sapere.''» Consumando con queste parole la rottura - personale e ideale - da [[Friedrich Schelling|Schelling]], Hegel fonderà decisamente il suo sistema filosofico.</ref>
 
==Note==