Art Spiegelman: differenze tra le versioni

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''Maus'' usa la forma di [[fumetto]] [[allegoria|allegorico]] (i [[Germania nazista|nazisti]] sono gatti, gli [[ebrei]] topi, gli [[Stati Uniti|americani]] cani, i [[polacchi]] maiali, i [[francesi]] rane, i [[Russi (popolo)|russi]] orsi e gli [[svedesi]] renne) per dare corpo all'essenza della narrazione spogliandola degli elementi di identificazione e lasciando l'essenza della dimensione [[Tragedia|tragica]]. Di questo [[romanzo]] - che nel [[1992]] gli ha fruttato uno speciale [[premio Pulitzer]] - [[Umberto Eco]] ha detto: «''Maus'' è una storia splendida; ti prende e non ti lascia più».
 
Luigi Monti in un saggio apparso sulla rivista "''Hamelin"'' (n. 8, ottobre 2003) ebbe a scrivere che
 
{{citazione|… ''l’idea stessa di rappresentare la Shoah è stata messa in dubbio dall’ineludibile domanda di Adorno: è possibile far poesia dopo Auschwitz? (...) E se "Maus", in relazione alla Shoah, rappresentasse la definitiva possibilità di riconciliazione tra estetica e etica, tra ricerca del bello e ricerca del vero?''}}