Gaetano Azzariti: differenze tra le versioni

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La sua lunga carriera lo vide a soli venticinque anni, nel [[1906]], segretario della commissione per l'esame dei codici per la colonia eritrea. Nel [[1908]] partecipa alla commissione per la riforma degli altri codici, costituita da [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Nel [[1909]] divenne segretario particolare del [[Ministro di Grazia e Giustizia]] Vittorio Scialoja. Nel [[1918]] fu nominato segretario della Commissione per il dopoguerra. Gran parte della sua opera fu svolta presso l'Ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia di cui fu responsabile dal [[1927]] sino al [[1949]], con una sola sospensione tra il 25 luglio e il 4 giugno [[1944]]. Di grande rilievo il suo ruolo di Presidente del tribunale della razza. Di particolare rilievo il suo ruolo nella preparazione dei testi del codice civile e di quello di procedura civile del [[1942]], della legge fallimentare del [[1942]] e di quella sull'ordinamento giudiziario del [[1940]]. Oltre a coordinare i relativi lavori preparatori, fece parte di alcune delle commissioni incaricate della stesura materiale delle norme e redasse intere parti delle relazioni ministeriali di accompagnamento.
 
All'interno di questo ministero percorse tutti i gradi della carriera: nel [[1923]] divenne consigliere di [[Corte d'appello (Italia)|Corte d'appello]], nel [[1924]] giudice di primo grado per le cause penali della Repubblica di [[San Marino]], nel [[1928]] divenne [[consigliere di Cassazione]], nel [[1931]] primo presidente di Corte d'Appello. Nel [[1938]] aderì al "[[Manifesto della Razza]]" (redatto da dieci scienziati italiani per conto del [[Ministero della cultura popolare]]) e divenne Presidente del Tribunale della razza presso il dipartimento di Demografia e razza del ministero dell'Interno.
 
Il [[25 luglio 1943]] fu nominato ministro di Grazia e Giustizia nel [[Governo Badoglio I|primo Governo Badoglio]]. Fuggito il Governo a [[Salerno]], rimase a Roma e trovò rifugio nei conventi della capitale. Dopo la liberazione, nel giugno del [[1944]], riprese servizio presso l'ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia senza che – ovviamente – avesse alcun effetto il suo collocamento a riposo deciso d'autorità dal Governo della Repubblica Sociale Italiana il 22 dicembre [[1944]].