Chiesa di Santa Maria di Pistia: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:SMariaPistia.JPG|thumb|upright=1.6|Chiesa di Santa Maria di Pistia.]]
La '''chiesa di Santa Maria di Pistia''' (o "di [[Plestia]]"), edificata probabilmente sul luogo dell'antica [[cattedrale]], è una chiesa in stile [[protoromanico]] e [[santuario]] di "confine", situata sull'[[Altopiani di Colfiorito|Altopiano Plestino]], al confine tra [[Umbria]] e [[Marche]], nel comune di [[Serravalle di Chienti]], ma contigua all'abitato di [[Colfiorito]] nel comune di Foligno. Sorge su nodo stradale di grande importanza fino a tutto l'[[Alto Medioevo]], nell'area dell'antica città di [[Plestia]], a 99 miglia da Roma e scomparsa nel [[X secolo]], in origine probabilmente luogo d'incontro del [[Cardine (storia romana)|cardo]] e del [[decumano]]. Plestia era un'antica [[Diocesi di Plestia|diocesi]] (''Dioecesis Plestiensis''), oggi [[Vescovo titolare|sede titolare]]: il cui [[vescovo titolare]] è, dal [[2014]], [[Francisco José Villas-Boas Senra de Faria Coelho]], [[vescovo ausiliare]] di [[arcidiocesi di Braga|Braga]].
 
==Luogo di confine==
Da un punto di vista amministrativo-civile, il corpo dell'edificio è proprietà del seminario di [[Nocera Umbra]] e nel territorio del comune di [[Serravalle di Chienti]], mentre il sagrato, con la colonna d'angolo del porticato, è nel comune di [[Foligno]]. Da un punto di vista [[diritto canonico|canonico]], la chiesa si trova esattamente all'incrocio dei confini delle diocesi di [[Diocesidiocesi di Foligno|Foligno]], [[Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino|Nocera Umbra]] e [[Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche|Camerino]], attualmente è gestita per convenzione dall'[[arcidiocesi di Camerino]], con diritto d'uso da parte della diocesi di Foligno tramite la parrocchia di [[Colfiorito]]. Fino al [[1984]], tutta la chiesa compreso il portico, faceva parte della [[diocesi di Nocera Umbra]], dal [[1984]], con una riforma delle diocesi, tutta la parte del territorio della diocesi di Nocera Umbra che si trovava in [[provincia di Macerata]] è passato all'[[Arcidiocesi di Camerino]], quindi anche la chiesa di Santa Maria di Pistia. La colonna d'angolo del porticato, era (ed è ancora) nel territorio della diocesi di Foligno; questo fatto, unitamente alla contiguità al centro abitato di Colfiorito, dà il diritto d'uso alla diocesi folignate. Negli [[anni 1930|anni trenta]] il vescovo di Foligno Stefano Corbini, fece un solenne [[Messa pontificale|pontificale]] per riaffermare questo diritto. La [[diocesi di Plestia]] ebbe vita fino al [[1006]], quando venne divisa tra le diocesi di Nocera Umbra e di Foligno. Nel [[1138]] la chiesa era pertinenza della diocesi di Foligno, ma nel [[1200]] era già stata ceduta alla diocesi di Nocera Umbra.
 
==Cenni storici==
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Sotto la chiesa si trovano i resti di un edificio pubblico databile al [[I secolo a.C.]] nel quale si celebrava un culto imperiale testimoniato da un cippo conservato attualmente nella chiesa che riporta la seguente scritta riferita probabilmente all'Augusteo dell'antica Plestia:
 
[[ImmagineFile:SMariaPistia-cippo.JPG|thumb|Fotografia del cippo conservato nella chiesa]]
DIVO</br>
FLAVIO</br>
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Attorno alla chiesa, a livello del pavimento della sua cripta, si trovano i resti di un porticato affacciato sul vicino foro. Resti di abitazioni private si trovano dalla parte opposta della strada che da Colfiorito porta a [[Taverne (Serravalle di Chienti)|Taverne]] di [[Serravalle di Chienti]].
 
Nel [[XV secolo]], lo storico [[Foligno|folignate]] [[Ludovico Jacobilli]] riferisce che "''Avendo gli abitatori di Pistia abbracciato la santa fede l'anno [[249]] per mezzo di [[San Feliciano di Foligno|San Feliciano]], vescovo di [[diocesi di Foligno|Foligno]], convertirono il tempio dedicato a [[Giove Pistio]] al culto divino e in onore alla Madre di Dio, chiamandosi sino al presente S.Maria di Pistia''". Secondo lo storico e [[abate]] [[Giovanni Mengozzi]], l'attribuzione a Giove Pistio sarebbe però senza fondamento <ref>G. Mengozzi, ''De' Plestini umbri del loro lago e della battaglia appresso di questo seguita tra i romani e i cartaginesi'', Articolo III, pag.XXXIX, Foligno 1781 - In nota il Mengozzi spiega che [[Annio da Viterbo]] avrebbe fatto derivare il nome ''Pistia'' dal latino ''Pistius'', uno dei soprannomi di [[Giove (divinità)|Giove]], da ciò lo Jacobilli avrebbe argomentato che il tempio di Pistia fosse dedicato, per l'appunto, a ''Giove Pistio''. Tuttavia, continua il Mengozzi, dato che ormai sappiamo che ''Pistia'' è forma corrotta di ''Plestia'' «''ognun ben vede qual fede si meriti quell'Anniana illazione circa il nome della Città, e l'altra del Jacobilli rapporto al suo Tempio''» </ref>.
 
Un tempo cattedrale, un cui vescovo, Florentius, fu presente ai [[Sinodo|sinodi]] [[Roma|romani]] del [[499]] e del [[502]]<ref>[[Monumenta Germaniae Historica]], Scriptores, Auctores Antiquissimi 12: Cassiodori Senatoris Variae, Additamentum II: Acta Synhodorum habitarum Romae</ref>, fu in seguito distrutta, si dice, unitamente alla città di [[Plestia]] (da cui il nome) dall'Imperatore [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]] o da un violento terremoto. Fu riedificata intorno all'anno [[1000]] e dedicata alla [[Madonna Assunta]]<ref>M. Sensi et al., ''Itinerari del sacro in Umbria'', Octavo, 1998 ISBN 88-8030-185-3</ref>. Allo stesso periodo risalgono anche la [[cripta]] e l'[[abside]] ora perduta. La [[navata]] subì vari rifacimenti ed il [[portico]] fu aggiunto probabilmente nel [[XVII secolo]].
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==Struttura==
[[ImmagineFile:SMariaPistia-interno.JPG|thumb|Interno della chiesa]]
All'interno, in fondo all'unica [[navata]], si colloca un [[presbiterio]] sopraelevato raggiungibile attraverso una scalinata che sale sopra una più antica [[cripta]] romanica.
 
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==Restauri<ref>Queste informazioni sono presenti su una targa affissa all'interno della chiesa</ref>==
[[ImmagineFile:SMariaPistia-prerestauro.JPG|thumb|La chiesa prima dei restauri]]
Nell'estate del [[1962]] fu iniziata nell'area plestina una campagna di scavi archeologici che interessò anche la chiesa, all'interno della quale (angolo destro della navata) furono fatti dei saggi per riportare alla luce i resti di un colonnato già appartenente ad un portico, o forse ad un tempio, del periodo repubblicano, prospiciente il Foro.