Palazzo Valmarana: differenze tra le versioni

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La medaglia di fondazione dell'edificio porta incisi la data [[1566]] e il profilo di Isabella Nogarola [[Valmarana (famiglia)|Valmarana]], ed è quest'ultima a firmare i contratti per la costruzione coi muratori nel dicembre del [[1565]]. Tuttavia non vi è dubbio sul ruolo avuto dal suo defunto marito Giovanni Alvise (morto nel [[1558]]) nella scelta di Palladio come progettista del palazzo di famiglia. Con Girolamo Chiericati, e naturalmente [[Gian Giorgio Trissino|Giangiorgio Trissino]], nel [[1549]] il Valmarana aveva sostenuto pubblicamente il progetto di Palladio per le [[Basilica Palladiana|Logge della Basilica]], evidentemente sulla base di una stima nata sei anni prima, quando Giovanni Alvise sovrintese alla realizzazione degli apparati effimeri in onore dell'ingresso a Vicenza del [[vescovo]] [[Niccolò Ridolfi]] ([[1543]]), ideati da Palladio con la regia del Trissino. E uno spazio palladiano la [[Santa Corona (Vicenza)#Cappella Valmarana|cappella Valmarana]] nella chiesa di [[Chiesachiesa di Santa Corona|Santa Corona]] ospiterà le spoglie mortali di Giovanni Alvise e di Isabella, su commissione del figlio Leonardo.
 
Sul sito poi occupato dal nuovo palazzo [[XVI secolo|cinquecentesco]], la famiglia Valmarana deteneva proprietà edilizie sin dalla fine del [[XV secolo|Quattrocento]], che progressivamente furono accorpate sino a costituire l'oggetto della [[ristrutturazione edilizia|ristrutturazione]] palladiana. L'irregolarità [[planimetria|planimetrica]] degli ambienti discende senza dubbio dall'andamento sghembo della facciata e dei muri preesistenti. In questo senso appare evidente quanto l'olimpica regolarità della planimetria del palazzo presentato nei ''[[I quattro libri dell'architettura|Quattro libri dell'architettura]]'' (Venezia, 1570) sia frutto della consueta teorica astrazione palladiana, tanto più che l'estensione del palazzo oltre il cortile quadrato non solo non fu mai realizzata, ma a quanto pare neppure ricercata da Leonardo Valmarana, che risulta acquisire immobili confinanti piuttosto che proseguire nella costruzione del palazzo di famiglia.
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], il 18 marzo [[1945]], il palazzo subì pesantissimi danni a causa di un [[bombardamento]] [[alleati della seconda guerra mondiale|alleato]] che distrusse la copertura, parte dell'[[attico (architettura)|attico]] e gran parte del salone principale al [[piano nobile]]. La facciata rimase invece intatta e costituisce tuttora uno dei rari esempi che conservano il proprio rivestimento di [[intonaco|intonaci]] e [[marmorino|marmorine]] originali. Nel [[1960]] il palazzo in rovina fu ceduto dalla famiglia Valmarana a Vittor Luigi Braga Rosa, che condusse estesi restauri, ricostruendo le parti demolite in guerra e arricchendo il palazzo con decorazioni e opere d'arte provenienti da altri palazzi distrutti, tra cui spicca la collezione di tele [[XVII secolo|seicentesche]] di [[Giulio Carpioni]] a soggetto mitologico.
 
== Descrizione ==