I Viceré: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|il film di [[Roberto Faenza]]|[[I VicerèViceré (film)]]}}
 
{{Libro
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|lingua = it
|ambientazione = Catania e dintorni, seconda metà del XIX secolo
|immagine = I VicerèViceré.djvu
|didascalia = Federico De Roberto
}}
 
'''''I VicerèViceré''''' è il [[romanzo]] più celebre di [[Federico De Roberto]], ambientato sullo sfondo delle vicende del [[risorgimento]] meridionale, qui narrate attraverso la storia di una nobile [[famiglia (società)|famiglia]] [[Catania|catanese]], quella degli Uzeda di Francalanza, discendente da antichi [[Viceréviceré]] [[Spagna|spagnoli]] della [[Sicilia]] ai tempi di [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]].
 
== Origine e caratteristiche ==
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La storia della famiglia è in parte ispirata al Casato nobiliare dei [[Paternò (famiglia)|Paternò]] e in particolare alla figura di [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano]], che fu sindaco di Catania, ambasciatore e ministro degli Esteri e che nel romanzo è identificato con il giovane Consalvo Uzeda.<ref>Leonardo Sciascia, ''Pirandello e la Sicilia'', Caltanissetta-Roma, S. Sciascia, 1961.</ref>
 
Ma ''I VicerèViceré'' sono, oltre che una storia di famiglia, anche una rappresentazione dagli accenti forti e disillusi della [[Storia d'Italia|storia italiana]] tra il [[Risorgimento]] e l'[[Unità d'Italia|unificazione]] (il romanzo è infatti ambientato negli anni tra il [[1855]] e il [[1882]], nella quale si svolgono le vicende e le fortune degli Uzeda).
 
== Trama ==
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{{q|... Noi siamo troppo volubili e troppo cocciuti ad un tempo. Guardiamo la zia Chiara, prima capace di morire piuttosto che di sposare il marchese, poi un'anima in due corpi con lui, poi in guerra ad oltranza. Guardiamo la zia Lucrezia che, viceversa, fece pazzie per sposare Giulente, poi lo disprezzò come un servo, e adesso è tutta una cosa con lui, fino al punto di far la guerra a me e di spingerlo al ridicolo del fiasco elettorale! Guardiamo, in un altro senso, la stessa Teresa. Per obbedienza filiale, per farsi dar della santa, sposò chi non amava, affrettò la pazzia ed il suicidio del povero Giovannino; e adesso va ad inginocchiarsi tutti i giorni nella cappella della Beata Ximena, dove arde la lampada accesa per la salute del povero cugino! E la Beata Ximena che cosa fu se non una divina cocciuta? Io stesso, il giorno che mi proposi di mutar vita, non vissi se non per prepararmi alla nuova. Ma la storia della nostra famiglia è piena di simili conversioni repentine, di simili ostinazioni nel bene e nel male... Io farei veramente divertire Vostra Eccellenza, scrivendole tutta la cronaca contemporanea con lo stile degli antichi autori: Vostra Eccellenza riconoscerebbe subito che il suo giudizio non è esatto. No, la nostra razza non è degenerata: è sempre la stessa.}}
 
Quando ''I Viceré'' uscì non ebbe fortuna, perché il naturalismo stava ormai declinando ed iniziava ad affermarsi la reazione spiritualistica di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]], [[Antonio Fogazzaro|Fogazzaro]], [[Giovanni Pascoli|Pascoli]]. Inoltre, il tono troppo pessimistico e la forma poco elegante non potevano più essere apprezzati in un momento in cui trionfavano il nazionalismo ed il formalismo. A influenzare l'insuccesso del romanzo venne la critica negativa di [[Benedetto Croce]].<ref>Così Croce riassunse il suo giudizio sui ''Viceré'': "Il libro di De Roberto è prova di laboriosità, di cultura e anche di abilità nel maneggio della penna, ma è un'opera pesante, che non illumina l'intelletto come non fa mai battere il cuore." B. Croce, ''La letteratura della nuova Italia'', VI, Laterza, Bari 1940.</ref>
 
Tuttavia, trentasette anni più tardi, nell''''edizione Einaudi 1977''', [[Leonardo Sciascia]] criticò ancora una volta Croce e il suo atteggiamento nei confronti de ''I Viceré'' ribaltando il suo giudizio: ''Dopo "I Promessi sposi", il più grande romanzo che conti la letteratura italiana''.<ref>Leonardo Sciascia, ''Perché Croce aveva torto'', "La Repubblica", 14-15 agosto 1977; poi riedito "La Repubblica", Edizione Palermo,[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/10/croce-sbaglio-vicere-un-grande-romanzo.html Sabato 10 novembre 2007]</ref> Oggi è considerato unanimamente, scevro da ideologie, il massimo capolavoro del [[Verismo|Verismo italiano]] per la ricchezza dei personaggi, l'ampiezza della struttura e la vivezza della rappresentazione.<br>
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== Adattamento cinematografico ==
Da questo libro è stato liberamente tratto un [[I VicerèViceré (film)|film omonimo]], uscito nei cinema italiani nel novembre [[2007]] con la regia di [[Roberto Faenza]] e una versione più lunga per la televisione.
 
== Edizioni ==