Mulini ad acqua sul fiume Olona: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 26:
Nel 1606 la Regia Camera Ducale di Milano commissionò alcune "oculari ispezioni" eseguite da ingegneri provinciali o da custodi del fiume, ai quali era assegnata la salvaguardia dei singoli tratti del fiume. L'ingegner Pietro Antonio Barca censì 106 mulini tra la sorgente della [[Rasa di Varese]] sino alla città di [[Milano]], di cui 105 utilizzati per la macinazione del grano mentre l'ultimo, ubicato a [[Milano]] e di proprietà dei Reverendi Frati di [[San Vittore Olona]], azionava un [[maglio]] per la costruzione di armi e corazze. I primi censimenti consentirono, per la prima volta, un'indagine approfondita dei mulini presenti lungo il fiume<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 121"/>. Era infatti interesse del governo trovare gli abusi e gli sprechi perpetrati dagli utenti, e determinare con precisione le tasse che questi ultimi dovevano pagare per il prelevamento dell'acqua<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 121"/>.
 
Nell'ispezione del 1606 si costatò che la zona del [[Legnanese (territorio)|Legnanese]] era un luogo adatto per la costruzione dei mulini, dato che in quest'area il fiume [[Olona]] forniva acque costanti per gran parte dell'anno, e sufficientemente veloci per muovere le grandi pale. In questo tratto di fiume ne risultarono in attività 14. Nel 1608, nel corso di un sopralluogo eseguito dall'ingegnere Paolo Barca, venne costatata la presenza di 116 mulini lungo il fiume con 463 [[Ruota idraulica|ruote idrauliche]] a servizio di questi impianti molinatori (chiamate, nella Valle Olona, "[[rodigini]]"<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 120323"/>{{Cita|Macchione, 1998|pag. Da323}}.</ref>)<ref questiname="Cita|Macchione, dati1998|pag. si può120"/>. affermareDato che le ruote in funzione erano 463, (ognida rodiginoquesti muovevadati unasi ruota),può ededurre che imolti mulini avevano più di una ruota:. ognunaOgnuna di esse poteva svolgere una funzione diversa<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 120"/>. Con la relazione di Barca furono determinati per la prima volta il numero dei mulini, delle ruote e dei proprietari<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 121"/>.
 
Nel 1733 fu compiuto un secondo censimento. Realizzato dal camparo Gaspare Bombelli, questo documento riportava i mulini e gli edifici presenti lungo il corso del fiume<ref>{{Cita|Macchione, 1998|pagg. 121-122}}.</ref>. Nel 1772 fu compiuto un terzo censimento, questa volta ad opera del conservatore Gabriele Verri e dall'ingegner Gaetano Raggi<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 122">{{Cita|Macchione, 1998|pag. 122}}.</ref>. Qui il numero di mulini era diminuito, passando da 116 a 106, per un totale di 424 rodigini<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 120"/>. Questi mulini muovevano anche un filatoio, due folle di panni, alcuni torchi d'olio e un maglio. Nell'anno citato a Legnano i mulini erano diminuiti a 12 e tra i proprietari erano presenti, oltre che una buona parte didelle famiglie nobili, anche l'Ospitale Maggiore di [[Milano]] e la Mensa Arcivescovile della [[Diocesi di Milano]]<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 120"/>. A partire dal XVIII secolo cambiò anche la ripartizione delle proprietà. Dai censimenti del Settecento risultava infatti che le proprietà legate agli ecclesiastici erano diminuite<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 127">{{Cita|Macchione, 1998|pag. 127}}.</ref>.
 
Fino al XVIII secolo i mugnai che lavoravano nei mulini non erano, in genere, anche i loro proprietari<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 127">{{Cita|Macchione, 1998|pag. 127}}.</ref>. Dalla fine del secolo citato, i molinari iniziarono ad acquistare i mulini dove esercitavano la loro attività<ref name="Cita|Macchione, 1998|pag. 127"/>.