Rito funebre: differenze tra le versioni

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I funerali delle persone eccellenti venivano normalmente affidati a professionisti, veri e propri impresari di pompe funebri chiamati '''''libitinarii'''''. Nessuna descrizione diretta dei riti funebri è giunta fino a noi, comunque è dato supporre che generalmente, comprendessero una processione pubblica alla tomba (o alla [[bustum|pira funeraria]], sulla quale il corpo veniva cremato). Di tale corteo val la pena notare soprattutto che talvolta i partecipanti portavano [[maschera|maschere]] con le fattezze degli antenati del defunto. Il diritto di portare tali maschere era concesso per lo più a quelle famiglie tanto prominenti da aver ricoperto [[magistrature curili]]. Al termine della processione, quando il corteo giungeva nel [[Foro Romano|Foro]], veniva pronunciata la ''[[laudatio funebris]]'' del defunto.
 
[[mimo|mimiMimi]], [[danza]]tori e [[musici]], come pure lamentatrici professioniste ([[prefica|prefiche]]) venivano assunti dall'impresa per prendere parte ai funerali. I Romani meno scrupolosi potevano servirsi di mutue società funebri (''collegia funeraticia'') che svolgevano tali riti per loro conto.
 
Nove giorni dopo la sistemazione definitiva della salma, avvenuta mediante seppellimento o cremazione, veniva data una festa (''[[coena novendialis]]''), in occasione della quale veniva versato vino o altra bevanda di pregio sulla tomba o sulle ceneri. Poiché la cremazione era la scelta prevalente, v'era l'uso di raccogliere le ceneri in un'[[urna funeraria]] e deporle in una nicchia ricavata in una tomba collettiva chiamata ''[[columbarium]]'' (colombaia). Durante questi nove giorni, la casa era considerata contaminata (''funesta''), e veniva ornata di rami di [[cipresso]] o [[Taxus baccata|tasso]] perché ne fossero avvertiti i passanti. Alla fine del periodo, veniva spazzata e lavata nel tentativo di purificarla del [[fantasma]] del defunto.