Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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=== Il pessimismo umano (o storico) ===
Leopardi giunge ben presto a considerare il dolore come il frutto negativo dell'[[evoluzione]] storica: lo sviluppo del sapere razionale ha negato a tutti gli uomini quella spontanea e libera [[immaginazione]] che permetteva di trovare conforto al dolore.<br/> L’infelicità dell'uomo è dunque un prodotto della ragione moderna; secondo il poeta di Recanati soltanto gli antichi, non condizionati dall'incivilimento dovuto alla [[ragione]] nel loro accostarsi alla natura e alla vita stessa, hanno potuto raggiungere una condizione, per quanto illusoria, di felicità.<ref name=storia/>
<br/>Per Leopardi le epoche passate sono quindi migliori di quelle presenti. La natura, in questa fase del pensiero leopardiano, è ancora considerata benigna, perché, provando pietà per l’uomo, gli ha fornito l’immaginazione, ovvero le illusioni, le quali producono nell’uomo una parvenza di felicità.<ref name=storia>Giacomo Leopardi, ''Operette morali'', «Storia del genere umano»</ref> Nel mondo moderno queste illusioni sono però andate perdute perché la ragione<ref name=prim>Giacomo Leopardi, ''Alla Primavera o delle favole antiche'', vv. 13 e segg.</ref> ha smascherato il mondo illusorio degli antichi e rivelato la realtà nuda.
 
L'immagine della Natura buona e madre benefica (poi sostituita dalla Natura matrigna), dell'[[stato di natura|uomo naturale]] come incontaminato, [[buon selvaggio|tendente al buono]] e dotato di un'immaginazione che lo consola, è mutuata dalla visione di [[Jean-Jacques Rousseau]] (in particolare ''[[Emilio o dell'educazione]]'', ''[[Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini|Discorso sull'ineguaglianza]]'' e ''[[Discorso sulle scienze e le arti]]'', ma anche il Rousseau memorialista e sentimentale, come ne ''[[Le fantasticherie del passeggiatore solitario]]'', ''[[Le confessioni]]'' o ''[[Giulia o la nuova Eloisa|La nuova Eloisa]]''). Anche nella fase successiva, Leopardi esprime comunque stima per il pensatore ginevrino, specialmente per l'introspezione e la tendenza alla meditazione solitaria<ref name=otto/><ref name=otto4>''Operette morali'', «Detti memorabili di Filippo Ottonieri», capitolo IV</ref>, ma ogni idea di "[[buon selvaggio]]" verrà abbandonata, sulla scia di [[Voltaire]].<ref>''Operette morali'', «La scommessa di Prometeo»</ref>