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Nelle elezioni tunisine del 1989, il partito fu messo al bando e il regime gli impedì quindi di partecipare, tanto da costringerlo a prender parte alla tornata elettorale sotto le vesti di "indipendenti". In tale circostanza il partito ebbe tra il 10% e il 17% dei voti.<ref>Rémy Leveau, "La Tunisie du Président Ben Ali: Équilibre interne et environnement arabe", su: ''Maghreb-Machrek'', 124 (1989), p. 10</ref>
 
Il partito al-NahdaNahḍa pubblica il quotidiano ''al-Fajr'' (L'Alba). Il direttore, [[Hamadi Jebali]], è stato condannato a 16 anni di carcere nel 1992 per aver partecipato a un'organizzazione non autorizzata e per "eversione con l'intento di mutare la natura dello Stato".
 
Ai membri di al-NahdaNahḍa è stato consentito di prender parte alle elezioni del 1989 ma il movimento è stato nuovamente messo proscritto nel 1991. Si pensa che la televisione in [[lingua araba]] (''al-Zaytūna''<ref>Lett. "L'ulivo", ma in realtà nome della importante moschea-università di studi islamici di [[Tunisi]], considerata importante per il [[Sunnismo]] come [[al-Azhar]] del [[Il Cairo|Cairo]] e la [[Università al-Qarawiyyin|Qarawiyyīn]] di [[Fez]].</ref>) abbia collegamenti con al-Nahda.
 
In occasione delle manifestazioni di massa del 2010-2011, circa un migliaio di tunisini hanno dato il loro benvenuto a [[Rashid Ghannushi]] al suo ritorno a Tunisi da [[Londra]] (dove aveva operato come consulente di [[Tony Blair]] quando questi era [[Primo ministro]] del [[Regno Unito]]). Ghannushi ha dichiarato che il suo partito avrebbe "firmato una dichiarazione congiunta di principi con gli altri gruppi d'opposizione tunisini".<ref name="york">{{Cita news|titolo=More Officials Quit in Tunisia Amid Protests|url=http://www.nytimes.com/2011/01/19/world/africa/19tunis.html?_r=1&scp=1&sq=More%20officials%20quit%20in%20tunisia&st=cse|accesso=19 gennaio 2011|giornale=The New York Times|data=18 gennaio 2011|autore=David Kirkpatrick|autore2=Kareem Fahim}}</ref>