Guerra libico-ciadiana: differenze tra le versioni

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ad [[Ouadi Doum]], da cui era possibile fornire un miglior supporto aereo e terrestre ad operazioni nella striscia di Aouzou; nel 1985 si assistette anche a un considerevole rinforzo della presenza militare libica entro i confini del Ciad, portata a 7.000 uomini, 300 carri armati e 60 aerei da combattimento<ref>{{cita|Pollack 2002|pp. 384-385}}.</ref>. Anche con questo rinforzo, tuttavia, vari elementi del GUNT passarono dalla parte del governo di Habré, grazie a una accorta politica di conciliazione da parte di quest'ultimo<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 212}}.</ref>.
 
Queste diserzioni allarmarono Gheddafi, visto che il GUNT conferiva una comoda legittimazione alla presenza militare libica in Ciad. Nel tentativo di fermare la diaspora interna al GUNT, il 10 febbraio 1986 venne sferrata una grande offensiva attraverso la "Linea rossa" nella speranza di prendere N'Djamena, con il coinvolgimento di 5.000 uomini del GUNtGUNT e altrettante truppe libiche: l'attacco si concentrò sulle posizioni delle FANT a [[Kouba Olanga]], [[Kalait]] e [[Oum Chalouba]], ma si trasformò in un disastro per gli attaccanti quando i governativi contrattaccarono il 13 febbraio mettendo in campo il nuovo equipaggiamento militare ricevuto dalla Francia, mettendo in rotta le forze congiunte di libici e GUNT<ref name=Pollack-389>{{cita|Pollack 2002|p. 389}}.</ref><ref name=Azevedo-110 />.
 
Più importante ancora fu la reazione della Francia all'attacco: Gheddafi la riteneva improbabile vista l'imminenza di nuove elezioni legislative nel paese, ma questa valutazione si rivelò erronea e il 14 febbraio Mitterand ordinò l'avvio dell'[[operazione Epervier]], portando 1.200 soldati francesi e diverse squadriglie di cacciabombardieri Jaguar in Ciad. Per mandare un chiaro messaggio a Gheddafi, il 16 febbraio i Jaguar francesi bombardarono la base aerea di Ouadi Doum, mossa a cui i libici replicarono il giorno successivo quando un bombardiere Tu-22 attaccò l'aeroporto di N'Djamena causando danni minori<ref>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 93}}.</ref><ref name=Pollack-389 />.