Pieve di Uggiate: differenze tra le versioni
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Finora è sconosciuta l'origine del capitolo uggiatese, tuttavia è uno dei pochi in diocesi ad aver mantenuto fino alla fine la residenza quotidiana. Il vescovo Ciceri, in visita alla collegiata plebana il 31 maggio [[1685]] lo ribadisce esplicitamente: ''«Adsunt ultra præposituralis præbendæ septem canonicales onus residentiæ quotidianæ habentes»'' ''(ci sono oltre alla prebenda prepositurale altre sette canonicali con l'onere della residenza quotidiana)''
Nel 1513 quattro canonici residenti del capitolo stipulano, alla presenza del vescovo Trivulzio, uno statuto per regolare le mansioni capitolari. La mancanza della citazione del prevosto fa presumere una sua assenza dalla parrocchia che probabilmente era retta dai canonici residenti che dovevano essere, come si arguisce dall'atto in questione, almeno sette ''«Ibidem capitulariter convocati ... fuerunt et sunt duæ partes trium partium et plus omnium Canonicorum residentium et Capituli eiusdem Ecclesiæ»'' ''(ivi convocati insieme ... erano e sono due parti di tre e più parti di tutti i canonici residenti e del capitolo stesso)'' .<ref>Archivio capitolare della Plebana dei Ss. Pietro e Paolo in Uggiate</ref>.
Tuttavia nel 1544 i rapporti tra i canonici residenti e il prevosto giunsero a un punto di rottura, tanto da chiedere al Vescovo Tivulzio, allora residente a Bergamo di stabilire un arbitrato per dirimere le questioni controverse. La pergamena inizia proprio con queste parole: «''Noi, Cesare Tivulzio, per grazia di Dio e della sede apostolica Vescovo di Como, richiesto per questa controversia quale arbitro e conciliatore amichevole e amico comune tra il venerabile sacerdote sig. Nicolò Boldoni, prevosto della chiesa di san Pietro di Uggiate, diocesi di Como... e i venerabili sacerdoti sig. Antonio Rusca e sig. Filippo Rusca canonici della detta chiesa''...». Il Vescovo, richiamando un documento del 1517, fa obbligo al prevosto di alternarsi nella celebrazione della messa con i canonici, in modo che al prevosto stesso spetti un doppio incarico. Ciò chiarisce che il Boldoni fosse evidentemente ordinato presbitero. <ref>APLANUM MCMLXXXIII, P.Livio: Arbitrato del vescovo Cesare Trivulzio tra prevosto e canonici di Uggiate in una pergamena del sec. XVI, pp.157-159</ref> <ref> Insostenibile appare la tesi di M.Mascetti che descrive più volte il prevosto Niccolò Boldoni come un laico! cfr. M.Mascetti: Uggiate Trevano, una comunità e la sua pieve - Comune di Uggiate T. 2002, vol II, pp. 825-828</ref>
Il prevosto compare ancora, dopo il Concilio di Trento, quando passa come visitatore apostolico il vescovo di Vercelli Bonomi il 27 settembre 1578. Tuttavia in quella circostanza la situazione non è molto incoraggiante, poiché su sette canonici solo tre risiedono e rispettano (parzialmente) gli obblighi capitolari, gli altri risultano assenti. Il prevosto stesso celebra per il popolo solo la domenica, perciò il Visitatore apostolico gli ordina di celebrare almeno un'altra volta in settimana e privatamente ogni giorno. Inoltre gli fa obbligo di scegliersi un cappellano che lo supplisca nella cura d'anime, avendolo trovato non idoneo, per difetto di preparazione culturale, a spiegare il vangelo (omelia), e a confessare e come se non bastasse, avendo problemi di movimento delle braccia e delle gambe non è in grado di amministrare i Sacramenti.(ASDC)
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