Arancino: differenze tra le versioni

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[[File:Arancini messinesi.JPG|thumb|Arancini dalla zona di [[Messina]] a forma [[cono|conica]].]]
L<nowiki>'</nowiki>'''arancino'''<ref>Nessun dizionario italiano riporta la versione al femminile: cfr., tra i tanti, [http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/A/arancino.shtml] e [http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/A/arancino_1.aspx?query=arancino+(1)].</ref> (in [[Lingua siciliana|siciliano]] '''''arancinu''''' o '''''arancina'''''<ref>''Arancìna'' prevalentemente nell'area palermitana. Viene anche detto ''arancìnu'' nel trapanese, nel messinese e nel catanese; cfr. ad esempio Franco Zanet, Massimo Salani, Ilario Manfredini, Roberta Cafuri, Elisa Castorina, Fabio Malvaso e William Bonapa, ''[http://books.google.it/books?id=7CwOGt6VPsoC&pg=PA85&dq=arancine&hl=it&ei=mvJcTvHNL-TR4QSOwowP&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC4Q6AEwADgK#v=onepage&q=arancine&f=false Quaderni del Bobbio]'', n. 2 anno 2010, p. 85. Tuttavia nel 1868 ''arancìna'' appare come la traduzione in [[lingua italiana]] del siciliano ''arancitèddu'': «''s. m. dim.'' di Arànciu: ''arancino''.|| Frutto dello stesso: ''arancina''.|»; vedi Antonino Traina, ''[http://books.google.it/books?id=GL5EAQAAIAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Nuovo vocabolario siciliano-italiano]'', Giuseppe Pedone Lauriel editore, Palermo 1868, p. 69.</ref><ref name="Biundi">Giuseppe Biundi, ''[http://books.google.it/books?id=ogpdAAAAMAAJ&pg=PA32&dq=arancinu&hl=it&ei=0e9lTobBJMP04QS3hqHCCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDAQ6AEwAQ#v=onepage&q=arancinu&f=false Dizionario siliciano-italiano]'', Fratelli Pedone Lauriel, 1857, p. 32.</ref><ref>Girolamo Caracausi, ''[http://books.google.it/books?id=mw5dAAAAMAAJ&q=arancinu&dq=arancinu&hl=it&ei=nvJlTr3ECO304QSlopmzCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5&ved=0CDkQ6AEwBDgK Arabismi medievali di Sicilia]'', dal ''Bollettino'' del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, vol. 5, p. 108.</ref>) è una [[Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani|specialità]] della [[cucina siciliana]]. Come tale, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei [[prodotti agroalimentari tradizionali italiani]] (PAT) del [[Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali]] (Mipaaf)<ref>Vedi [http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3276 elenco prodotti agroalimentari tradizionali sul sito del Mipaaf]</ref> con il nome di "'''arancini di riso'''".
 
Si tratta di una palla o di un cono di [[Riso (alimento)|riso]] impanato e fritto, del diametro di 8-10 cm, farcito generalmente con [[ragù]], piselli e [[caciocavallo]], oppure dadini di [[prosciutto cotto]] e [[mozzarella]]. Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un'[[arancia]], ma va detto che nella [[Sicilia orientale|parte orientale dell'isola]] gli arancini hanno più spesso una forma conica.
 
== Etimologia ==
Nella parte occidentale dell'isola questa specialità è conosciuta come "arancina", mentre nella parte orientale è chiamata "arancino". Secondo lo scrittore [[Gaetano Basile]] la pietanza dovrebbe essere indicata al femminile, in quanto il nome deriverebbe dal frutto dell'arancio, l'[[arancia]] appunto, che in [[lingua italiana]] è al femminile<ref>Per la posizione di Basile vedi l'[http://www.ateneonline-aol.it/060629vladglob3.php intervista] sul sito dell'Università di Palermo.</ref>. Tuttavia in [[Lingua siciliana|siciliano]] la declinazione al femminile dei frutti non è frequente quanto in italiano, e nel caso specifico l'arancia viene detta ''arànciu''<ref>"Arànciu (...). Si chiamano ancora così i frutti di quest'albero ''Arancia'', ''Melarancia'', che servono agli usi domestici e medicinali"; in [http://books.google.it/books?id=2LPUAAAAMAAJ ''Nuovo dizionario siciliano-italiano. Compilato da una società di persone di lettere per cura del barone Vincenzo Mortillaro'', Volume I, Giornale Letterario, Palermo 1838], p. 66.</ref>, pertanto in siciliano questa pietanza verrebbe ad essere al maschile (''arancinu''), come di fatto testimoniato esplicitamente dal ''Dizionario siciliano-italiano'' del palermitano [[Giuseppe Biundi]], che nel [[1857]], al [[lemma (linguistica)|lemma]] ''arancinu'', scrive: "[...] dicesi fra noi [in Sicilia] una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia"<ref name="Biundi">Giuseppe Biundi, ''[http://books.google.it/books?id=ogpdAAAAMAAJ&pg=PA32&dq=arancinu&hl=it&ei=0e9lTobBJMP04QS3hqHCCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDAQ6AEwAQ#v=onepage&q=arancinu&f=false Dizionario siliciano-italiano]'', Fratelli Pedone Lauriel, 1857, p. 32.</ref>. Il termine della lingua italiana ''arancino'' deriverebbe dal siciliano ''arancinu''<ref>Valerio Droga e Giusto Lo Bue, [http://www.ateneonline-aol.it/060629vladglob.php L'arancina è maschio o femmina? Piace dai Peloritani alla Conca d'oro], Ateneonline-aol.it, 29 giugno [[2006]].</ref>.
 
== Storia ==