Guerra di Modena: differenze tra le versioni

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|Comandante2= [[Augusto|Cesare Ottaviano]]<br />[[Aulo Irzio]]†<br /> [[Gaio Vibio Pansa]]†<br />[[Decimo Giunio Bruto]]
|Effettivi1= tre legioni di veterani ([[Legio II Gallica|II ''Gallica'']], [[Legio V Alaudae|V ''Alaudae'']] e [[Legio XXXV (Cesare)|XXXV]]) e una legione di richiamati con [[Marco Antonio]], tre legioni di richiamati con [[Publio Ventidio Basso]]
|Effettivi2= [[Aulo Irzio]] e [[Augusto|Cesare Ottaviano]]: due legioni di veterani ([[Legio IIII Macedonica|IIII ''Macedonica'']] e ''[[Legio Martia|''Martia'']]''), una legione di reclute e due legioni di richiamati; [[Vibio Pansa]]: quattro legioni di reclute; [[Decimo Bruto]]: due legioni di veterani e una legione di reclute
|Perdite1= sconosciute
|Perdite2= sconosciute
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Due fedeli luogotenenti del console, [[Lucio Decidio Saxa]] e [[Publio Ventidio Basso]], vennero inviati a reclutare nuove truppe in Campania e nel [[Piceno]] per rafforzare le legioni in marcia verso la Gallia Cisalpina contro Decimo Bruto che era deciso a resistere e aveva a sua volta aumentato le sue forze con reclutamenti sul posto<ref>{{cita|Syme| pp. 140 e 142}}</ref>. L'esercito di Antonio, dopo le nuove leve, era costituito dalle due legioni rimaste di quelle provenienti dalla Macedonia, dalla V ''Alaudae'' e da una legione, formata con esperti veterani cesariani richiamati e quindi particolarmente efficiente<ref>{{cita|Appiano| III, 46}}</ref>.
[[File:Shepherd Map Regio Aemilia (1911).jpg|thumb|right|270px|Carta dell'area delle operazioni lungo la [[via Emilia]]; sono indicate [[Modena]] e ''[[Castelfranco Emilia|''Forum Gallorum'']]''.]]
Ottaviano nel frattempo aveva consolidato le sue forze; egli disponeva delle due legioni cesariane, ''Martia'' e ''Quarta'', che avevano defezionato dal campo di Marco Antonio, di una legione di reclute e di due legioni incomplete di veterani rinforzate con nuove leve. Ottaviano si affrettò ad entrare in comunicazione con il Senato a cui offrì la sua collaborazione; egli trattenne i suoi legionari da prove di forze per accrescere il suo potere, elargì ricchi premi ai veterani a lui fedeli e sembrò per il momento accettare l'autorità dei repubblicani in Roma; i senatori a loro volta accolsero con sollievo l'aiuto del giovane erede di Cesare, ma erano in attesa dell'entrata in carica dei nuovi consoli per organizzare altre forze per l'attacco contro Antonio<ref>{{cita|Appiano| III, 47-49}}</ref>.
 
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In questa fase peraltro Marco Antonio sembrò esasperato dalla situazione e dalla aggressione subita da parte di una eterogena alleanza di nemici coalizzatasi contro di lui. In una lettera inviata il 15 marzo a Irzio e Ottaviano egli criticava in termini duri e sarcastici l'innaturale coalizione tra cesariani e cesaricidi, l'alleanza con "Cicerone, un vinto", la presenza nel campo di Irzio di cesaricidi come [[Servio Sulpicio Galba (pretore 54 a.C.)|Servio Sulpicio Galba]]. Egli deprecava la decisione di far marciare "i veterani di Cesare" contro di lui, il fedele luogotenente del dittatore, e affermava di essere pronto a resistere, pur auspicando una nuova alleanza tra cesariani per "vendicare la morte di Cesare"<ref>{{cita|Canfora| pp. 34-38}}</ref>. La lettera di Antonio venne letta e violentemente criticata in Senato da Cicerone che in privato si espresse minacciosamente anche contro Lepido e Planco; la guerra divenne quindi inevitabile.
In Gallia Cisalpina nel mese di febbraio Irzio e Ottaviano erano avanzati con cinque legioni lentamente lungo la via Emilia; da Rimini raggiunsero [[Claterna]] e ''[[Imola|''Forum Cornelii'']]'' senza trovare grande opposizione; all'inizio di marzo raggiunsero [[Bologna]] e proseguirono verso Modena<ref name="RS193">{{cita|Syme| p. 193}}</ref>. Marco Antonio per il momento preferì concentrare le sue forze e serrare maggiormente l'assedio contro Decimo Bruto la cui situazione era precaria. Il 19 marzo 43 a.C. si era mosso da Roma anche Vibio Pansa con quattro legioni di reclute<ref name="RS193"/>; ad aprile egli avanzava lungo la via Emilia da Bologna per raggiungere le forze del collega Irzio e del propretore Ottaviano. Marco Antonio, dopo aver consolidato l'assedio di Decimo Bruto, si era portato nel frattempo con le legioni vicino agli accampamenti di Irzio e Ottaviano e sfruttava la sua superiore cavalleria per infastidire e indebolire con piccoli attacchi le forze avversarie; egli contava sull'atteso arrivo delle legioni di veterani che Ventidio Basso aveva costituito nel Piceno<ref>{{cita|Ferrero| vol. III, p. 211}}</ref>; Antonio era anche informato dell'avanzata da Bologna delle legioni di reclute di Vibio Pansa.
 
=== Battaglia di Forum Gallorum ===
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[[File:Mutinan taistelu.svg|thumb|right|250px|Mappa della battaglia di Forum Gallorum.]]
Marco Antonio decise di prendere l'iniziativa e sconfiggere i nemici prima del loro ricongiungimento; in un primo tempo egli cercò di entrare in battaglia contro le cinque legioni del console Aulo Irzio e del propretore Cesare Ottaviano, ma, dopo aver constatato che i suoi avversari rimanevano passivi all'interno dei loro accampamenti in attesa dell'arrivo delle quattro legioni di reclute di Vibio Pansa, decise di cambiare piano e di marciare con due legioni veterane lungo la via Emilia contro Pansa dopo aver lasciato una parte delle sue forze al comando del fratello [[Lucio Antonio]] a controllare Decimo Bruto a Modena e Irzio e Ottaviano nei loro accampamenti.<ref>{{cita|Ferrero| vol. III, pp. 211-212}}</ref><ref>{{cita|Cassio Dione| XXXXVI, 37}}</ref>.
[[File:Legionari romani.jpg|thumb|left|210px|Legionari romani armati di ''[[Gladio (arma)|''gladius'']]'', ''[[pilum]]'' e ''[[Scudo (esercito romano)|''scutum'']]''. Il legionario in primo piano mantiene la classica posizione d'attacco della fanteria pesante romana con lo scudo sulla sinistra a protezione del corpo e il gladio impugnato con la mano destra.]]
Marco Antonio fece appostare nelle paludi presenti nelle vicinanze di ''[[Castelfranco Emilia|Forum Gallorum]]'', attraverso il quale avrebbero dovuto passare le legioni di Vibio Pansa, le sue due migliori legioni di veterani ([[Legio II Gallica|II]] e [[Legio XXXV (Cesare)|XXXV]]) mentre lungo la via Emilia schierò la sua coorte pretoria<ref>{{cita|Appiano| III, 66}}</ref>. Mentre i legionari si posizionavano al riparo dei canneti delle paludi, i reparti di cavalleria e fanteria leggera mossero in avanti lungo la via Emilia per attirare le reclute di Vibio Pansa nella trappola<ref>{{cita|Ferrero| vol. III, p. 212}}</ref>. Il piano era audace e abile ma Antonio ignorava che le legioni di reclute di Pansa erano state raggiunte nella notte del 14 aprile 43 a.C. dai rinforzi inviati da Irzio e Ottaviano; i legati Servio Sulpicio Galba e [[Decimo Carfuleno]] avevano condotto i veterani cesariani della [[legio Martia|legione ''Martia'']]<ref>{{cita|Canfora| p. 41}}</ref>e le [[Coorte|coorti]] [[pretoriani|pretorie]] personali di Cesare Ottaviano<ref name="AP66">{{cita|Appiano| III, 66}}</ref> e Aulo Irzio. All'alba del 14 aprile quindi le colonne di Pansa in marcia attraverso le paludi erano guidate proprio dalla esperta legione ''Martia'' e dalle coorti pretorie che coprivano l'avanzata delle legioni di reclute<ref name="AP67">{{cita|Appiano| III, 67}}</ref>.
 
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La ritirata di Antonio fu grandemente favorita dalla disgregazione della precaria alleanza tra Cesare Ottaviano e il Senato repubblicano; nella notte del 22-23 aprile morì anche il console Vibio Pansa apparentemente in seguito alle ferite riportate a Forum Gallorum; le circostante della sua morte non furono del tutto chiare e si diffusero voci di avvelenamento e di una responsabilità di Ottaviano<ref>{{cita|Canfora| pp. 53-55}}</ref>. In ogni caso con la tragica scomparsa di Irzio e Pansa, il giovane erede di Cesare riprese la sua autonomia e rifiutò di collaborare con il cesaricida Decimo Bruto<ref>{{cita|Canfora| pp. 62-63}}</ref>. A Roma la fazione senatoriale raccolta intorno a Cicerone, dopo le notizie di vittoria, il 26 aprile 43 a.C. aveva dichiarato "nemico pubblico" Marco Antonio<ref name="RS193"/>, ma accrebbe il risentimento di Ottaviano esaltando il ruolo di Decimo Bruto nella campagna; al cesaricida venne decretato l'onore del [[trionfo]]; egli venne inoltre incaricato di assumere la direzione suprema delle guerra contro Antonio con il comando anche delle legioni di Irzio e Pansa. Decimo Bruto ordinò subito a Ottaviano di muovere con le sue legioni verso gli [[Appennini]] per sbarrare il passo a Ventidio Basso mentre egli si sarebbe portato all'inseguimento di Antonio, ma il giovane non eseguì gli ordini; sembra che egli fosse stato avvertito dal console Pansa, in punto di morte, dei pericoli di una coalizione contro di lui da parte della fazione senatoriale alleata con i cesaricidi<ref>{{cita|Appiano| III, 73-74}}</ref><ref>{{cita|Canfora| pp. 60-64}}. L'autore peraltro ritiene il racconto dell'incontro finale tra Ottaviano e il morente Pansa inattendibile e frutto della propaganda augustea.</ref>. Ottaviano quindi, nonostante le ripetute esortazioni di Decimo Bruto, rimase fermo intorno a Bologna con i suoi veterani cesariani<ref>{{cita|Syme| pp. 197 e 199}}</ref>.
 
I contrasti tra i suoi avversari e il conseguente ritardo dell'inseguimento, permisero a Marco Antonio di effettuare con pieno successo la manovra di ritirata; egli marciò con energia e grande determinazione fino a [[Tortona]] poi piegò a sud e riuscì ad effettuare il passaggio degli Appennini sbucando con le sue quattro legioni a ''[[Vado Ligure|''Vada Sabatia'']]'' sulla costa della [[Liguria]] a est di [[Genova]]. Il 3 maggio 43 a.C. giunse sul posto anche Ventidio Basso con le sue tre legioni di veterani e si congiunse con Antonio<ref name="RS199">{{cita|Syme| p. 199}}</ref>. Dopo aver felicemente completato la concentrazione delle sue legioni, Marco Antonio poté completare la sua abile manovra sviando l'inseguitore Decimo Bruto con una finta della sua cavalleria che venne inviata a nord delle montagne in direzione di [[Pollenzo]]; il cesaricida fu ingannato e invece di marciare verso sud deviò a ovest, lasciando via libera ad Antonio che con le sue legioni riunite non ebbe difficoltà a marciare lungo la costa ligure ed entrare nella [[Gallia Narbonese]] fino a ''[[Frejus|''Forum Iulii'']]'' dove giunse il 15 maggio 43 a.C.<ref name="RS199"/>.
 
== Bilancio e conseguenze ==
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La guerra di Modena si era conclusa apparentemente, dopo un lungo assedio e due aspre e sanguinose battaglie, con la vittoria della fazione senatoria repubblicana in alleanza con i cesaricidi: Marco Antono era stato costretto a rinunciare all'assedio della città e batteva in ritirata. A Roma ci fu inizialmente grande esultanza, nonostante la morte di Irzio e Pansa, per le notizie di vittorie ma ben presto le informazioni che giunsero durante il mese di maggio chiarirono la reale situazione ed evidenziarono la debolezza della fazione senatoria raccolta intorno a Cicerone<ref>{{cita|Syme| p. 202}}</ref>. A Oriente i due principali cesaricidi, Marco Bruto e Gaio Cassio, che avevano organizzato un gran numero di legioni in Siria e Grecia, non si mossero in aiuto e Decimo Bruto, privo dell'aiuto delle legioni di Ottaviano, non fu in grado di bloccare Marco Antonio che nella Gallia Narbonese poté entrare in contatto con l'ambizioso governatore Marco Emilio Lepido e le sue quattro legioni<ref>{{cita|Syme| pp. 199 e 202}}</ref>.
{{Doppia immagine|right|Marcus Aemilius Lepidus.jpg|150|Bust of Plancus IMG 9753.jpg|130|Moneta con l'effigie di [[Marco Emilio Lepido]]|Busto di [[Lucio Munazio Planco]]}}
Tra le legioni cesariane di Antonio e Lepido iniziarono manifestazioni di fraternizzazione e i due comandanti il 30 maggio 43 a.C. conclusero un accordo di alleanza contro i cesaricidi e contro la fazione senatoria repubblicana; questo avvenimento cambiò completamento l'esito della breve guerra di Modena e vanificò le effimere vittorie dei repubblicani<ref>{{cita|Appiano| III, 83}}</ref><ref>{{cita|Syme| pp. 199-200}}</ref>. Entro breve tempo anche gli altri proconsoli romani insediati nelle province d'Occidente passarono decisamente dalla parte di Marco Antonio. In un primo tempo Munazio Planco con le legioni presenti nella Gallia Comata sembrò deciso ad intervenire a favore del Senato; egli aveva attraversato il [[Rodano]] il 26 aprile ed era giunto a ''[[Grenoble|''Cularo'']]'' in attesa dell'arrivo di Decimo Bruto che, dopo aver rinunciato a intercettare Antonio, marciava lentamente verso il [[Piccolo San Bernardo]]. Planco e Decimo Bruto si riunirono alla fine di giugno ma la loro situazione era difficile; le loro quattordici legioni riunite erano inesperte o infide e simpatizzanti per i cesariani<ref>{{cita|Syme| p. 200}}</ref>.
 
Gli eventi in Gallia Narbonese ebbero una svolta con l'arrivo delle tre legioni di Asinio Pollione provenienti dalla Spagna; Pollione era amico di Antonio e le sue truppe cesariane sollecitavano la fraternizzazione; ben presto si conclusero accordi diretti tra i capi cesariani; anche Munazio Planco in settembre 43 a.C. decise di abbandonare Decimo Bruto e collaborare con le sue cinque legioni con Antonio, Pollione e Lepido<ref>{{cita|Ferrero| vol. III, pp. 234-235}}</ref>. Decimo Bruto con dieci legioni cercò inizialmente di ripiegare verso nord tentando di raggiungere dopo una lunga marcia la Macedonia dove sperava di entrare in contatto con Marco Bruto, ma la sua fine fu tragica. Le sue legioni defezionarono e passarono a loro volta dalla parte di Antonio, Lepido e Ottaviano; Decimo Bruto divenne un fuggiasco quasi isolato. Inseguito dai cesariani, il cesaricida venne catturato da un capo tribù gallo e ucciso su ordine di Marco Antonio<ref>{{cita|Ferrero| vol. III, p. 235}}</ref>.