Sojuz 26: differenze tra le versioni
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L'attività extraveicolare venne preparata accuratamente. Per primo i due cosmonauti entrarono nell'apposita chiusa d'aria per vestire le loro tute spaziali. Non si trattò di una chiusa d'aria vera e propria, ma di quella parte anteriore della stazione spaziale la quale veniva appositamente chiamata sezione di passaggio. Infatti questa sezione poteva essere chiusa ermeticamente nei confronti del resto della stazione spaziale stessa fungendo pertanto da chiusa d'aria. Dopo che i due cosmonauti avessero decompresso (cioè fatto fuoriuscire l'aria) da questa sezione, Grečko lasciò (come minimo parzialmente) la stazione, mentre Romanenko rimase all'interno di questa sezione. Con una telecamera a colori ed appositi attrezzi venne in seguito analizzato il congegno d'aggancio della stazione. Si accertò che lo stesso non presentò alcun difetto o alcun componente rotto. Pertanto la disfunzione e l'insuccesso della precedente missione era esclusivamente dovuto all'adattatore d'aggancio della Sojuz 25. L'attività extraveicolare si concluse dopo un'ora e 28 minuti.
Grazie a questa azione si poteva pensare all'esecuzione della missione [[Sojuz 27]] equipaggiata da Vladimir Džanibekov e Oleg Makarov. Con l'aggancio di questa navicella avvenuto l'11 gennaio [[1978]] era stato assemblato il primo velivolo spaziale in orbita composto da tre singoli velivoli. Con la collaborazione di questo secondo equipaggio, chiamato equipaggio ospite, si poterono dunque eseguire diversi esperimenti per controllare la stabilità di tutto il complesso così assemblato (creazione di oscillazioni artificiali, misurazione di frequenze di risonanza ecc.). L'equipaggio ospite rimase per cinque giorni a bordo della stazione prima di rientrare a terra a bordo della Sojuz 26. Per la prima volta venne usata questa prassi, cioè di sostituire la navicella spaziale di lancio con un'altra per il rientro. Le missioni successive continueranno con ciò. In questo caso però si voleva semplicemente evitare di dover eseguire una manovra di sgancio della navicella Sojuz 26 dal congegno d'aggancio posteriore per riagganciare la stessa al congegno anteriore. Il congegno posteriore infatti dovette essere libero per la navicella di trasporto e da carico [[Progress (veicolo spaziale)|Progress]], dato che su questa parte si trovavano inoltre gli agganci per il rifornimento di carburante della stazione stessa. Inoltre fu la volta buona per effettuare una prova ed un collaudo di tutti i lavori necessari per un tale cambio di navicella (per esempio il trasferimento e montaggio dei seggiolini dei cosmonauti fatti su misura da una navicella verso l'altra, il trasferimento delle tute spaziali ecc.). Così la Progress 1 si poté agganciare alla stazione con successo il 20 gennaio 1978. Pure questa missione di rifornimento, eseguita con la navicella priva di equipaggio ma con 1.300 kg di carico più i 1.000 kg di carburante significò un nuovo primato a favore dell'Unione Sovietica. Il rifornimento di carburante avvenne al termine delle operazioni di scarico della navicella Progress nel periodo tra il 27 gennaio ed il 2 febbraio. Il 6 febbraio avvenne lo stacco della navicella Progress, la quale fu fatta precipitare in maniera controllata dopo che la stessa aveva riportato (tramite l'accensione del suo congegno propulsore) la Saljut 6 su di una traiettoria d'orbita più alta.
Dal 3 marzo 1978 al 10 marzo 1978 la stazione spaziale venne visitata dal secondo equipaggio ospite lanciato a bordo della [[Sojuz 28]], cioè [[Aleksej Aleksandrovič Gubarev]] ed il primo cosmonauta [[Cecoslovacchia|ceco]] [[Vladimír Remek]].
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