Franz Joseph Saurau: differenze tra le versioni

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Le circostanza della nascita del mensile sono estremamente significative, in quanto testimoniano come il [[Impero Austriaco|governo invasore]] si rendesse conto della sua ''faute de legitimité'' e della crescente ostilità del ceto patrizio lombardo (non matura, ma già spessa, diffusa). <br>
 
L’intenzione era di imbrigliare i molti intellettuali ereditati dal [[Regno d’Italia]] in un sistema di cultura cortigiana, retta dalle sovvenzioni statali. Ma fallì, in quanto la censura ed il governo non seppero mai rinunciare “alla storia e alla natura sua” (come avrebbe detto il [[Cesare Cantù|Cantù]]), ovvero sottomisero in continuazione le pubblicazioni ad una stretta ed implacabile censura. Tanto per fare undue esempioesempi, [[Gibbon]], [[Hume]] e [[Vittorio Alfieri|Alfieri]] era proibiti; Saurau non permise al [[Vincenzo Monti|Monti]] nemmeno la pubblicazione di una sua edizione di [[Virgilio]] e [[Cornelio Nepote]], senza previo consenso del [[Concilio Aulico]] di [[Vienna]]. <br>
 
La ragione di tanta insolente ottusità, che il Saurau impose e, certamente, condivise, aveva poco a che fare con le sue attitudini personali (tant’è che non sarebbero cambiate con i successivi governatori) e molto con la politica che l’[[Impero Austriaco|Impero]] aveva adottato: in definitiva il governo invasore sapeva di potersi comunque reggere sulla propria, preponderante, forza militare e sulla remissività delle popolazione. Come ben anticipato dal brutale avvertimento di [[Francesco II del Sacro Romano Impero|Francesco II]], il [[7 maggio]] [[1814]], agli ambasciatori milanesi: “voi mi appartenete per diritto di cessione e per diritto di conquista”. Non centrocerto per legittimità o convinzione.
 
==Ritorno e successiva carriera a [[Vienna]]==
Dalla fine del [[1817]] venne,Saurau infine,venne richiamato alla presidenza della [[commissione aulica centrale]] di organizzazione, basata a [[Vienna]] presso l’Imperatore. Lo raggiunse, al parallelo [[consiglio aulico]], il suo sodale [[Heinrich Johann Bellegarde|Bellegarde]]: evidentemente, i loro servigi in [[Italia]] erano stati apprezzati. <br>
Si ricordò anche dei suoi soggetti milanese, donando, nel [[1817]] all'Accademia di Brera, un quadro del pittore [[Nava]], poi sostituito, nel [[1818]] “con altra giudicata dallo stesso autore più consona”.
 
Nel [[1819]] era ministro degli interni con il cancelliere [[Klemens Wenzel von Metternich|Metternich]] ed ordinò al governatore imperiale del [[Tirolo]] di raccogliere e trascrivere canzoni e musica popolare tirolese: ne vennero raccolte circa un centinaio, ma solo poche dal [[Trentino]], probabilmente perché in un dialetto italiano. Tornò, poi, ad occupare la carica di ministro delle finanze. <br>
Il [[14 aprile]] [[1823]] fu tra gli azionisti-promotori della prima società di navigazione a vapore del [[Danubio]]: il [[5 settembre]] [[1830]] il primo vapore "Francesco I" (dal nome dell’ [[Francesco II del Sacro Romano Impero|Imperatore Francesco II]]), compì il viaggio da [[Vienna]] a [[Pest]] e ritorno in quindici ore e ventitrè minuti. <br>
Dal [[1823]]] venne chiamato alla Cancelleria imperiale assunse l’ufficio della [[Suprema Cancelleria]] e direttore della [[Cancelleria di Vienna]] (‘Wiener Hofkanzlei’). In tale carica, nel [[1825]] fu destinatario di una famosa lettera del l’arciduca [[Giovanni]] che pregonizzava un corridoio ferroviario da [[Vienna]] verso sud, attarverso la [[Stiria]]. Nel [[1823]] venne ororato dell’[[Ordine del Toson d'Oro]], massima onoreficenza austriaca. <br>
 
==Ambasciatore a [[Firenze]]==