Andrea Pozzo: differenze tra le versioni
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[[Immagine:Sant'Ignazio - affresco soffitto -antmoose.jpg|thumb|300px|Chiesa di Sant'Ignazio a Roma: Apoteosi di Ignazio]]
'''Andrea Pozzo''' ([[Trento]], [[30 novembre]] [[1642]] - [[Vienna]], [[31 agosto]] [[1709]]), artista [[italia]]no straordinariamente versatile, fu [[architetto]], decoratore, [[pittore]], teorico dell'arte e una figura significativa del tardo [[Barocco]]. Viene nominato anche come Del Pozzo, Dal Pozzo e Pozzi: sembra falsa la notizia in base alla quale il suo cognome originario fosse il tedesco Brunner, poi italianizzato. Ricevuta nella stessa città natia una prima educazione, si sposta a [[Venezia]], dove viene avviato alla pittura: pur non essendosi formato alla scuola di maestri conosciuti, ebbe modo di attingere alle fonti della migliore sensibilità artistica del tempo, ricevendo stimoli che rimarranno alla base della sua intera produzione artistica. La vita di questo artista è in perfetta linea con quella dei suoi contemporanei: intensa attività legata a numerosi e frequenti spostamenti che lo vedranno dapprima operante in diverse città del nord Italia, per poi passare a [[Roma]] ed infine approdare in [[Austria]]. Durante i suoi viaggi non mancò di lasciare il segno tangibile della sua presenza nelle città dove sostava: ne danno ancora testimonianza alcune opere custodite ad [[Arezzo]], [[Montepulciano]], [[Modena]] e [[Como]], località che videro l’artista all’opera soltanto per periodi brevi e passeggeri.
Nel [[1665]] si sposta a [[Milano]], dove, presso la [[S. Fedele (chiesa)|chiesa di S. Fedele]], entra nella [[Compagnia di Gesù]], alle cui glorie celebrative sarà legata quasi l’intera sua produzione artistica: raggiunse soltanto il grado di coadiutore, in base al quale gli spetta il titolo di fratello e non quello di padre, che spesso gli viene ancora attribuito. Proprio a Milano ebbe modo di continuare a perfezionare la sua formazione artistica, lavorando come aiuto del [[Francesco Maria Richini|Richini]]. Di qui si reca in [[Liguria]]: è attivo a [[Genova]], nella [[chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea (Genova)|chiesa di S. Ambrogio]], dove realizza una ''Immacolata e S. Francesco Borgia'', e poi nella Collegiata di [[Novi Ligure]], dove troviamo una sua ''Predicazione di S. Francesco Saverio'', e infine a [[Sanremo]]. Torna nuovamente a Milano, per recarsi, nel [[1675]], a [[Torino]] su invito della corte, per le decorazioni della chiesa gesuita dei Ss. Martiri; lo vediamo poi attivo a [[Mondovì]] nel [[1676]], impegnato ad affrescare la [[chiesa di S. Francesco Saverio]], detta poi della Missione, lavoro che lo occuperà per due anni. Successivamente opera nella chiesa di S. Bartolomeo a Modena, affrescandone la volta del presbiterio e del coro. In questi lavori, soprattutto in quest’ultimo, è possibile gustare già tutti i presupposti della sua visione figurativa e prospettica, tutte le arditezze e stravaganze che caratterizzarono la sua copiosa produzione e che troveranno la massima espressione nel periodo romano. Nel [[1681]] viene chiamato a Roma dal generale della Congregazione, [[Gian Paolo Oliva]], su suggerimento del celebre pittore [[Carlo Maratta]], attivo in quel periodo nell’Urbe. Lo scopo della convocazione era legato al completamento degli affreschi del corridoio della Casa Professa, lavoro lasciato incompleto dal Borgognone. A Roma il nostro artista rimase quasi un ventennio, fino al [[1702]], ed ebbe modo di approfondire i suoi studi sulla prospettiva e perfezionare la sua tecnica pittorica, dando vita, grazie alla sua grande perizia e al suo estro, a veri e propri capolavori.
Certamente il lavoro che più lo impegnò – e lo ha consegnato ai posteri come elemento rappresentativo del Barocco romano – fu la realizzazione degli [[Affresco|affreschi]] nel soffitto della navata della chiesa di [[Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio|San Ignazio]], culmine della sua incessante ricerca prospettica e figurativa, espressione dell’ormai raggiunta maturità artistica: sul soffitto piatto della chiesa realizzò in pittura propettica delle architetture illusorie che, dilatando il campo visivo, incorniciano l'icona più espressiva dello spirito missionario di due secoli di storia della famiglia Gesuita. Per la stessa chiesa progettò l’altare dedicato a [[San Luigi Gonzaga]], mentre per la [[Chiesa del Gesù|Il Gesù]] realizzò l’[[altare]] maggiore e quello dedicato al santo fondatore .I suoi capolavori romani hanno influenzato a lungo lo stile della decorazione interna delle chiese del tardo barocco nell'Europa cattolica.
Appena prima dei lavori in S. Ignazio realizza gli affreschi nella chiesa del Gesù a [[Frascati]], adoperando la tecnica, già sperimentata, della finzione pittorica, con finti altari e finte pale sugli stessi. Nel [[1694]] gli viene affidato il compito di affrescare il refettorio del convento del S. Cuore alla [[Trinità dei Monti]]: il soggetto centrale sarà la Gloria della Trinità con i Ss. Francesco, Paolo e Francesco di Sales.
Nel 1700 progetta la cattedrale (''stolnica'') di [[Lubiana]] dedicata a San Nicola. Su invito di
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Image:Ljubljana cathedral.jpg|La cattedrale di [[Lubiana]]
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== Bibliografia ==
E. FILIPPI, ''L'arte della prospettiva. L'opera e l'insegnamento di Andrea Pozzo e Ferdinando Bibiana in Piemonte'', Olschki, 2002;
L. GIORGI, ''Antonio da Sangallo il Vecchio e Andrea Pozzo a Montepulciano. Il tempio della Madonna di S. Biagio e la Chiesa del Gesù'', Le Balze, 1999;
H. IKEGAMI, ''Sviluppo sommerso. Peculiarità della teoria prospettica di Andrea Pozzo'', CLUEB, 1998;
V. DE FEO – V. MARTINELLI (a cura di), ''Andrea Pozzo'', Electa Mondadori, 1998.
== Voci correlate ==
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