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All'interesse per la storia, Sabalich unì nei suoi studì una spiccata attenzione per l'analisi dei costumi locali: dai racconti dei giochi di piazza alle raccolte di racconti tradizionali, aneddoti, piccoli e grandi eventi. A questo filone, strettamente commisto a quello storico, appartengono alcune fra le migliori opere del Sabalich: dalle «Tradizioni popolari zaratine» (1904) alle «Curiosità storiche zaratine» (1906)<ref>Opera eclettica e variegata, che unisce notazioni di carattere storico, archeologico, aneddotico, folkloristico.</ref>, dalle «Vecchie storie zaratine» (1913), fino al notevole «Giuochi popolari zaratini» (1919), unica opera che ricorda i vecchi giochi di strada dalmati<ref>Sabalich ne censisce ben 241, recuperandoli in diverse località della regione.</ref> e le feste risalenti ai secoli andati: un bagaglio di piccolo folklore locale totalmente perduto a seguito dell'[[esodo istriano|esodo]] della componente italofona dalla Dalmazia, conclusosi dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]].
===Opere teatrali, prose e poesie===
Il teatro fu la principale passione di Sabalich: ad esso si dedicò lungo tutta la sua vita, componendo oltre un centinaio fra commedie, monologhi ed atti unici. Di essi tenne un ordinato elenco manoscritto: accanto al titolo egli aggiunse una serie di note per indicare se l'opera fosse stata pubblicata o rimasta allo stato di manoscritto, nonché se fosse stata rappresentata o no.
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Il suo capolavoro è «Gustavo Modena a Zara» (1894): la storia dell'ipotetico viaggio del famoso attore e patriota veneziano - realmente esistito - il quale per questioni familiari deve raggiungere la cittadina dalmata. Il testo è ricco di equivoci e spunti comici, e per decenni fu in cartellone in Dalmazia ed in Italia.
In dialetto furono alcune fra le sue migliori sillogi di poesie: «Soneti zaratini» (1889), «Bufonade» (1890), «Canzonete zaratine» (1891). Sempre in zaratino è «Le campane zaratine»: raccolta di sette lunghe poesie pubblicata postuma nel 1931, nelle quali l'autore ipotizza un dialogo fra i tocchi dei diversi campanili della sua città. Il carattere di questi versi è fra il melanconico e il tragico: come se l'autore - giunto in prossimità della fine della propria esistenza - potesse prefugirare anche la successiva [[bombardamenti di Zara|distruzione]] di Zara e la fine di un mondo:
{{quote|Madonna, santa e buona,<br>che ci date la salute,<br>Voi le avete viste tutte,<br>Voi le avete viste brutte;<br>fate che il Signore a tutti perdoni,<br>fate che non tornino più quei brutti tempi,<br>che non si ripetano più quei momenti,<br>che stiano in piedi, questi vecchi monumenti<br>di fede, di speranza e carità<br>e che non buttino a picco questa città.|Madona del Castelo|Madona, santa e bona,<br>che ne dè la salute,<br>Vu l’avè viste tute,<br>Vu l’avè viste brute;<br>fè che ‘l Signor a tutti ghe perdona,<br>fè che no torna più que’ bruti tempi,<br>che più no se ripeta que’ momenti,<br>che i staga in piè, sti veci monumenti<br>de fede, de speranza e carità<br>e che no i buta a pico sta çità.|lingua=vec}}
===El sì===
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