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Il suo capolavoro è «Gustavo Modena a Zara» (1894): la storia dell'ipotetico viaggio del famoso attore e patriota veneziano - realmente esistito - il quale per questioni familiari deve raggiungere la cittadina dalmata. Il testo è ricco di equivoci e spunti comici, e per decenni fu in cartellone in Dalmazia ed in Italia.
 
In dialetto furono alcune fra le sue migliori sillogi di poesie: «Soneti zaratini» (1889), «Bufonade» (1890), «Canzonete zaratine» (1891). Sempre in zaratinodialetto è «Le campane zaratine»: una raccolta di sette lunghe poesie pubblicata postuma nel 1931, nelle quali l'autore ipotizza un dialogo fra i tocchi dei diversi campanili della sua città. Il carattere di questi versi è fra il melanconico e il tragico: come se l'autore - giunto in prossimità della fine della propria esistenza - potesse prefugirare anche la successiva [[bombardamenti di Zara|distruzione]] di Zara e la fine di un mondo:
{{quote|Madonna, santa e buona,<br>che ci date la salute,<br>Voi le avete viste tutte,<br>Voi le avete viste brutte;<br>fate che il Signore a tutti perdoni,<br>fate che non tornino più quei brutti tempi,<br>che non si ripetano più quei momenti,<br>che stiano in piedi, questi vecchi monumenti<br>di fede, di speranza e carità<br>e che non buttino a picco questa città.|Madona del Castelo|Madona, santa e bona,<br>che ne dè la salute,<br>Vu l’avè viste tute,<br>Vu l’avè viste brute;<br>fè che ‘l Signor a tutti ghe perdona,<br>fè che no torna più que’ bruti tempi,<br>che più no se ripeta que’ momenti,<br>che i staga in piè, sti veci monumenti<br>de fede, de speranza e carità<br>e che no i buta a pico sta çità.|lingua=vec}}