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Sono quelli che non hanno acquisito perfettamente l’[[inglese]] e presentano un alto grado di convergenza tra dialetto e inglese. I giovani della prima generazione che, invece, hanno frequentato la scuola in [[Italia]], hanno una competenza migliore nell’italiano standard. Lasciano penetrare alcuni termini dialettali nel loro registro alto che è privo di convergenza con l’inglese. Tuttavia, per questa generazione il quadro resta molto vario e i confini con la prima possono essere in qualche caso sfumati: dipendono, per esempio, dagli anni d’istruzione in [[Italia]] e negli [[Stati Uniti]], dall’atteggiamento linguistico dei genitori e dei parenti, l’influenza dei coetanei americani e dell’istruzione scolastica nel nuovo paese<ref>Ibidem, pag 38. Haller distingue le due generazioni grazie all’età media al momento dell’emigrazione (11,7 contro 25 anni dei parlanti di prima generazione), per la media superiore di anni d’istruzione (12,2 della prima generazione di giovani, contro 7,2 anni per la prima generazione), per l’età media inferiore (44,5 contro 57,3), e per la permanenza più lunga negli Stati Uniti (31,8 contro 27,5) .</ref>.
Con la seconda generazione di giovani l’[[inglese]] è la varietà dominante, ma è evidente la [[diglossia]] costituita dall’[[inglese]] e dagli elementi dialettali, popolari e anglo-americani acquisiti da genitori e nonni. Si verifica il degrado nella competenza della varietà alta con discorsi zoppicanti, pieni di ripetizioni, autocorrezioni, silenzi disperati, quando non capita la parola giusta<ref>Hermann W.Haller, ''Una lingua perduta e ritrovata. L’italiano degli italo-americani'', Firenze: La Nuova Italia, 1993, p.19</ref>. Si tratta di una generazione nata in [[America]] da genitori italiani. Generalmente tende al monolinguismo anglofono, che si rivela anche quando si tenta di parlare italiano: per esempio è frequente l’utilizzo di ''andar fuori'' con il significato di 'uscire', perché tradotto dall’inglese ''going out''; oppure il plurale del verbo ne «la gente mi trattavano», che si spiega considerando il plurale del sostantivo inglese ''people''<ref>Hermann W.Haller, «Come si parla l’italiano negli Stati Uniti», in ''Italiano e oltre'', 1986, n.1, p. 39</ref>.
Le indagini sulle comunità di New York hanno rivelato che la perdita dell’[[italiano]] diminuisce con l’avanzare dell’età nella prima generazione, ma lo slittamento linguistico, e quindi l’avviarsi dell’italiano ad essere percepito come lingua straniera, aumenta con l’avanzare dell’età nella seconda generazione<ref>Dalla voce ''Italoamericano''[http://www.treccani.it/enciclopedia/italoamericano_%28Enciclopedia_dell%27Italiano%29/
=== Caratteristiche dialettali ===
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