Frida Misul: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Biografia: Espando e completo le informazioni ricavate dalla fonte citate.
Biografia: Piccola aggiunta
Riga 29:
Trascorsi tre mesi in un ospedale sovietico e un mese in un campo di raccolta americano, Frida Misul intraprende il viaggio di ritorno che la riporta a Livorno, dove ritrova la famiglia, scampata alle deportazioni.
 
Nel 1946 Frida Misul pubblica a Livorno uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Sette furono i deportati ebrei autori di racconti autobiografici pubblicati in Italia nei primi anni del dopoguerra: Lazzaro Levi alla fine del 1945, [[Luciana Nissim Momigliano]], [[Giuliana Fiorentino Tedeschi]], [[Alba Valech Capozzi]] e appunto Frida Misul nel 1946, e infine nel 1947 [[Primo Levi]] e [[Liana Millu]]. Ad essi vanno aggiunti: [[Luigi Ferri]], la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti, [[Sofia Schafranov]], la cui testimonianza è raccolta nel 1945 in un libro-intervista di [[Alberto Cavaliere]], e [[Bruno Piazza]], il cui memoriale, scritto negli stessi anni, sarà però pubblicato solo nel 1956.<ref>Anna Baldini (2012), "La memoria italiana della Shoah (1944-2009)", in ''Atlante della letteratura italiana'', Torino, Einaudi, Vol.3, pag. 758-763.</ref>
 
L'opera di Frida Misul è un volumetto di 47 pagine (''Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi''), scritto di impeto in cui si esprime tutta la rabbia e l'orrore dell'esperienza vissuta.<ref>Frida Misul, ''Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi'' (Livorno: Stabilimento Poligrafico Belforte, 1946).</ref>