Jacques Derrida: differenze tra le versioni

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Integrazione della Decostruzione
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Negli ultimi anni il pensiero di Derrida si concentra maggiormente sui temi [[Etica|etici]] dell'amicizia, della morte, e sulle questioni politiche, in particolare riguardo l'attualità del problema del [[terrorismo]] e del [[Medio Oriente]]; nel [[2003]] viene insignito della laurea honoris causa a [[Gerusalemme]]. La sua morte avviene l'anno dopo, nel [[2004]], in un ospedale parigino, a causa di un [[tumore al pancreas]] già in corso da lungo tempo.
 
== PensieroLa Decostruzione ==
 
In un'intervista tarda, Derrida ha dichiarato che "la Decostruzione è la denaturalizzazione del naturale". La portata filosoficamente rivoluzionaria del pensiero derridiano è una delle forme più autentiche di radicalità filosofica: in esso nulla è accolto secondo un criterio d'evidenza, ma viene sottoposto all'impietosa dissoluzione della decostruzione. La decostruzione, lontana da ogni nichilismo, è una della forme più prorompenti dell'ermeneutica contemporanea che ha condotto all'esasperazione quel processo interpretativo che era stato cautamente adoperato già da Foucault e Nietzsche.
 
Prendendo spunto da alcuni motivi emergenti dalla fenomenologia di [[Edmund Husserl|Husserl]], dal pensiero di [[Martin Heidegger|Heidegger]] e dalla [[Strutturalismo (filosofia)|linguistica strutturalista]] di [[Ferdinand de Saussure|de Saussure]], nonché riprendendo temi propri alla riflessione di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e di [[Sigmund Freud|Freud]], Derrida ha elaborato un percorso filosofico, originale e provocatorio, che si caratterizza come [[decostruzione]] della "metafisica della presenza". Quest'ultima costituirebbe l'aspetto più evidente ed egemone della filosofia occidentale.