Ya'qub ibn al-Layth al-Saffar: differenze tra le versioni

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Nell'871, passando per [[Balkh (città)|Balkh]], raggiunse [[Bamiyan|Bāmiyān]], che saccheggiò, dando fuoco ai tempi buddisti e asportandone le statue per umiliare i seguaci di quella religione, ancora abbastanza numerosi nella regione. Marciò poi su [[Kabul]], da dove espulse gli [[Hindu-Shahi]], che controllavano le attuali province afghane di [[Kapissa]], Kabul, [[Laghmān]] e, senza dubbio, di [[Nangarhār]] e dell'antica [[Aracosia]] ([[Kandahar]]).
 
Alla sua morte nell'[[879]], Yaʿqūb b. al-Layth s'era impadronito del [[Khorasan]], mettendo in tal modo fine alla dinastia regionale dei [[Tahiridi]], conquistando inoltre qualche parte dell'[[India]] settentrionale e dell'ovest iranico, puntando anche verso [[Baghdad]], costringendo l'"uomo forte" [[al-Muwaffaq]] - fratello del [[califfo]] [[abbaside]] [[alAl-Mu'tamid (Abbaside di Samarra)|al-Muʿtamid]] - a mobilitare le truppe califfali, distogliendole dal fronte del Sawad [[Iraq|iracheno]], dove era esplosa una pericolosa e tutt'altro che effimera rivolta servile.
 
Suo fratello [[Amr I (Saffaridi)|ʿAmr b. al-Layth]] gli succedette ma l'impero saffaride non durò troppo a lungo, visto che alcuni principati riuscirono a recuperare la loro autonomia, prima di essere nuovamente assoggettati al nascente impero dei [[Ghaznavidi]].