Origini di Siracusa: differenze tra le versioni

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Oltre alla testimonianza archeologica pre-coloniale dei greci verso il territorio, bisogna comunque tenere presente che l'intera area di Siracusa, in maniera sparsa, era già da tempo abitata dalle popolazioni autoctone. Località poste a sud come la [[Area marina protetta Plemmirio|Necropoli del Plemmirio]]<ref>[[Paolo Orsi]], ''La necropoli sicula del Plemmirio (Siracusa): (tav. 6., 10., 11.)'', 1891.</ref> e [[Isola di Ognina|Ognina]], nella quale si è ritrovato - grazie agli scavi di [[Bernabò Brea]] - un raro esempio di tomba dell'[[età del Bronzo]] che collega la cultura siracusana a quella [[Malta|maltese]]<ref>Anthony Bonanno, Pietro Militello, ''Ognina, Malta e l'Egeo'' (Orazio Palio) in ''Malta in the Hybleans, the Hybleans in Malta: proc. int. conference, Catania, 30 September, Sliema 10 November 2006'', 2008, da p. 71.</ref>. Altre località poste al nord del territorio come [[Thapsos]], dalla quale pervenne una notevole quantità di reperti d'origine micenea<ref name=Abulafia>[[David Abulafia]], ''Il grande mare'', 2014, cap. I.</ref>, che confermano la presenza di un antico emporio commerciale misto tra siciliani e micenei<ref name=Abulafia/> mantenutosi sino all'arrivo dei colonizzatori.
 
Numerosi altri siti sono stati scoperti proprio all'interno dell'area urbana siracusana<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/siracusa_res-8098408f-8c61-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/|titolo=Siracusa in “Enciclopedia dell' Arte Antica” – Treccani|accesso=21 settembre 2014}}</ref><ref>Davide Tanasi, ''La Sicilia e l'arcipelago maltese nell'età del Bronzo Medio'', 2008</ref>, come alcune testimonianze di [[Cultura di Castelluccio|epoca castellucciana]], ossia del [[XXII secolo a.C.]], rinvenute nell'area superiore dell'isola d'Ortigia<ref>{{Cita libro|autore = Giuseppe Voza|titolo = Nel segno dell'antico|anno = 1999|editore = Arnaldo Lombardi Editore|città = |ISBN = }}</ref>. Ma anche i siti in zona extra-urbana tra i quali si menzionano la [[Necropoli di Cassibile]] e [[Pantalica|'''Pantalica''']], la cui estensione archeologica l'ha portata ad essere considerata come "la Necropoli più grande d'[[Europa]]"<ref>Jean Guilaine, ''Storia d'Europa: Vol. 2. Preistoria e antichità / a cura di Jean Guilaine ...., Volume 2'', 1994.</ref><ref>Francesca Bottari, ''Pantalica e Siracusa'', 2008.</ref>. La maggior parte di questi siti risale al tempo in cui i [[siculi]] - popolo d'incerta origine - vi vennero ad abitare stabilmente, attorno al [[XV secolo a.C.]]. Fondando numerosi centri diffusero la loro cultura che divenne egemone per l'isola, al punto che la storiografia narra di un mitico re [[Hyblon]]e che concesse ai primi coloni greci giunti da Megara la fondazione di una colonia sul suo territorio<ref>Per approfondire la storia di [[Megara Iblea]] vedi: Elio Miccichè, ''Megara Iblea: alla riscoperta dell'antica colonia greca : guida confidenziale'', 2000.</ref>:
[[File:Pantalica e la valle dell'Anapo.jpg|thumb|300px|[[Pantalica]]; la Necropoli più vasta del continente europeo - dichiarata dall'[[Unesco]] [[Patrimonio dell'umanità]] - posta sulla [[Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande|Valle dell'Anapo]], con le sue 5.000 tombe e il cosiddetto ''Palazzo del principe'' (Anaktoron), rappresenta ancor oggi una grande fonte di notizie sul periodo pre-greco siciliano, e al contempo si lega agli inizi della storia siracusana, poiché la sua fine coincide con l'approdo dei coloni provenienti da Corinto<ref name="Cordano p. 64">{{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 64}}.</ref>.]]
 
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==== La presenza femminile ====
La spedizione dei greci era composta da soli uomini, dunque il problema della presenza femminile andava risolto sulla nuova terra<ref group=N name= Fonti>Sulla questione dei rapporti sociali tra indigeni e coloni greci si vedano: Luigi Gallo, ''Colonizzazione, demografia e strutture di parentela'', 1983 pp. 703-728; Manfredi, Braccesi, ''I greci d'Occidente'', 1996, cap. I, II, III; Federica Cordano, Massimo Di Salvatore, ''Il Guerriero di Castiglione di Ragusa: greci e siculi nella Sicilia sud-orientale: atti del Seminario, Milano, 15 maggio 2000'', 2002; Francesca Berlinzani, ''Convivenze etniche, scontri e contatti di culture in Sicilia e Magna Grecia'', 2012, e l'ampia bibliografia annessa.</ref>. Il contatto tra igreci duee popolisiculi poteva avvenire in due diverse modalità: in maniera pacifica con scambi, doni, proposte di matrimonio tra influenti membri locali (che generalmente sancivano poi una convivenza tranquilla tra la colonia greca e l'elemento autoctono) oppure vi era la modalità conflittuale, ovvero i coloni greci rapivano contro la volontà dei locali le donne portandole nella colonia<ref>{{Cita|Gallo, 1983|p. 707}}.</ref>. Siracusa, stando alle fonti antiche, rientrerebbe nel secondo caso<ref group=N name= Fonti/>.
 
Gli storici ritengono infatti attestata la consuetudine dei matrimoni misti<ref group=N name= Fonti/>, poiché seppure in passato i greci avessero effettuato una chiusura all'elemento autoctono prediligendo l'unione solo tra coloni onde preservare la grecità, ciò non avvenne nel caso della vita coloniale quando per la sopravvivenza dovettero assicurarsi la presenza di donne, anche se non greche<ref name="Gallo"/>. La presenza di donne sicule nella Siracusa greca è stata attestata ad nella necropoli del Fusco dove sono stati rinvenuti oggetti e ornamenti indigeni databili intorno alla metà del [[VII sec. a.C.]]<ref>''Confini e frontiera nella grecità d'Occidente: Atti del trentasettesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 3-6 ottobre 1997, Volume 1'', p. 337.</ref><ref>{{Cita|Albanese, 2003|p. 144}}.</ref>. Purtroppo le fonti greche tacciono su questo importante aspetto e sulla nascita delle colonie, per cui ben poco si conosce del periodo che s'interpose tra la fondazione e le prime notizie storiche<ref group=N>Sull'interesse degli scrittori antichi greci per il rapporto sociale tra indigeni e coloni, si veda ''L'elemento indigeno nella tradizione letteraria sulle ktiseis'' a cura di Mauro Moggi, Persée, 1993, pp. 979-1004.</ref>.
 
=== Scomparsa delle città dei siculi ===
Con il passare del tempo a causa dell'espansione militare greca, sull'isola scomparvero improvvisamente molti floridi centri indigeni; esempio di violenta scomparsa nel siracusano - VII secolo a.C. - è rappresentato dalla necropoli del Finocchito, posta in territorio [[Noto (Italia)|netino]], distrutta dai siracusani durante la loro risalita del [[fiume]] [[Anapo]]<ref>Università di Catania, Istituto di archeologia, ''La necropoli di Monte Finocchito: estratto da contributi alla conoscenza dell'età del Ferro in Sicilia, Monte Finocchito e Polizzello'', 1982, p. 96.</ref><ref>{{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 65}}.</ref>. La città di [[Pantalica]], nata come insediamento vero e proprio, accolse, nei primi anni della sua vita, sempre più fuggiaschi siculi che scappavano dalle incursioni delle popolazioni italiche<ref name=PAN>{{cita libro|autore=Daniele Bertolami|titolo=Le necropoli rupestri di Pantalica|volume=Indice}}</ref>. Durante il secolo precedente alla fondazione di Siracusa fu definitiva la ''capitale dei siculi'' e raggiunse il momento di massimo splendore. Gli attriti con i siracusani iniziarono con l'arrivo di Archia e dei coloni corinzi, che si espansero nell'isola a danno della città. Probabilmente richiese un aiuto da [[Megara Iblea]], con la quale aveva stretti rapporti, senza però riuscire a resistere alla pressione dei siracusani che, infine, la conquistarono<ref name=PAN/><ref group=N>Nonostante gli studiosi ipotizzino una molto probabile fine di Pantalica per mano dei siracusani e della loro espansione, non vi è alcuna fonte primaria che possa rischiarare, anche minimamente, le reali sorti che subirono gli abitanti di quella che è stata definita la capitale dei siculi. L'assenza di testimonianze archeologiche, successive al VII sec. a.C., dimostrerebbero una simultanea scomparsa del poderoso centro con la nascente colonizzazione greca della Sicilia ionica. Per un maggiore approfondimento sull'argomento si vedano: [[Luigi Bernabò Brea]], ''Pantalica: ricerche intorno all'anáktoron'', 1990; {{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 65 n. 97}}; ''Acme, Volume 58, Edizioni 2-3'', 2005, p. 259.</ref>.
 
[[File:Latomie di Akrai 02.JPG|thumb|300px|left|Figure antiche scolpite nella roccia ad Akrai; la prima colonia, secondo la storiografia, fondata dai siracusani in età arcaica.]]