Filosofia della mente: differenze tra le versioni

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Tuttavia, da un punto di vista storico, il dualismo corpo/mente è stato per lungo tempo visto come un dualismo materia/spirito e il maggior responsabile di ciò è certamente Cartesio, che lo espresse in quello ''res extensa''/''res cogitans''. Quest'errore gnoseologico è stato sottolineato praticamente da tutti gli studiosi della mente dell'ultimo secolo, tra i quali Antonio Damasio che ha dedicato a questo argomento un intero libro.<ref>A.Damasio, ''L'errore di Cartesio'', Milano, Adelphi 1995</ref>
 
Da queste due correnti di fondo si è evoluto un ampio ventaglio di posizioni, agli estremi del quale stanno la visione scientifica riduzionistica e la visione metafisica. Essendo numerosissime le posizioni filosofiche sul problema mente-corpo tra quelle più scientifiche appaiono oggi dominare quelle concernenti due tronconi principali: il [[fisicalismo]] o [[materialismo]] (riduzionista e non riduzionista), e le dottrine non-fisicaliste, tra le quali spicca quella del [[Premio Nobel per la medicina]] [[Gerald Edelman]] che ha proposto la "Groups Neuronal Selection Theory", comunemente indicata come ''darwinismo neurale'' .
 
I filosofi contemporanei hanno abbandonato il dualismo ontologico in favore di un meno impegnativo dualismo delle proprietà o delle funzioni, in base al quale mente e corpo non sono due sostanze separate, ma compenetrate e coniugate funzionalmente. Possono quindi esser visti anche come "stati esperienziali" di un organismo polifunzionale, tali da poter fare una distinzione tra due tipi di stati: gli [[stati fisiologici o cerebrali]], legati alle strutture neurologiche della sensibilità corporea, e gli [[stati mentali]], quelli che concernono più specificamente le emozioni, i sentimenti e l'elaborazione del pensiero. Si è occupato di questo problema [[Edoardo Boncinelli]], facendo una distinzione tra ''neurostato'' come fenomeno cerebrale e ''psicostato'' come fenomeno mentale. Ha scritto: {{Citazione| In un determinato individuo e in un determinato momento, a un neurostato corrisponde uno psicostato, ma lo stesso psicostato può corrispondere a molti, o moltissimi, neurostati diversi. Da un certo punto di vista ciò è scontato. Noi non sappiamo dire quanti psicostati possano esistere nella nostra mente, non fosse altro perché non sappiamo bene che cosa siano, ma intuiamo che il loro numero non può essere altissimo. Non ci sarebbero infatti abbastanza strumenti interpretativi. Non sappiamo dire neppure quanti possano essere i neurostati concepibili, ma è facile supporre che saranno in numero incredibilmente alto. Se consideriamo anche solo le configurazione delle singole sinapsi il loro numero è impressionante. | E.Boncinelli, ''Il cervello, la mente e l’anima'', Milano, Mondadori 1999, pag.235}}