Musulami: differenze tra le versioni

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I Musulami sembravano definitivamente sottomessi, ma nel [[17]] scoppiava una grave rivolta presso queste genti, oppresse dagli eccessivi tributi che dovevano allo Stato romano. Sotto la guida di un [[Numidia|numida]] di nome [[Tacfarinas]], che aveva militato tra le [[truppe ausiliarie dell'esercito romano]], dopo averle disertate. In [[Africa (provincia)|Africa]], provincia senatoria, furono inviati alcuni ambasciatori per trattare con i rivoltosi senza successo, mentre i generali inviati successivamente dal [[Senato romano|Senato]], non riuscirono ad imporsi in questa guerra, a causa dei metodi da guerriglia imposti dalle popolazioni indigene.
 
Nel [[19]]-[[20]] d.C. [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] era costretto a causa degli scarsi risultati ottenuti dopo già due/tre anni di guerra ad inviare temporaneamente dalla [[Pannonia]] l'intera [[legio IX Hispana]]<ref>C.Daniels, ''Africa'', in ''Il mondo di Roma imperiale'', a cura di John Wacher, ''parte IV: le frontiere'', [[Bari]]-[[Roma]] 1989, p.264 segg.</ref>, e forse anche alcune ''vexillationes'' (distaccamenti [[legione romana|legionari]] della [[legio VIII Augusta]])<ref>Lawrence Keppie, ''The making of the roman army from republic to empire'', [[Oklahoma]] 1998, p. 158 segg. <br />Inscriptiones Latinae Africanae 471 e 472.</ref>.
 
Nel [[21]] era inviato sul teatro di guerra [[Quinto Giunio Bleso]], zio di [[Elio Seiano]]. Quest'ultimo, sembra che in seguito ad alcuni buoni risultati, pur se parziali, otteneva gli ''[[Trionfo|ornamenta triumphalia]]''.
 
Nel [[24]] d.C. il successore di [[Giunio Bleso]], [[Publio Cornelio Dolabella il Giovane|Cornelio Dolabella]], riuscì a catturare ed uccidere [[Tacfarinas]], modificando la tattica fino ad ora risultata improduttiva, dividendo le sue truppe in quattro colonne mobili, grazie anche all'aiuto di [[Tolomeo di Mauretania]], succeduto da poco al padre [[Giuba II|Giuba]], che si meritò il riconoscimento formale di ''socius et amicus papulipopuli romani''.
 
Con il ripristino della pace, nella provincia d'[[Africa (provincia)|Africa]] tornò rapidamente la prosperità, come ben testimoniano i numerosi edifici pubblici costruiti durante il regno di [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] a [[Thugga]] o a [[Bulla Regia]]. L'Africa continuava, inoltre, ad essere uno dei maggiori granai dell'[[Impero romano|impero]]. È proprio in questo periodo che la [[legio III Augusta]] era trasferita ad [[Ammaedara]]<ref>C.Daniels, ''Africa'', in ''Il mondo di Roma imperiale'', a cura di John Wacher, ''parte IV: le frontiere'', [[Bari]]-[[Roma]] 1989, p. 265 segg.</ref>.
 
Nel [[44]]-[[45]] ci fu un'ultima rivolta tra i Musulami, che il nuovo governatore d'Africa, [[Servio Sulpicio Galba (imperatore romano)|Servio Sulpicio Galba]] (il futuro imperatore), represse con grande rapidità. Altri episodi non sono ricordati da questo momento in poi, fino alla conquista dell'Africa da parte dei [[Vandali]]. Era infine insediata da [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]] una [[colonia romana|colonia]] ad ''Oppidum Novum'' nella fertile valle dello Chéliff.