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Nel dibattito filosofico del XXI secolo, il tema della condivisione è strettamente intrecciato ai temi delle problematiche economiche e sociali.
La [[crisigrande economica del 2008recessione|crisi economica]] che si è accentuata a partire dal 2008}}<ref>Tra gli studi, si possono citare [[Giulio Sapelli]], ''La crisi economica mondiale'', Bollati Boringhieri, 2008; [[Michel Serres]], ''Tempo di crisi'', Bollati Boringhieri, 2010; [[Gordon Brown]], ''Oltre il crollo. Come superare la crisi della globalizzazione'', Rizzoli, 2011; Piero Bevilacqua, ''Il grande saccheggio. L’età del capitalismo distruttivo'', Laterza, 2011; John Cassidy, ''Come crollano i mercati'', Einaudi, 2011; [[Joseph E. Stiglitz]], ''Bancarotta. L’economia globale in caduta libera'', Einaudi, 2011; [[Jacques Attali]], ''Come finirà? L’ultima chance del debito pubblico'', Fazi, 2011; Luciano Gallino, ''Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi'', Einaudi, 2011; Andrei Ross Sorkin, ''Too Big to Fail. Il crollo'', De Agostini, 2011.</ref> ha favorito il dibattito di filosofi e sociologi sui temi della condivisione e del solidarismo<ref>da intendersi nella sua dimensione progettuale, come la tendenza a realizzare un'organizzazione sociale fondata sulla collaborazione e sull'accordo.</ref>, intesi come possibili vie per risolvere molti dei problemi del mondo moderno e liberare la buona volontà degli uomini. Sostituendosi alla competizione, all’avidità e all’egoismo, la condivisione e la cooperazione vengono inoltre considerate le vie d’accesso più importanti alla felicità dei singoli e dei gruppi, essendo in grado di favorire un clima più sereno, grazie al quale può essere apprezzata meglio la bellezza delle relazioni e il rispetto per l’ambiente.
 
{{citazione|Il grave dissesto del settore finanziario ha dimostrato che le più acute menti matematiche del pianeta, con il sostegno di ingenti disponibilità economiche, avevano fabbricato non tanto un motore scattante di eterna prosperità quanto un carrozzone di traffici, swap e speculazioni temerarie che inevitabilmente doveva cadere a pezzi. A provocare la recessione non è stata una lacuna di conoscenze in campo economico, bensì l’eccesso di un particolare tipo di sapere, un’indigestione di spirito del capitalismo. Accecati dai bagliori del libero mercato, abbiamo dimenticato che vi sono altri modi di concepire il mondo. Come scrisse Oscar Wilde oltre un secolo fa: “Al giorno d’oggi la gente sa il prezzo di tutto e non conosce il valore di niente”. I prezzi si sono rivelati guide inattendibili. Nel 2008, oltre al crollo dei mercati finanziari, si è verificato un brusco rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari e del petrolio, e nonostante questo sembra che non riusciamo a vedere o a valutare il mondo se non attraverso il prisma difettoso dei mercati|Raj Patel, ''Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo'', p.7.}}