Autotreno FS ATR.100: differenze tra le versioni

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==Storia e caratteristiche==
Gli autotreni del gruppo ATR.100 sono il risultato di un progetto della [[FIAT Sezione Materiale Ferroviario]] del [[1935]] di un mezzo rapido di lusso. Vennero costruiti in un complesso di tre casse che poggiavano su 4 [[Carrello (ferrovia)|carrelli]]. I due carrelli estremi erano motori, con una potenza complessiva di 800 CV. Avevano una massa a vuoto di {{M|82.100|k|g}} e disponevano di 78 posti a sedere (36 di 1ª classe e 42 di 2ª classe) ed erano inoltre dotati di servizio di [[ristorante]] con pasti serviti sul posto ed aria condizionata<ref>{{Cita|Pedrazzini 1976/04|pp. 5-6|CP-NMSF8-1976}}.</ref>, per quei tempi vere e proprie raffinatezze. Due motori Diesel tipo FIAT V1612, tarati a 400 &nbsp;CV a 1600 giri/min, gli consentivano di raggiungere la ragguardevole velocità di 160&nbsp;km/h.<ref name="SP1976-76">{{Cita|Pautasso 1976|p. 76|SP-1976}}.</ref>
 
Le [[Ferrovie dello Stato]] ne ordinarono alla FIAT una serie di nove unità, classificate ATR.101-109, che vennero consegnate tra il 1936 e il 1940<ref name="SP1976-76" />. <br />
Il primo autotreno, classificato ATR.101, uscì dalla fabbrica nella seconda metà del [[1936]] e di lì a poco, il 12 settembre, raggiunse fra Torino e Novara la velocità di 162&nbsp;km/h<ref>Nel periodo di prova i motori vennero tarati fino a 450-500 CV a 1700 giri/min (cfr. {{Cita|Pautasso 1976|p. 76|SP-1976}}).</ref>, un primato mondiale di velocità per mezzi ferroviari a [[motore endotermico]]. Venne poi esposto alla [[Fiera di Milano]] del [[1937]]<ref name="CPNMSF-15">{{Cita|Pedrazzini 1976/04|p. 15|CP-NMSF8-1976}}.</ref>.<br />
La corsa di prova del 12 settembre 1936 mise però in evidenza alcune preoccupanti criticità nell'impianto frenante, nella stabilità di marcia e nelle vibrazioni indotte sulla cassa e sull'arredamento dai motori di trazione e del gruppo elettrogeno, che portarono alla decisione di apportare sostanziali modifiche ai treni che la FIAT continuava ad approntare mentre l'ATR.101 riprendeva le corse di prova dopo la parentesi della Fiera di Milano. Vennero dunque introdotte importanti varianti al sistema frenante (introduzione di ceppi di ghisa agenti sul cerchione, in ausilio ai soli freni a tamburo originali) ed alle sospensioni, accompagnate da una drastica riduzione di velocità a 120&nbsp;km/h, ottenuta ritarando la potenza dei motori a 375 &nbsp;CV a 1500 giri/min<ref name="CPTS-40">{{Cita|Pedrazzini 1976/07|p. 40|CP-1976-07}}.</ref>, che fece perdere al convoglio una delle sue caratteristiche peculiari: l'elevata velocità di marcia<ref name="CPNMSF-15" /><ref>Secondo altre fonti la limitazione della velocità massima venne introdotta nel 1947/48 in occasione della ricostruzione post-bellica (cfr. {{Cita|Pautasso 1976|p. 86|SP-1976}}).</ref>.
 
Sull'entrata in servizio degli ATR prima della seconda guerra mondiale la letteratura ferroviaria non riporta informazioni certe. Alcuni autori sostengono, senza specificare le fonti consultate, che vennero immessi in servizio regolare nel 1940<ref>{{Cita|Pautasso 1976|p. 83|SP-1976}}.</ref> sulla linea [[Torino]]–[[Milano]]–[[Venezia]]<ref>{{Cita|Molino e Pautasso 1983|p. 26|NMSP-1983}}.</ref>. Altri, non avendo riscontri di un servizio viaggiatori più o meno regolare, si limitano a citare il fatto che gli ATR compirono frequenti viaggi sperimentali da Torino ad [[Aosta]], Milano, [[Genova]], [[Bologna]] e forse Venezia e [[Trieste]]<ref>{{Cita|Pedrazzini 1976/07|pp. 23-24|CP-1976-7}}.</ref>.