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Taddeo Manfredi confermò quanto detto dal Pelliccione: Benedetto Accolti li aveva convinti che vi fosse un altro papa, descritto come un vecchio dalla lunga barba ormai in procinto di giungere con gran pompa a Roma, e che pertanto fosse necessario "fargli spazio" uccidendo Pio IV.
Da tali deposizioni emerse con evidenza la figura di Benedetto Accolti, sedicente depositario di una verità superiore e incaricato di realizzarla, quale ideatore e anima del progetto criminale. Effettivamente il rampollo del cardinale Pietro era un personaggio singolare: fisicamente brutto e sgraziato, era un abilissimo oratore, erudito delle [[Sacre Scritture]] e della cultura classica. Residente a Roma da circa un decennio, aveva acquisito una fama consolidata di profeta e frequentava assiduamente i palazzi di potenti porporati e curiali. Ai giudici che lo interrogavano disse di non avere intenzione di uccidere Pio IV tout court, ma di volerlo convincere ad abdicare nel nome dell'ormai prossima venuta del già citato "papa santo", che a suo dire avrebbe vinto i [[turchi]] e gli [[eretici]] instaurando una Chiesa pura e santa: disse tuttavia che se il pontefice non gli avesse dato ascolto, l'avrebbe ucciso in quanto
Il movente spirituale non convinse i giudici, che ribatterono alle deposizioni affermando che, qualora fosse stata la mano di Dio ad agire contro il papa, i congiurati non avrebbero avuto bisogno di usare alcuna arma. Sospettavano invece la presenza di mandanti più illustri e potenti dietro alla congiura. Le indagini pertanto si appuntarono sui canali attraverso i quali i congiurati si erano procurati le armi: emerse che il Pelliccione aveva un pugnale lungo un palmo e mezzo prestatogli dall'amico Simone della Barba, fratello dell'[[archiatra pontificio]] Pompeo (che con l'oscuro cavaliere condivideva l'abitudine a frequentare gli ambienti della magia e dell'astrologia). Da tale allarmante legame con una persona tanto vicina al pontefice non emerse tuttavia alcunché di rilevante ai fini dell'indagine. Si passò quindi ad esaminare lo stiletto di Benedetto Accolti, frattanto ritrovato sull'architrave di una finestra del palazzo Manfredi e che si sospettava fosse stato intinto nel veleno per rendere ancor più letali le ferite inferte; Benedetto minimizzò affermando che si trattava di un coltello di poco conto che usava portare con sé per trinciare il cibo.
Un'altra pista che fu battuta per trovare eventuali connivenze fu quella dei vestiti: tutti i congiurati si trovavano in difficili condizioni economiche, tanto da essere costretti a prendere in prestito abiti adatti a presentarsi al cospetto di Pio IV da dei famigliari di [[Curzio Gonzaga]] e [[Ascanio Della Cornia]]; quest'ultimo nome probabilmente risultò particolarmente sospetto, in quanto il Della Cornia era un potente condottiero, che già in passato aveva rivolto i suoi soldati contro il papa [[Paolo IV]]. Di lì a poco egli fu imprigionato a [[Castel Sant'Angelo]] per degli abusi perpetrati nel suo feudo di [[Chiusi]], ma non emersero prove di un suo effettivo coinvolgimento nella congiura contro Pio IV.
Stridevano però con l'indigenza dei congiurati le promesse che essi avevano fatto per cattivarsi simpatie e complicità
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