Il '''Sufismo''' è una forma della [[Islam|religione islamica]].
Il termine arabo ""sufi'"' forse deriva dalla lana (in arabo ''suf'') con cui erano intessuti gli umili panni dei primi mistici musulmani.
Il ''tasawwuf'' (termine che, più che misticismo, implica il concetto di esoterismo, da cui andranno però respinti i cascami che spesso al termine impropriamente s'accompagnano) è fenomeno diffusissimo nell'Islam e questo per la mancanza di un sacerdozio islamico che si arroghi il compito di mediare fra Dio e le Sue creature umane.
È dunque perfettamente normale e legittimo (forse anche doveroso) cheper il musulmano) cerchiricercare Dio personalmente, e ill'ambizione suodi tentare di mettersi in contatto con Lui inprevede contattoper prevedeil sufismo un processo di ascesi che obbliga a una lunga disciplina interiore per la quale è necessaria l'opera di un Maestro che funga da "guida" spirituale.
La grande diffusione del sufismo derivaè senz'altrointerpretato dalladai massimi storici delle religioni come una forma di reazione alla inevitabile e strutturale massiccia "giuridicità" dell'Islam ufficiale.
Partendo dall'idea che il Bene non è qualcosa di esterno a Dio ma è Dio stesso, ne derivaderiverebbe che fare il Bene è ubbidire alla Sua volontà (e infatti il ''muslim'', il musulmano, è chi si assoggetta a Dio senza questionare). Fare il Male, di conseguenza, èsarebbe disubbidirGli.
Per conoscere quale sia la volontà divina, vista l'assoluta impossibilitàincapacità umana di capire DiocapirLo, ci sil'Islam deve rifareriferirsi alle Sue parole. Alla Sua Rivelazione che, per eccellenza, è il [[Corano]], considerato vera e propria "parola di Dio" (''kàlimat Allàh'').
Il Corano, tuttavia, non è sempre facile da capire e da interpretare. Da qui la necessità per l'Islam di profondi studi e da qui deriva anche il ruolo ineluttabilmente egemonico assunto inevitabilmente dai sapienti [''[[‘ulamà 'ulamà' ]]'') che a questa meritevole opera ritenuta assai meritevole si dedicano. Il loro responso èsarà però un'opinione puramente personale, per quanto autorevole, e diventa consigliabile seguirla, o addirittura cogente, seguirla da parte dei fedeli solo quando essa abbia raccolto un consenso maggioritario o unanime deglidel mondo altridei dotti più qualificati.
Ne derivaderiverebbe unaun certo certaqual pauratimore per il fedele musulmano di interpretare in modo scorretto il dettato coranico ede eglida tenderàqui quindideriverebbe la sua tendenza a seguire alla lettera, purle rendendosidisposizioni contofornite deldai rischiodotti, diaccettando un certo qual formalismo vuotodegli diatti contenutiesteriori.
Il rischio di sbagliare e di commettere perciòquindi peccato - in quanto un atto di disobbidienza a Dio (e- quindiè sempre presente nella coscienza di peccato)un ècredente sempre presentemusulmano e questo hacomporta conseguenze tutt'altro che teoriche.astratte Da quie una certa pedissequità nell'assolvere al dettame coranico con atti che dall'esternoperò lemette liturgieil islamichesingolo possononon essereesperto visteal comeriparo macchinoseda eun destituiteeccesso di convinta partecipazione ma che il fedele temrà di scansare a rischio diarbitrio peccareinterpretativo.
Il tutto avviene,sembra avvenire - a dire degli stessi storici delle religioni - in modo assolutamente analogo, anche nell'Ebraismo che, religioneal anchpari dell'essaIslam è una religione fortemente ritualistica, basata come è su un codiceTesto diSacro comportamentodirettamente rivelato divinamenteda Dio e da seguire quindi alla lettera.
Per il pensiero islamico ufficiale, il percorso autonomo di avvicinamento a Dio comporta tuttavia il rischio di antinomismo, con la tentazione di non ottemperare con esattezza al dispositivo dettato dalla Legge islamica e a comportarsi in modo che potrebbe essere visto come arbitrario e deviante.
Il percorso di avvicinamento a Dio comporta un certo rischio di antinomismo, di non ottemperare cioè alla Legge islamica e a comportarsi in modo troppo libero. Da qui l'ostilità di alcuni ambienti teologico-giuridici islamici ufficiali - e innanzi tutto di alcune propaggini del hanbalismo, fondato- daal sufismo. E questo malgrado il fondatore della scuola giuridico-teologica [[Ahmad ibn Hanbal]] che era peraltrofosse tutt'altro che ostile alall'ambiente sufismodella ''[[Qadiriyya]]'', la maggiore delle [[confraternite]] sufi (''tariqa'', pl. ''turuq''). Sono anche note in proposito alcune dure prese di posizione di Ibn Taymiyya, uncontro il sufismo ma proprio questo hanbalita, vissuto in età mamelucca e considerato oggi come il massimo ispiratore dei movimenti "fondamentalistici" islamici, che dimenticano talora come anche Ibn Taymiyya fossefu anch'egli non sfavorevole a un'equilibrata equilibratopratica sufismosufi, esente cioè da quelle esagerazioni comportamentali (''shatahàt'') che scandalizzavano e possonoscandalizzano ancor oggi scandalizzare i benpensanti musulmani.
{{Islam}}
[[Categoria:Islam]]
[[hanbalismo]]
[[Confraternite islamiche]]
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