Alberto Franceschini: differenze tra le versioni

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== Attività Biografia ==
Nasce da una [[famiglia]] di tradizione comunista. Il padre Carlo fu arrestato per attività antifascista durante il [[fascismo|ventennio]], il nonno fu, nel [[1921]], uno dei fondatori del [[Partito Comunista d'Italia]]; entrambi parteciparono alla [[Resistenza italiana|resistenza]] contro il [[fascismo]]. Questa sua origine familiare facilita la sua entrata in politica. Entra in politica giovanissimo nelle file della [[FGCI]], da cui fu deluso a seguito degli scontri con il servizio d'ordine del PCI in una [[manifestazione]] nel [[1969]] contro la base [[NATO]] di [[Miramare (Rimini)|Miramare]] di [[Rimini]]. Dopo una serie di ulteriori incomprensioni si dimise dal partito. In seguito fondò a Reggio Emilia il CPOS, Collettivo Politico Operai Studenti, gruppo a cui appartengono anche i futuri brigatisti rossi [[Lauro Azzolini]], [[Fabrizio Pelli]], [[Franco Bonisoli]] e [[Prospero Gallinari]].
 
Il gruppo ebbe contatti con il gruppo milanese che ruotava attorno a Renato Curcio, e nel [[1970]] crearono un gruppo congiunto denominato "Sinistra Proletaria". Nel novembre [[1969]] partecipa al convegno di Chiavari. Stando a quanto riportato da Giorgio Galli,<ref>Giorgio Galli "Storia del Partito Armato" (Edizioni CDE, Milano, 1986) </ref> all'Hotel ''Stella Maris'' di [[Chiavari]], di proprietà di un istituto religioso, si riunirono una settantina di appartenenti al Collettivo politico metropolitano di Milano. Tra di loro ci sono molti di coloro che - nell'anno successivo - fondano le Brigate Rosse. L'anno successivo, settembre [[1970]], si tiene il Convegno di Pecorile nel quale fu deciso il passaggio alla lotta armata.
===La lotta armata===
{{Vedi anche|Mario Sossi}}
Nel febbraio del [[1971]] non si presentò al servizio militare di leva e iniziò la [[clandestinità]]: fu il primo brigatista ufficialmente latitante. A [[Milano]], nel [[1970]], aderisce alla lotta armata e fonda con [[Renato Curcio]] le BR, divenendone uno dei [[Capo (ruolo)|leader]]. Partecipò al rapimento e sequestro del [[giudice]] [[Mario Sossi]], sequestrato a [[Genova]] il 18 aprile [[1974]] e rilasciato a [[Milano]] il 23 maggio dello stesso anno. Il [[giudice]] ha recentemente rifiutato di incontrarsi con lui. Il 17 giugno del [[1974]], le BR assassinarono nella sede del [[Movimento Sociale Italiano]] in via Zabarella a [[Padova]], [[Graziano Giralucci]] e [[Attacco alla sede del Movimento Sociale Italiano di Padova|Giuseppe Mazzola]].
[[File:Alberto Franceschini.jpg|thumb|Franceschini nei primi anni '70]]
Nel settembre dello stesso anno è arrestato a [[Pinerolo]] assieme a [[Renato Curcio]] in seguito ad una iniziativa di [[Silvano Girotto]], detto "Frate Mitra", che per ragioni ideologiche aveva deciso di servirsi dei carabinieri per fermare le [[Brigate Rosse]]. All'arresto sfugge [[Mario Moretti]], l'altro membro della "direzione strategica", che diventerà il capo delle Br. Franceschini viene condannato a oltre sessant'anni di carcere per costituzione di banda armata, sequestro, oltraggio e rivolta carceraria. Nel [[1983]] si dissocia dalla lotta armata senza avere a carico reati di omicidio. Lascia il carcere nel [[1992]], dopo 18 anni di reclusione. Oggi lavora a [[Roma]] presso l'[[Arci]]. Recentemente ha avuto una audizione presso la [[Commissione Stragi|"Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi"]]. Sui fatti avvenuti fino al suo arresto ha parlato per conoscenza diretta, sui fatti avvenuti successivamente ha parlato come persona informata e per induzione.