Palazzi di Livorno: differenze tra le versioni
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Esempi di questa concezione sono i più antichi edifici giunti sino ai giorni nostri, tra i quali possiamo ricordare il [[Palazzo Mediceo]] ([[XVI secolo]]) e quello della [[Palazzo della Dogana]] ([[1648]]), piuttosto spogli di elementi decorativi, ma che contribuiscono a definire un quadro d'insieme assai ricco ed interessante: infatti, è stato osservato che Livorno probabilmente costituisce il primo esempio in Italia di ''architettura diffusa''.<ref>R. Ciorli, ''Livorno. Storia di ville e palazzi'', Ospedaletto (Pisa) 1994, p.6.</ref>
Per tutto il [[XVII secolo|Seicento]] ed il [[XVIII secolo|Settecento]] furono innalzati analoghi edifici; la presenza di un apparato decorativo più sofisticato era molto raro, tanto che veniva a caratterizzare immediatamente il nome dell'edificio: un esempio ben conservato è da ricercare nel [[Palazzo delle Colonne di marmo]], sito in Via Borra 29, attribuito, non senza incertezze, a [[Giovan Battista Foggini]], uno dei più importanti architetti toscani dell'epoca.
Nell'Ottocento il palazzo di città assunse maggiore importanza: la borghesia livornese, nel quadro del grande sviluppo urbanistico della città, contribuì alla costruzione di raffinati edifici quali il [[Palazzo de Larderel]], frutto di una progressiva trasformazione di una serie di edifici minori, nei quali trovavano posto anche le attività industriali della famiglia.
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