Ermocrate: differenze tra le versioni

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Ermocrate, elaborato il rifiuto postogli dalla sua città, decise che vi sarebbe rientrato con la forza. Egli poteva infatti contare sull'approvazione di una buona parte della milizia aretusea. I suoi uomini in Asia Minore gli avevano garantito fedeltà; quando giunse l'annuncio dell'esilio, giurarono che si sarebbero impegnati a richiamarlo, una volta giunti a Siracusa<ref>{{Cita|Senofonte|I, 1, 29}}</ref>. A tal proposito risulterebbe più che credibile l'ipotesi che vuole l'intromissione di tale legame egeico-siceliota nel falso allarme lanciato ad Imera durante l'assedio cartaginese, quando improvvisamente si diffuse la voce - Φήμη - di una imminente marcia di Annibale sulla pentapoli - ''casus'' che spinse Diocle ad abbandonare celermente il campo di battaglia con le conseguenze che seguirono - nel medesimo tempo in cui approdarono presso la polis calcidese le triremi provenienti dalla Ionia<ref name=Anello>Pietrino Anello, ''Siracusa e Cartagine'', in ''La Sicilia dei due Dionisî'' (a cura di Bonacasa, Braccesi, De Miro), pag. 348</ref><ref>Venotti, ''L'Ermocrate di Diodoro: un leader 'dimezzato''' (in ''Diodoro e l'altra Grecia'' a cura di Bearzot, Gattinoni) pag. 272</ref>. Senza escludere comunque l'ancor più oscura trama che vorrebbe la falsa voce pronunciata dagli stessi siracusani appartenenti al partito democratico di Diocle, i quali saputa la notizia dell'arrivo della ex-flotta di Ermocrate, ben maggiormente temessero le ritorsioni di questi che non la minaccia punica<ref name=Anello/><ref>E tenendo comunque presente la terza e più ufficiale versione - estranea ai fatti interni della pentapoli - secondo la quale sarebbe stato lo stesso Annibale che per allontanare l'esercito siracusano dalla rotta imerese avrebbe paventato un non pianificato assedio alle mura aretusee. Versione che ha contro la decisione finale del ''šofeṭ'' cartaginese, il quale pone termine alla guerra siciliana e torna in Africa. (Anello, 2002)</ref>.
 
Ritenendo i tempi maturi per farlo, Ermocrate comunicò con i suoi ''philoi'' - che in gran numero risiedevano all'interno di Siracusa - e radunati 3.000 dei suoi soldati, marciò da Selinunte, passando per Gela, fino a giungere di notte dietro le mura della polis aretusea. Le porte dell'[[Acradina]] vennero aperte per tradimento - in favore ermocrateo - ed egli, con i suoi uomini, fece irrruzioneirruzione tra le vie della città<ref>{{Cita|Diodoro Siculo|XIII, 75, 6-7}}</ref>.
 
Avvenne la battaglia quando veloce si diffuse la notizia del suo rientro. Il popolo armato assalì il contingente di Ermocrate. Giunti nella maggiore piazza vi fu lo scontro nel quale il tanto rinomato generale siracusano venne ucciso<ref name=Diodoro1>{{Cita|Diodoro Siculo|XIII, 75, 8-9}}</ref>. Fu così che si concluse la vita di Ermocrate, figlio di Ermone, che dopo tanto battagliare contro il potere punico-attico, perì per mano dei suoi stessi concittadini. Quella notte furono molte le vittime dello scontro tra le fazioni siracusane. Presi dalla foga, i siracusani fedeli al governo interno ricercarono i complici ermocratei, e dopo averli trovati essi furono condannati a morte, mentre altri rimandati in esilio. Ridotti malamente, i restanti sostenitori di Ermocrate vennero salvati per un soffio; furono infatti i loro parenti che per sottrarli alla furia del popolo, li fece fingere morti, in maniera tale che vedendo i corpi immobili e la disperazione nei volti dei loro cari, si diramasse la folla e lasciasse stare i feriti<ref name=Diodoro1/>. Tra coloro che sopravvissero in questa maniera, vi fu [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio]] - giovane soldato che aveva appoggiato il rientro ermocrateo - citato per la prima volta nelle cronache siracusane<ref name=Diodoro1/>.