Gino Gerola: differenze tra le versioni

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Nel 1964 decise di smettere di scrivere versi e passò alla narrativa. Era convinto che la prosa, più della poesia, lo avrebbe aiutato a rendere con fedeltà l'intimo significato delle "storie" che voleva scrivere, soprattutto quelle sulla dignità, le fatiche e le privazioni della gente della sua montagna.<ref name="Cossali"/>
 
Fra gli [[Anni 1960|anni '60sessanta]] e [[Anni 1980|'80ottanta]] Gerola pubblicò i romanzi "''La mandra''" (1973), "''Il castello dalle bicocche''" (1980) e "''Il vespario''" (1984), i racconti storici de "''Le masnade. Saga delle Vallate Trentine''" (1986) e quelli contemporanei de "''La casara di Bisorte''" (1988) fino a "''Le stagioni dei Bortolini''" (1990), felice intreccio tra autobiografia e invenzione. Nel 1987 uscì l'interessante saggio "''Un editore e sette fiorentini''", che racconta la frequentazione letteraria fiorentina di Gerola ed espone i tratti salienti della sua poetica.<ref name="Adige"/>
 
Nel 1996 i suoi scritti critici sono stati raccolti nel volume "''Lungostrada''". Così come tutte le sue opere poetiche, compreso il poemetto "''La Valle''", sono state raccolte nel volume "''La Valle e periferia''" (2001), pubblicato anche in lingua spagnola grazie alla traduzione di Carmelo Vera Saura. La sua ultima opera, "''La calandra''", fu pubblicata nel 2003, ma Gerola continuò a scrivere fino alla fine dei suoi giorni, tanto che nel suo lascito ereditario sono compresi alcuni inediti.<ref name="Adige"/>