Storia di Siracusa in epoca romana: differenze tra le versioni

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La città aveva una produzione propria di ceramica comune da mensa e dispensa del tipo "Sangiuliano", <ref name=PoratleII/> così denominata dalla contrada S. Giuliano nella quale venne rinvenuta per la prima volta.<ref name=ceramica>{{Cita|Cultura materiale e produzioni artigianali...|p. 564.}}</ref> La sua datazione copre l'arco di tempo che va dall'età ellenistico-romana alla prima età imperiale. La sua carattetistica è un colore arancio molto forte, compatto, con una presenza costante di quarzo, calcare, vulcanite e microfossili. La sua forma più comune è la brocca.<ref name=ceramica/>
In generale, dati i ritrovamenti, si suppone che i manufatti siracusani venissero esportati nella Sicilia occidentale e, seppur con minor frequenza, nella [[penisola Iberica]], nella [[Gallia meridionale]] e presso [[Norico]]. Siracusa appare un importante nodo commerciale e ricettivo dell'epoca romana. Lo dimostrano le tante tipologie di ceramiche importate nel territorio; come la [[terra sigillata]], specialmente quella di provenienza africana e medio-orientale. Si segnalano per Siracusa ceramiche importate da [[Corinto]], da [[Cnido]], in Asia Minore. Importante ritrovamento a tal proposito è avvenuto presso [[Floridia]], nel siracusano, in contrada Monasteri, all'interno di una necropoli d'età cristiana, nella quale è stato rinvenuto vasellame in terra sigillata africana, anche raro.<ref>P. Orsi, ''Floridia'', NotSc 1912, p. 358.</ref>
 
Durante il [[I secolo d.C.]] il mercato d'importazione a Siracusa divenne talmente fitto (la città importava, tra le altre, ceramica italica, iberica, gallica) che la produzione locale sembrerebbe essere stata soppiantata del tutto da quella esterna.<ref name=ceramica>
 
==== Le officine ====