Alopias vulpinus: differenze tra le versioni
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Coi suoi 6 m di lunghezza, rappresenta la specie più grande fra le tre ascritte al genere ''[[Alopias]]'': la metà della lunghezza totale, tuttavia, spetta alla parte superiore della caratteristica coda, che l'animale utilizza come [[scudiscio]] per stordire e sopraffare le prede. Molto diffuso nei mari tropicali, lo squalo volpe nuota spesso in superficie in aree costiere, ma è presente anche alla profondità di 350 m. Lo si osserva meglio dall'imbarcazione o con un semplice aeratore in mare aperto. Normalmente non attacca l'uomo, ma se ferito e preso all'amo può dare poderosi colpi di coda.
== Tassonomia ==
Già [[Aristotele]], nel suo ''Historia Animalia'', parlava dello squalo volpe: il pensatore e scienziato greco descriveva questi squali come animali molto astuti, particolarmente abili nello sfuggire ai pescatori (ad esempio rompendo le [[lenza (pesca)|lenze]] a morsi) e dall'abitudine di ingoiare i propri piccoli per proteggerli (credenza probabilmente basata sul ritrovamento di embrioni prossimi alla nascita all'interno del corpo di qualche femmina)<ref>Bodson, L. 1983. Aristotle's statement on the reproduction of sharks. Journal of the History of Biology, 16: 391-407.</ref>. Comportamenti del genere portarono Aristotele a ritenere questo squalo estremamente furbo e a chiamarlo perciò ''ἀλώπιξ'' (''alopex'', "[[vulpes|volpe]]" in [[lingua greca antica|greco antico]]), da cui derivano sia il [[nome volgare|nome comune]] che quello [[nome scientifico|scientifico]] di questo animale.
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Nell'ambito del genere ''[[Alopias]]'', lo squalo volpe comune rappresenta un [[clade]] basale prossimo a quello comprendente le altre due specie (''[[Alopias superciliosus]]'' e ''[[Alopias pelagicus|A. pelagicus]]'') e comprendente anche un'ipotetica quarta specie identificata in base all'analisi degli [[allozima|allozimi]] di un campione di [[tessuto muscolare]] ritenuto inizialmente di ''A. pelagicus''<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Eitner, B.J. |titolo=Systematics of the genus ''Alopias'' (Lamniformes: Alopiidae) with evidence for the existence of an unrecognized species |url=http://jstor.org/stable/1446753 |rivista=Copeia |volume=1995 |numero=3 |data=18 agosto 1995 |pagine=562–571 |doi=10.2307/1446753}}</ref>.
== Descrizione ==
=== Dimensioni ===
Si tratta della specie più grande della famiglia degli [[Alopiidae]]. Generalmente misura attorno ai 3-4 metri di lunghezza per un peso di 230–250 kg, ma può crescere ben al di là di tali misure: il record di lunghezza dello squalo volpe è di 7,60 m, mentre il record di peso è di 510 kg ed appartiene a una grossa femmina<ref>{{Cita news |autore=Booth, J. and agencies |data=22 novembre 2007 |url=http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article2921960.ece |titolo=Giant thresher shark caught off Cornish coast |pubblicazione=Times Online |accesso=23 dicembre 2008 |città=London}}</ref>.</br>
Le femmine, a parità d'età, sono più grandi e robuste dei maschi.
=== Aspetto ===
[[File:Small shark, Kelvingrove Museum. Glasgow - DSC06249.JPG|thumb|Uno squalo volpe conservato al Kelvingrove Museum di [[Glasgow]] lascia osservare tutte le caratteristiche salienti della specie.]]
Il corpo è tozzo e siluriforme, con testa tozza e larga dal profilo dorsale convesso e munita di muso conico. Gli occhi sono di medie dimensioni, mentre la bocca è relativamente piccola e munita di una piccola scanalatura a ciascun lato (presente anche in ''[[Alopias pelagicus]]'', ma assente in ''[[Alopias superciliosus|A. superciliosus]]''): in essa trovano posto 20 file di denti nella [[mascella]] e 21 nella [[mandibola]], i quali sono piccoli e presentano forma allungata con fine seghettatura sul margine e mancanza di cuspidi laterali (osservabili invece in ''[[Alopias pelagicus]]''). Le scaglie sono di tipo [[Scaglia#Scaglia placoide|placoide]], leggermente sovrapposte fra loro e molto piccole (0,21 mm di diametro). Gli [[arco branchiale|archi branchiali]] sono 5, piuttosto piccoli e posti lateralmente sul corpo, quasi in posizione inferiore: gli ultimi due sono posizionati oltre l'attacco delle [[pinna pettorale|pinne pettorali]].</br>
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Lo squalo volpe è di colore bruno-grigiastro con riflessi metallici sui fianchi, che tende a scurirsi sino a diventare quasi nero man mano che si procede verso il dorso: a livello delle pinne pettorali e del [[peduncolo caudale]] sono presenti macchie di colore più scuro, mentre la pinna dorsale è di un caratteristico colore verde scuro (nelle altre specie di squalo volpe è solitamente di colore violaceo). Il ventre è biancastro, così come la base delle pinne pettorali (che in ''Alopias pelagicus'' è invece dello stesso colore del dorso) e la zona sotto gli occhi.<ref>{{Cita libro |autore=Compagno, L.J.V. |anno=2002 |titolo=Sharks of the World: An Annotated and Illustrated Catalogue of Shark Species Known to Date (Volume 2) |città=Rome |editore=Food and Agriculture Organization |pagine=86–88 |isbn=92-5-104543-7 }}</ref>. Dopo la morte, tuttavia, il corpo perde i suoi riflessi metallici e il colore vira velocemente verso il grigio.
== Biologia ==
Si tratta di grandi nuotatori solitari, che percorrono instancabilmente gli oceani alla ricerca di cibo: sebbene sia possibile osservarli in coppie o in gruppetti, tali assembramenti sono il più delle volte dovuti alla presenza di un'abbondante fonte di cibo nelle vicinanze. A volte questi squali possono essere osservati mentre si esibiscono in salti e acrobazie fuori dall'acqua, similmente a quanto osservabile in molti [[cetacei]]: si pensa che questo insolito comportamento abbia la stessa funzione del ''[[breaching]]'' di questi ultimi, oppure abbia un qualche ruolo nella lotta contro i parassiti<ref>Leonard, M. [http://www.flmnh.ufl.edu/fish/sharks/thresherjump.htm A Firsthand Account of a Jumping Thresher Shark]. ''University of Florida Museum of Natural History''. Retrieved on December 23, 2008.</ref>.<br />
Fra i parassiti di questa specie finora descritti figurano varie specie di [[copepodi]] (nove specie del genere ''[[Nemesis (genere)|Nemesis]]'', che colpiscono le [[branchia|branchie]]<ref>Benz, G., S. Adamson. 1990. Disease caused by Nemesis robusta (van Beneden, 1851) (Eudactylinidae: Siphonostomatoida: Copepoda) infections on gill filaments of thresher sharks (Alopias vulpinus (Bonnaterre, 1758)), with notes on parasite ecology and life history. Canadian Journal of Zoology, 68/6: 1180-1186.</ref>, ''[[Gangliopus pyriformis]]''<ref>Izawa, K. 2010. Free-living stages of the parasitic copepod, Gangliopus pyriformis gerstaecker, 1854 (Siphonostomatoida, Pandaridae) reared from eggs. Crustaceana, 83: 829-837.</ref>, ''[[Bariaka alopiae]]''<ref>Borucinska, J., K. Kotran, M. Shackett, T. Barker. 2009. Melanomacrophages in three species of free-ranging sharks from the northwestern Atlantic, the blue shark Prionacae glauca (L.), the shortfin mako, Isurus oxyrhinchus Rafinesque, and the thresher, Alopias vulpinus (Bonnaterre). Journal of Fish Diseases, 32: 883-891.</ref> e ''[[Kroeyerina benzorum]]''<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Phylogenetic analysis and revision of ''Kroeyerina'' Wilson, 1932 (Siphonostomatoida: Kroyeriidae), copepods parasitic on chondrichthyans, with descriptions of four new species and the erection of a new genus, ''Prokroyeria'' |autore=Deets, G.B. |rivista=Canadian Journal of Zoology |volume=65 |numero=9 |pagine=2121–2148 |anno=1987 |doi=10.1139/z87-327}}</ref>), il [[protozoa|protozoo]] ''[[Giardia intestinalis]]''<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Molecular characterization of ''Giardia intestinalis'' haplotypes in marine animals: variation and zoonotic potential |autore=Lasek-Nesselquist, E., A.L. Bogomolni, R.J. Gast, D.M. Welch, J.C. Ellis, M.L. Sogin and M.J. Moore |rivista=Diseases of Aquatic Organisms |volume=81 |numero=1 |pagine=39–51 |data=19 agosto 2008 |doi=10.3354/dao01931 |pmid=18828561 }}</ref>, i [[cestodi]] ''[[Paraorygmatobothrium exiguum]]'' e ''[[Sphyriocephalus tergetinus]]'',<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=''Paraorygmatobothrium barberi'' n. g., n. sp. (Cestoda: Tetraphyllidea), with amended descriptions of two species transferred to the genus |autore=Ruhnke, T.R. |rivista=Systematic Parasitology |volume=28 |numero=1 |pagine=65–79 |data=maggio 1994 |doi=10.1007/BF00006910}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Forma adulta de ''Sphyriocephalus tergetinus'' (Cestoda: Tetrarhynchidea) en ''Alopias vulpinus'' (Peces: Selacea) |autore=Gomez Cabrera, S. |rivista=Revista Iberica de Parasitologia |volume=43 |numero=3 |pagina=305 |anno=1983}}</ref> e (anche se eccezionalmente) ''[[Campula oblonga]]''<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Adams, A.M., E.P. Hoberg, D.F. McAlpine and S.L. Clayden |titolo=Occurrence and morphological comparisons of ''Campula oblonga'' (Digenea: Campulidae), including a report from an atypical host, the thresher shark, ''Alopias vulpinus'' |rivista=Journal of Parasitology |volume=84 |numero=2 |pagine=435–438 |data=aprile 1998}}</ref>.
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Tuttavia, né lo squalo volpe, né tantomeno il pesce spada possiedono una dentizione adatta a sopraffare balene e a nutrirsi della loro carne: probabilmente, tali racconti hanno avuto origine da avvistamenti di [[orcinus orca|orche]] (la cui alta pinna dorsale potrebbe essere stata confusa con la pinna caudale di uno squalo volpe, e che effettivamente annoverano fra le proprie prede anche le balene) nei pressi di qualche balena uccisa e dal ritrovamento di rostri di pesce spada conficcati nel corpo di qualche [[Balaenoptera|balenottera]], probabilmente dovuti a qualche incidente causato dalle scarse doti di frenata di questo pesce<ref>{{Cita libro |titolo=Adventures with Big Fish - Big Game Fishing and Whaling |autore=Wood, W. |editore=Read Books |anno=2008 |isbn=1-4437-3729-1 }}</ref>.
=== Alimentazione ===
La quasi totalità (fino al 97%) della dieta dello squalo volpe è costituita da piccoli [[Osteichthyes|pesci ossei]] [[Pelagico|pelagici]] gregari, come [[Clupeidae|aringhe]], [[Scomber scombrus|sgombri]], [[Belonidae|aguglie]], [[Pomatomus saltatrix|pesci serra]] e [[Myctophidae|pesci lanterna]]. Di tanto in tanto essi si cibano anche di prede di maggiori dimensioni (come i [[Alepisauridae|sauri]]), così come di [[Teuthida|calamari]] e di altri [[invertebrati]] pelagici.<br />
Gli squali volpe tendono ad essere abbastanza selettivi ed abitudinari per quanto riguarda le prede, concentrandosi su poche specie, ma divenendo più opportunisti nei periodi caldi, dovuti all'influenza di [[El Niño]]: ad esempio, le popolazioni [[california]]ne di squalo volpe si nutrono principalmente della sardina ''[[Engraulis mordax]]'', ma durante i periodi più caldi cacciano anche altre prede solitamente occasionali, come ''[[Sardinops sagax]]'', ''[[Merluccius productus]]'', ''[[Scomber japonicus]]'' e anche invertebrati come ''[[Loligo opalescens]]'' e ''[[Pleuroncodes planipes]]''<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Preti, A., Smith, S.E. and Ramon, D.A. |titolo=Diet differences in the thresher shark (''Alopias vulpinus'') during transition from a warm-water regime to a cool-water regime off California-Oregon, 1998–2000 |rivista=California Cooperative Oceanic Fisheries Investigations Report |volume=45 |anno=2004 |pagine=118–125}}</ref>.
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Nell'immaginario collettivo lo squalo volpe utilizza la lunghissima coda per menare fendenti e scudisciate sulle prede. A supporto di tale credenza vi sarebbero alcuni avvistamenti di squali intenti a compiere questo gesto: nell'inverno [[1865]] l'[[ittiologia|ittiologo]] irlandese Harry Blake-Knox avrebbe osservato uno squalo volpe dilaniare a colpi di coda e poi mangiare una [[Gavia immer|strolaga maggiore]] (testimonianza questa giudicata poco verosimile, poiché si ritiene che la coda dello squalo volpe non sia possieda muscolatura sufficiente ad esercitare una forza tale da provocare lesioni sul corpo delle prede), mentre il 14 aprile [[1923]] un altro esemplare lungo attorno ai due metri colpì con la coda degli ''[[Atherinopsis californiensis]]'' sotto gli occhi dell'[[oceanografia|oceanografo]] W. E. Allen. Inoltre, il fatto che non sia raro trovare questi squali impigliati agli ami dei [[palamito|palamiti]] per la coda lascia supporre che ciò avvenga quando l'animale tenta di colpire con la coda le prede prese all'amo.
=== Riproduzione ===
[[File:Alopias vulpinus pups.jpg|thumb|Due esemplari neonati di squalo volpe.]]
Si tratta di squali [[ovoviviparità|ovovivipari]]: la femmina dà alla luce un numero di piccoli che va da due a sette (nelle popolazioni del Pacifico le nidiate contano solitamente un numero pari di piccoli, mentre nelle popolazioni dell'Atlantico tale numero è solitamente dispari<ref>[http://www.fao.org/fishery/species/2008 Species Fact Sheets: ''Alopias vulpinus'' (Bonnaterre, 1788]. ''FAO Fisheries and Agriculture Department''. Retrieved on December 23, 2008.</ref>). L'[[accoppiamento (zoologia)|accoppiamento]] avviene solitamente nei mesi estivi, dimodoché la femmina partorisca in un periodo favorevole dell'anno (marzo-giugno nelle popolazioni californiane, mesi estivi in quelle mediterranee, gennaio-maggio in quelle indo-pacifiche), mentre la femmina ritorna a nord per passare l'estate. Durante la [[gestazione]] (che dura circa nove mesi) gli [[embrione|embrioni]] praticano l'[[ovofagia]], nutrendosi delle uova non fecondate che la madre periodicamente produce. L'embrione assume le uova intere, in quanto i piccoli denti sono ricoperti da tessuto e diventano funzionali solo poco prima della nascita, probabilmente per evitare che i piccoli possano ferire la madre durante la gestazione<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Teeth of embryos in lamniform sharks (Chondrichthyes: Elasmobranchii) |autore=Shimada, K. |rivista=Environmental Biology of Fishes |volume=63 |pagine=309–319 |anno=2002 |doi=10.1023/A:1014392211903}}</ref>.
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Sebbene non si conosca con esattezza la speranza di vita dello squalo volpe, comparando le dimensioni di questa specie con quelle delle altre due specie (che vivono in media 20-30 anni) è stato stimato che lo squalo volpe possa vivere fino a 43 anni o anche di più<ref>National Oceanic and Atmosphere Administration. Age and growth estimates of the bigeye thresher shark, Alopias superciliosus, in Northeastern Taiwan waters. 96. Seattle, Wa: National Marine Fisheries Service. 1998.</ref>.
== Distribuzione ed ''habitat'' ==
Si tratta di una specie diffusa in tutti i mari temperati e subtropicali del mondo: nell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] lo si trova ad ovest dal [[Newfoundland]] alle [[Antille]] e in [[Brasile]] e [[Argentina]], mentre ad est è diffuso dallo [[Skagerrak]] al [[Ghana]]. Nell'[[Oceano Indiano]] lo si trova dal [[Sudafrica]] all'[[Indonesia]] e nell'[[Oceano Pacifico]] lo squalo volpe è osservabile dal [[Giappone]] alla [[Nuova Zelanda]] a ovest e dalla [[Columbia Britannica]] al [[Cile]] ad est: è inoltre diffuso anche fra le varie isole del Pacifico, specialmente alle [[Hawaii]]. Lo squalo volpe è invece assente dal [[Mar Baltico]], dal [[Mar Rosso]] e dal [[Golfo Persico]], così come dalle acque circumpolari: lo si trova invece abbastanza di frequente nel [[Mediterraneo]] (specialmente nel [[Golfo del Leone]]), dove sembrerebbe essere stata addirittura identificata un'area di ''nursery'' lungo la costa spagnola<ref>Maddalena, A. de & Baensch, H., 2005. ''Haie im Mittelmeer''. Stuttgart: Franckh-Kosmos Verlags-GmbH & Co.</ref>, oltre che in almeno una parte del [[Mar Nero]]<ref>Kabasakal, H., 1998. A note on the occurrence of the thresher shark, Alopias vulpinus from the south-western
Black Sea. Journal of the Marine Biological Association of the United Kingdom, 78, 685–686</ref>.</br>
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Sebbene La maggior parte degli avvistamenti siano avvenuti nei pressi della superficie, sono stati ripresi squali volpe fino a profondità di 550 m e probabilmente questa specie può spingersi anche a profondità maggiori. Mentre durante il giorno rimangono a più di 100 m di profondità, durante le ore notturne gli squali volpe risalgono a profondità minori per trovare il cibo<ref>[http://marinebio.org/species.asp?id=284 MarineBio. 2010. "Alopias vulpinus, Thresher Shark" (On-line). MarineBio.org]</ref>.
== Rapporti con l'uomo ==
A dispetto delle dimensioni abbastanza ragguardevoli, gli squali volpe non costituiscono un pericolo per l'uomo in quanto esso non è visto come potenziale fonte di cibo: si tratta di animali che ad ogni modo vanno avvicinati con cautela in quanto capaci di infliggere profonde ferite coi denti e di spezzare le ossa con la potente coda. Tale potenziale pericolosità viene però annullata dal fatto che questi squali si rivelino abbastanza timidi e risultino difficili da osservare per i subacquei.<br />
Sino ad oggi sono stati registrati un solo attacco all'uomo e quattro a barche (probabilmente dovuti ad individui pescati accidentalmente e particolarmente battaglieri), oltre a una presunta aggressione a un [[Pesca subacquea in apnea|apneista]] [[Nuova Zelanda|neozelandese]]. Circola infine un racconto riguardante un pescatore statunitense decapitato da un colpo di coda di uno squalo volpe di 5 m<ref>{{Cita libro |titolo=The Big-Game Fishing Handbook |autore=Cacutt, L. |editore=Stackpole Books |anno=2000 |isbn=0-8117-2673-8 }}</ref>.
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Tutti questi fattori hanno fatto sì che lo ''status'' delle tre specie del genere ''[[Alopias]]'' venisse modificato nel [[2007]] dall'[[IUCN]], passando da "dati insufficienti" a "vulnerabile"<ref>{{Cita web|titolo=More oceanic sharks added to the IUCN Red List |editore=[[IUCN]] |data=22 febbraio 2007 |url=http://www.iucn.org/where/oceans/index.cfm?uNewsID=103 |accesso=21 dicembre 2008}}</ref>. Per evitare di intaccare troppo le popolazioni, come accaduto in California, e per permettere a quelle rimanenti di riprendersi numericamente, alcuni governi hanno imposto precise regolamentazioni sia per ciò che concerne la quantità che le dimensioni degli squali volpe catturabili, in alcuni casi dichiarando fuorilegge la pratica della pesca al solo fine di ottenere le pinne. Simili provvedimenti si sono dimostrati benefici, in quanto ad esempio la popolazione californiana di squalo volpe ha mostrato un incremento annuo compreso fra il 4 ed il 7%<ref>[http://www.nmfs.noaa.gov/fishwatch/species/pac_common_thresher.htm Pacific Common Thresher Shark]. ''FishWatch - U.S. Seafood Facts''. Retrieved on December 23, 2008.</ref>.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* [http://www.fishbase.org/Summary/SpeciesSummary.cfm?genusname=Alopias&speciesname=vulpinus "''Alopias vulpinus''".]. ''FishBase''. Ed. Ranier Froese and Daniel Pauly. May 2006 version. N.p.: FishBase, 2006.
* [http://www.itis.gov/servlet/SingleRpt/SingleRpt?search_topic=TSN&search_value=159916 Alopias vulpinus (TSN 159916)] Integrated Taxonomic Information System. Accessed on 23 January 2006
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{{interprogetto|commons=Category:Alopias vulpinus}}
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.flmnh.ufl.edu/fish/Gallery/Descript/ThresherShark/ThresherShark.html Flordia Museum of Natural History biological profile]
* [http://marinebio.org/species.asp?id=284 Marinebio.org fact sheet]
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[[Categoria:Lamniformes]]
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