Etruschi: differenze tra le versioni

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=== Origini ===
{{vedi anche|Ipotesi sull'origine degli Etruschi}}
ciao
Sull'origine e la provenienza degli Etruschi è fiorita una notevole letteratura, non solo storica e archeologica. Le notizie che ci provengono da fonti storiche sono infatti piuttosto discordanti. Nell'antichità furono elaborate principalmente tre diverse tesi: la prima che sostiene la provenienza orientale riportata da [[Erodoto]], storico greco vissuto nel [[V secolo a.C.]]; la seconda che sostiene l'[[Popoli indigeni|autoctonia]] degli Etruschi elaborata dal greco [[Dionigi di Alicarnasso]] vissuto nel [[I secolo a.C.]], e la terza che sostiene la provenienza settentrionale elaborata sulla base di un passo di [[Tito Livio]].
 
In tempi più recenti, studiosi moderni hanno ipotizzato una quarta tesi, ovvero la coesistenza di tutte e tre le teorie classiche<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/etruschi/ Treccani online, ad vocem]</ref>. Ancor più nuovi studi, condotti grazie a tecnologie di nuova generazione di sequenziamento del DNA (NGS), darebbero invece ragione alla versione di Dionigi di Alicarnasso<ref>[http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2013/02/07/news/gli_etruschi_sono_tra_noi-1499113/ Gli Etruschi sono tra noi - National Geografic Italia]</ref>.
 
Agli Etruschi si è sempre guardato come a un popolo unitario sin dalla loro preistoria. Tuttavia gli Etruschi, come unità, risulteranno esistere solo a partire dall'[[VIII secolo a.C.]] con una propria lingua e con proprie usanze, benché non fossero così omogenei nelle varie regioni dove avrebbero abitato per poter negare che essi, come unità etnica, furono il risultato dell'unione di diversi popoli. È indubbio, infatti, che da quanto è stato tramandato della loro storia e da documenti monumentali rimasti, compaiono elementi [[italici]], [[antico Egitto|egizi]], [[Grecia antica|greci]], sirio-[[fenici]]<ref>Mario Torelli, ''Gli Etruschi'', Bompiani, Milano 2000, p. 145.</ref>, [[Mesopotamia|mesopotamici]], [[Urartu|urartei]]<ref>André Piganiol, ''Le conquiste dei romani. Fondazione e ascesa di una grande civiltà'', Il Saggiatore, Milano 2010, p. 60.</ref>, [[indoiranici]]<ref>Leonardo Magini, ''L'etrusco, lingua dall'Oriente indoeuropeo'', L'Erma di Bretschneider, Roma 2007, p. 12.</ref><ref>[[Piero Bernardini Marzolla]], ''L'etrusco: una lingua ritrovata'', Mondadori, Milano 1984</ref>. Ad ogni modo, è comunemente accettato che il popolo etrusco si sia formato nella terra conosciuta come [[Etruria]], tra i fiumi [[Tevere]] e [[Arno]], dalla costa tirrenica alle giogaie dell'[[Appennino]].<ref name="StraboneItaliaV2.1">[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 2,1.</ref><ref>''Il libro degli etruschi'', p. 12.</ref>
[[File:Populonia Necropoli di San Cerbone Tomba.jpg|thumb|upright=1.3|La [[Necropoli di Populonia]].]]
 
==== Formazione e provenienza ====
L'archeologo [[Massimo Pallottino]], nell'introduzione del suo manuale ''Etruscologia'' (Milano, 1984), ha sottolineato come il problema dell'origine della civiltà etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Egli evidenziò come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichità ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si è posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civiltà etrusca si è formata in un luogo che non può che essere quello dell'antica [[Etruria]]; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni ed elementi orientali (non solamente Lidii od Anatolici) e greci, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo. Nella civiltà etrusca che andava formandosi, lasciarono quindi la propria impronta i commercianti orientali (si pensi agli elementi orientali nella lingua etrusca od al periodo artistico cosiddetto ''orientalizzante'') ed i coloni greci che approdano nel Meridione d'[[Italia]] nell'[[VIII secolo a.C.]] (l'alfabeto stesso adottato dagli Etruschi è chiaramente un alfabeto di matrice greca, e l'arte etrusca è influenzata dai modelli artistici dell'arte greca)<!-- <ref name="teoria"/> -->.
[[File:BRONZETTO-BIS.jpg|thumb|upright=0.5|left|Bronzetto rinvenuto nella ''[[Tomba dei bronzetti sardi]]'' a [[Vulci]] nel Lazio settentrionale.]]
Sempre nel suo manuale di ''Etruscologia'', Pallottino scrive anche dei rapporti tra l'Etruria e la [[Civiltà nuragica|Sardegna nuragica]]: {{citazione|Nel quadro dei più antichi contatti marittimi si inserisce - e merita particolare menzione - il problema dei rapporti fra l'Etruria e la Sardegna, sede della peculiare ed evoluta civiltà nuragica, che dalla preistoria perdura fino ai primi secoli del I millennio a.C. Alla presenza in Etruria di genti provenienti dalle isole si riferisce la leggenda relativa alla fondazione di Populonia da parte dei Corsi (Servio, ad Aen., X, 172). Strabone menziona esplicitamente le incursioni di pirati sardi sulle coste della Toscana e fa allusione alla presenza di Tirreni in Sardegna. Non mancano d'altra parte testimonianze di relazioni commerciali e culturali tra la Sardegna nuragica e l'Etruria villanoviana e orientalizzante, con particolare riguardo alla presenza di oggetti sardi soprattutto nella zona mineraria (è possibile un motivo di connessione tra i due grandi distretti metalliferi dell'area tirrenica). A Vetulonia fu scoperta fra l'altro una delle più ricche navicelle in bronzo di produzione nuragica. Ma importazioni sarde appaiono più a sud (Vulci, Gradisca) tra il IX ed il VI secolo. Né mancano elementi di affinità tipologica e decorativa con prodotti villanoviani: tipiche ad esempio le brocchette a collo e becco allungato, la cui presenza è caratteristica della necropoli vetuloniese. Si potrebbe anche discutere la questione se le strutture a pseudocupola (tholos) caratteristiche delle tombe orientalizzanti dell'Etruria settentrionale siano reminiscenze di eredità egea dell'età del bronzo accolte per influenza dell'architettura dei nuraghi sardi dove questa tecnica è particolarmente diffusa. Ma anche in Sardegna appaiono tracce di un'influenza etrusca: forse nel nome Aesaronense di uno dei popoli della costa orientale dell'Isola (cfr. la parola etrusca ''aisar'', ossia dei); ma anche in alcuni tipi di oggetti, sia pur rari, come le fibule...|Massimo Pallottino, ''Etruscologia'', Hoepli, Milano, 1984, ISBN 88-203-1428-2, pagg. 120, 121.}}
 
I critici dell'impostazione di Pallottino sostengono che, nell'apparente sensatezza, non consideri il peso relativo dei vari contributi: il contributo orientale (lidio o comunque egeo-anatolico) sarebbe stato invece preponderante, perché arrivato nella Penisola incontrò genti più arretrate.<!-- <ref name="teoria"/> -->
 
=== Epoca Villanoviana ===