Guerra del Pacifico (1941-1945): differenze tra le versioni

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|Tipo=Guerra
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Nel frattempo i negoziati stavano languendo: il 21 novembre Nomura e l'inviato straordinario [[Saburo Kurusu]] consegnarono una nota al governo statunitense, nella quale dichiaravano che il Giappone avrebbe lasciato l'Indocina se gli Stati Uniti avessero annullato l'embargo e sospeso ogni aiuto a Chiang Kai-shek. Il 26 novembre il Segretario di Stato [[Cordell Hull]] consegnava una controproposta che concedeva molti privilegi economici all'Impero giapponese ma solo se rinunciava all'Indocina, a ulteriori conquiste sul continente e all'alleanza con l'Asse. Il generale Tōjō respinse la nota e dette ordine che la flotta preparata per l'attacco a Pearl Harbor partisse:<ref>{{Cita|Millot 1967|p. 38}}</ref> riunita il 22 novembre nelle [[Isole Curili]], essa era al comando del viceammiraglio [[Chūichi Nagumo]] e faceva affidamento sull'effetto sorpresa per massimizzare i risultati dell'attacco. La squadra giapponese salpò il 26 novembre alle 06:00 di mattina e il 2 dicembre Nagumo ricevette un messaggio già concordato con Tokyo: "Scalate il Monte Niitaka" (''Niitakayama Nobore''). Significava che le trattative erano fallite e che l'attacco doveva svolgersi come previsto.<ref>{{Cita|Millot 1967|p. 39-46}}</ref>
 
Il 7 dicembre 1941, alle ore 07:55 di mattina, oltre 350 aerei giapponesi condussero un massiccio attacco contro la flotta statunitense ormeggiata a Pearl Harbor, comunicando il successo della sorpresa con il celebre messaggio "''Tora, tora, tora!''".<ref>{{Cita|Millot 1967|p. 38, 55, 62. La dichiarazione di guerra avrebbe dovuto essere consegnata alle ore 13:00 a Washington, quindi alle 07:30 alle Hawaii, ovvero venti minuti prima dell'attacco. La difficoltà incontrata nella decrittazione e traduzione dei testi fece sì che venisse consegnata alle 14:00, quando l'attacco era già in corso}}</ref> Dopo i primi giorni di smarrimento, si poté conoscere il bilancio delle perdite: 2.403 morti o dispersi, 1.778 feriti, 3 [[Nave da battaglia|corazzate]] ({{nave|USS|Arizona|BB-39|2}}, {{nave|USS|Oklahoma|BB-37|2}} e {{nave|USS|Utah|BB-31|2}}, riclassificata con [[pennant number]] AG-16 quale nave da addestramento cannonieri<ref>{{cita web|http://www.history.navy.mil/photos/sh-usn/usnsh-u/bb31.htm |USS Utah (Battleship # 31, later BB-31 and AG-16), 1911-1941 -- Overview and Special Image Selection|1º giugno 2011}}</ref>) e il posamine ''Oglala'' affondati, 178 aerei distrutti, 159 danneggiati e gravi danni su numerose navi che ancora galleggiavano; danni di varia entità si registrarono alle piste aeree, agli hangar e ai ricoveri.<ref>Le corazzate ''West Virginia'', ''California'' e ''Nevada'' affondarono, ma furono recuperate e rimesse in efficienza. {{Cita|Millot 1967|p. 62}}</ref>
[[File:Wreckage at Naval Air Station, Pearl Harbor 28-1272M original.jpg|thumb|left|Hickam Field dopo il passaggio della prima ondata giapponese]]
 
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È interessante rilevare che il 27 agosto 1941 il governo giapponese aveva ricevuto un rapporto stilato da esperti di economia e da statisti con l'appoggio di personalità della marina imperiale, tra le quali lo stesso Ministro ammiraglio [[Shigetaro Shimada]]; vi era scritto che l'industria non avrebbe potuto sostenere la campagna militare in Cina per altri 5 o 10 anni, andando incontro a una grave crisi; veniva inoltre dichiarato che in caso di guerra con gli Stati Uniti il Giappone non avrebbe avuto speranze alcune di vittoria.<ref>{{Cita|AA.VV. 2010|p. 290}}</ref> Il Gran Quartier Generale e il Supremo Consiglio di Guerra non tennero in debito conto tale documento: le imprese fino ad allora tentate si erano svolte con relativa facilità; la marina giapponese disponeva della miglior componente aeronavale dell'epoca e vantava equipaggi bene addestrati dotati di mezzi eccellenti, quali il caccia [[Mitsubishi A6M]] "Zero"; il servizio di spionaggio era assai esteso e forniva informazioni di ogni genere sull'apparato militare statunitense. Queste ragioni unite a un forte orgoglio nazionale contribuirono alla pianificazione di una guerra di conquista che si preannunciava poco costosa, dai risultati certi e grandiosi, abbandonando ogni prudenza.<ref>{{Cita|Millot 1967|p. 28-29, 32}}</ref><ref>{{Cita|Gilbert 1989|p. 195, 312-314}}</ref> Infine gli alti comandi nipponici erano dell'opinione che una massiccia e improvvisa sconfitta, unita alla rapida istituzione di un dominio forte e ben protetto nell'Oceano Pacifico, avrebbero indotto gli Stati Uniti a negoziare un accordo che permettesse all'Impero del Sol Levante di avere libertà di manovra in Cina:<ref>{{Cita|AA.VV. 2000|p. 109}}</ref> la velocità e la rapidità furono perciò alla base delle operazioni militari giapponesi.
 
L'8 dicembre 1941 il presidente Roosevelt tenne un breve discorso affermando che il 7 dicembre sarebbe stato ricordato come il ''Giorno dell'Infamia'' e dichiarando guerra all'Impero giapponese.<ref>{{Cita|Millot 1967|p. 149}}</ref> Applicando le clausole del patto Tripartito la Germania e l'Italia fecero altrettanto nei confronti degli Stati Uniti l'11 dicembre, obbligandoli a uno scontro su due fronti. L'opposizione interna all'entrata in guerra degli Stati Uniti, fino al giorno prima molto radicata, svanì a seguito del violento attacco, sebbene si fornissero dal giugno 1940 aiuti militari al Regno Unito e dall'estate 1941 all'Unione Sovietica mediante il programma [[Affitti e prestiti]].<ref>{{Cita|AA.VV. 2000|p. 65, 86; inizialmente consistente in aiuti navali, divenne legge nel marzo del 1941 e sostenne anche la Cina nazionalista, che era appoggiata ufficiosamente dalla fine del 1940}}</ref>
 
== L'espansione giapponese ==