Pro Scauro: differenze tra le versioni
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{{quote|La razza più ingannatrice, come ci attestano tutti i documenti dell’antichità e tutte le opere storiche, è quella dei Fenici. I Punici, loro discendenti, non si sono mostrati, se pensiamo alle molte ribellioni di Cartagine, alle numerose violazioni e rotture di patti, figli degeneri. I Sardi, che discendono dai Punici grazie a un incrocio di sangue africano, non sono stati condotti in Sardegna come normali coloni ivi stanziati, ma come il rifiuto di coloni di cui ci si sbarazza. <ref> Fallacissimum genus esse Phoenicum omnia monumenta vetustatis atque omnes historiae nobis prodiderunt. Ab his orti Poeni multis Carthaginiensium rebellionibus, multis violatis fractisque foederibus nihil se degenerasse docuerunt. A Poenis admixto Afrorum genere Sardi, non deducti in Sardiniam atque ibi constituti, sed amandati et repudiati coloni. Cfr. Cic. ''Pro Scauro'', 19.42 </ref>}}<br />
In seguito Cicerone focalizza l'attenzione sulle imprese della famiglia del proprio assistito, glorie che garantiscono l'onestà e la dedizione allo stato. L'oratore afferma con vanto che: {{quote| Gli argomenti in difesa di Marco Scauro mi vengono in abbondanza da ogni parte, dovunque volga non solo il pensiero ma pure soltanto gli occhi. <ref>Undique mihi suppedidat quod pro M. Scauro dicam, quocumque non modo mens verum etiam oculi inciderint. </ref>}}.<br />
In particolare Cicerone rievoca la figura del padre, Marco Emilio Scauro, che aveva ricoperto la carica di principe del senato e quella dell'avo [[Lucio_Cecilio_Metello_Dalmatico|Lucio Metello]] che ricostruì il tempio di Castore e Polluce con il bottino ricavato dalla vittoria sui Dalmati.
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